Tecnologia e sostenibilità rappresentano le due forze chiave che permetteranno di scrivere il futuro dei servizi finanziari in un’ottica di salvaguardia del pianeta. La lotta al cambiamento climatico, infatti, è strettamente legata alle potenzialità offerte dalla rivoluzione digitale. Guardando al framework europeo – alla tassonomia -, seppur non esplicitamente connessi il piano sulla finanza digitale e quello sulla finanza sostenibile hanno dei punti in comune. Ne hanno parlato al 21WOL di Milano al secondo appuntamento dell’Aperitech di Dealflower che ha ospitato Giada Gambadoro, fintech driver di Pwc Italia e Alan Gallicchio, founder di Ecomate.
Il fintech in Italia
L’Osservatorio di Pwc, ha sottolineato Giada Gambadoro, ha rilevato che al momento il fintech vive uno scenario molto positivo. “Si contano quasi 400 società nell’ambito e il tasso di mortalità va sempre di più diminuendo. Ciò significa che sta diventando sempre di più un settore solido, dove ci sono società che offrono prodotti che rispondono a delle esigenze di mercato”, spiega. In questo scenario una tenenza che riscontra l’osservatorio è il filone Esg. Sono gli stessi clienti degli intermediari finanziari, infatti, a fare richiesta di soluzioni in ambito fintech Esg, ha spiegato Gambadoro: “Gli operatori tradizionali non seguono più solo la logica del profitto, ma anche quella della salvaguardia dell’ambiente e della sostenibilità. Sono ormai consapevoli del fatto che i temi Esg non sono solo una moda, ma che la sostenibilità sta entrando negli obiettivi delle aziende. La collaborazione con le fintech quindi è qualcosa che è ricercato sempre di più”.
Algoritmi sostenibili
Ecomate è un esempio italiano di fintech Esg. “La sostenibilità è ancora qualcosa di molto costoso, soprattutto per le pmi”, ha spiegato il founder Alan Gallicchio che punta proprio a offrire soluzioni personalizzate a tutte le imprese, anche alle più piccole. “Vogliamo rendere la sostenibilità accessibile a tutte le aziende, diventando la piattaforma Europea di riferimento per la valutazione, il miglioramento e la generazione di un impatto positivo sull’economia, sul pianeta e sulla società”, spiega. La startup, infatti, è una piattaforma software, a basso costo e facilmente accessibile, capace di ‘fotografare’ lo stato dell’arte delle aziende e di produrre poi un report dettagliato (scaricabile anche come pdf) che ne individua le criticità. L’analisi è poi tradotta in un rating di sostenibilità, elaborato grazie a tecniche di intelligenza artificiale con un processo automatizzato e dunque anti-frode, che garantisce la veridicità delle informazioni inserite dall’azienda.
Vc e climate change
In questo scenario dove il fintech esg si fa strada anche se la velocità regolatoria non è totalmente al passo, è interessante analizzare anche coloro che investono invece in soluzioni attive mitigazione del cambiamento climatico e nella riduzione delle emissioni. Secondo un’analisi dell’Osservatorio climate finance della School of management del Politecnico di Milano, dal 2015 al 2020 sono state appena 13 le startup di questo tipo – concentrate nelle soluzioni per energie rinnovabili, materiali avanzati e nella mobilità sostenibile – che hanno ricevuto finanziamenti da venture capital italiani, su un totale di 1.195 imprese selezionate, per un volume di raccolta pari a 36,8 milioni di euro su 2.458 la punta minima nel 2020, con appena 400mila euro investiti, la massima nel 2018, con 18,4 milioni).