Un interessante report di S&P Global Market Intelligence, ripreso oggi da Mf e pubblicato il 30 novembre scorso, evidenzia come i private equity siano sempre meno interessati al business finanziario europeo. Non investono più nelle banche, insomma. O investono di meno. E non è difficile comprenderne le ragioni.
A fine novembre di quest’anno sono stati 67 gli investimenti fatti per un totale di 7,09 miliardi di euro quando lo scorso anno erano state 85 per 2,02 miliardi, un dato chiaramente influenzato dalla pandemia. Ma è dal 2016 che l’interesse degli investitori ha iniziato a scemare. Da 100 deal di quell’anno, per oltre 12 miliardi siamo passati a 97 operazioni l’anno successivo (per 22,48 miliardi) a 89 e via via a scendere, con il 2021 che tocca il livello più basso negli ultimi 11 anni.
Il perché, come detto, è facile capirlo. Il mondo bancario vive due grandi sfide apparentemente insormontabili ed estremamente interconnesse, quella sulla redditività e quella della digitalizzazione. Nulla di nuovo all’orizzonte, ma vale la pena ricordarlo numeri alla mano.
Restiamo in Italia. Sul primo fronte, gli istituti italiani nella prima metà dell’anno hanno registrato un Roe (return on equity) medio dell’8,9% su base annualizzata legato anche al calo del costo del rischio. Ma se consideriamo che alcuni miglioramenti sono probabilmente transitori, perciò la redditività complessiva del 2021 potrebbe essere minore di quella del primo semestre e il Roe atteso dagli analisti per le principali banche italiane quotate si colloca intorno al 6%, un valore simile a quello del 2019. Lontanissimo, ad esempio, da quelle statunitensi (11,39% nel 2019). Ciò è anche legato al fatto che in alcuni settori in cui le banche hanno perso enormi quote di mercato come i conti correnti, i pagamenti e l’acquisition financing (del trend in Italia abbiamo parlato con l’avvocato Davide D’Affronto in questa intervista). Le banche stanno tentando in tutti i modi di risolvere la questione, ad esempio ampliando il modello di business all’asset management o rafforzando aree più forti come il corporate & investment banking.
Tuttavia questi sforzi non sono evidentemente sufficienti, perché il digitale sta mangiando fette sempre più consistenti della torta. E il problema è che non si investe ancora abbastanza oppure lo si fa male. Per integrare le giuste tecnologie oggi occorre infatti acquisire fintech o startup che le sviluppano (Facebook docet) ma in Italia nel fintech le banche hanno speso poco più di 400 milioni di euro nel 2021, stando all’ultimo report di Banca d’Italia, meno di quanto abbia investito la sola Goldman Sachs negli Usa. È evidente che la strada da fare sia ancora molto lunga e fino ad allora il business bancario non entrerà nei radar dei grandi fondi, il che, a prescindere da come la si pensi, è emblematico della difficoltà di un settore che non ha ancora trovato la direzione.