La tecnologia sarà il fulcro della rivoluzione legale, in studio come in azienda. Il futuro – per certi versi già presente – vedrà investimenti crescenti in questo campo. A tracciare il bilancio c’è la ricerca “2021 Wolters Kluwer Future Ready Lawyer Survey: Moving Beyond the Pandemic”, realizzata da Wolters Kluwer Legal & Regulatory su un panel di oltre 700 professionisti del mondo legale tra studi e corporate legal deparment di Stati Uniti ed Europa.
Fra studio e azienda
Dallo studio emerge che le law firm e gli uffici legali aziendali che sfruttavano e investivano già in tecnologia dal 2019 (46% degli intervistati) si sono rivelati maggiormente preparati a gestire la crisi generata dalla pandemia, mantenendo la continuità aziendale. Il 65% ha confermato, inoltre, di voler continuare ad investire in innovazione tecnologica. Tuttavia, si nota sempre più un gap – proprio tecnologico – fra studi e dipartimenti legali: mentre gli studi si concentrano sul cambiamento delle aspettative del cliente, il 74% sottolinea che investirà nelle nuove tecnologie per supportare le attività aziendali e il lavoro dei clienti. Il 57% dei dipartimenti legali, invece, si attende una crescita dei propri investimenti tecnologici nei prossimi tre anni, mentre l’84% si attende un maggiore utilizzo della tecnologia per migliorare la produttività.
Nel dettaglio, la ricerca mette in luce la discrepanza tra le aspettative degli uffici legali aziendali e la capacità di soddisfarle da parte delle law firm a cui si rivolgono. Questo gap fa sì che solo il 30% dei corporate legal department sia molto soddisfatto dello studio legale che li assiste. Un numero maggiore di dipartimenti legali intende cambiare il consulente: il 24% dei legali aziendali dichiara “altamente probabile” la sostituzione dell’attuale studio legale rispetto al 13% nel 2020. Infatti, di fronte al taglio dei costi e alle sempre maggiori richieste, i dipartimenti legali stanno modificando le proprie modalità di lavoro.
La maggior parte degli uffici legali aziendali stanno progettando di fare un maggiore uso di: risorse di terzi o esternalizzate (77%); internalizzazione delle attività legali (76%); personale a contratto (75%); fornitori di servizi alternativi (73%); personale che non esercita la professione legale (70%). Ognuna di queste aree ha mostrato percentuali in aumento rispetto al 2020. Ecco che, in questo scenario, il rapporto con la digitalizzazione influisce anche nelle scelte dei consulenti esterni: il 91% (81% nel 2020) degli uffici legali aziendali già chiede, o prevede di farlo, come lo studio legale a cui si affida utilizzi la tecnologia. Per l’82% la capacità di utilizzare la tecnologia per migliorare produttività ed efficienza – oltre a collaborazione e processi lavorativi – è il primo fattore di valutazione nella selezione del partner legale a cui affidarsi.
Quali tecnologie
La pandemia, sicuramente, in questo contesto ha accelerato la necessità di soluzioni tecnologiche, essenziali per la sopravvivenza del business ma anche illuminanti su come sarà il cammino futuro. Infatti, per il 61% degli intervistati (51% nel 2019, 60% nel 2020) gli investimenti in tecnologia aumenteranno. Per il 77%, l’impatto maggiore nei prossimi tre anni sul settore legale sarà generato proprio dalla crescente importanza della tecnologia oltre che dalla capacità di gestire una maggiore quantità di informazioni complesse. In controtendenza, per il secondo anno consecutivo, la capacità di gestire tali tecnologie: solo poco più del 30% degli intervistati, infatti, ritiene la propria attività in grado di farlo. Non è un caso che nel 2021 è in aumento dal 68% al 73% chi prevede l’utilizzo di “alternative legal service provider”.
Tra le tecnologie che stanno rivoluzionano il mondo legale, si confermano al primo posto le più performanti in grado di portare maggiore valore aggiunto. In particolare sono i Big Data e l’analisi predittiva che nei prossimi tre anni avranno un impatto sull’attività per il 75% dei dipartimenti legali, in crescita rispetto al 67% del 2020. In aumento anche la percentuale relativa agli studi legali, che si attesta al 69% rispetto al 58% del 2020. Si conferma anche in questo caso il gap generale nell’applicazione di queste tecnologie: meno di un terzo dichiara infatti di conoscerle molto bene. Cresce l’attesa, a tutti i livelli, dell’impatto sul business generato dalle tecnologie trasformazionali, che sono nettamente in crescita.
Future lawyer
L’avvocato del futuro dovrà essere sulla stessa lunghezza d’onda delle principale tendenze in atto nel settore legale. Non è un caso che dal report emerga la crescente importanza della tecnologia legale (77%), la gestione di una maggiore quantità di informazioni complesse (77%), la necessità di soddisfare le mutevoli aspettative dei clienti/della leadership (76%) e la capacità di assumere e trattenere i talenti (76%) così come l’attenzione al miglioramento dell’efficienza/produttività (75%). Tuttavia, si conferma un significativo gap tra i trend complessivi e la preparazione degli avvocati a stare al passo: solo il 36%, o una percentuale inferiore, degli avvocati afferma infatti che la propria attività è preparata a stare al passo con queste tendenze.