Tutte promosse. Gli stress test a cui la Federal Reserve ha sottoposto le maggiori banche Usa sono stati superati senza intoppi. E questo apre la strada a un ritorno alla distribuzione dei dividendi e ai buyback azionari, dopo il congelamento imposto dalla crisi innescata dalla pandemia da coronavirus Covid-19.

Secondo i calcoli del Financial Times, gli istituti a stelle e strisce sono pronti a distribuire agli azionisti dividendi extra per 2,08 miliardi di dollari. E Barclays ritiene che, tra cedole e buyback, entro fine anno verranno distribuiti la bellezza di 200 miliardi di dollari.

Sebbene non vi sia necessariamente una correlazione diretta, i risultati degli istituti a stelle e strisce fanno pensare che le banche europee non avranno ugualmente problemi con gli stress test targati Bce (anzi, Autorità bancaria europea – Eba). Gli esiti sono attesi a fine luglio.

La prova europea coinvolgerà cinquanta banche, tra cui le italiane Banco Bpm, Banca Monte dei Paschi di Siena, Intesa Sanpaolo e Unicredit. Gli analisti considerano come scenario base il superamento dei test da parte di tutte le banche europee sottoposte ad esame. E, di conseguenza, il via libera di Francoforte al ritorno alla distribuzione dei dividendi sull’esercizio 2020, congelati per non sottrarre risorse all’economia reale.

L’esito degli stress test della Fed

Il consiglio della Federal Reserve (nella foto di copertina, il presidente Jerome Powell) ha pubblicato il 24 giugno i risultati degli stress test annuali, che hanno mostrato che le grandi banche continuino ad avere forti livelli di capitale e potrebbero concedere prestiti a famiglie e imprese durante una grave recessione.

 

 

“Nell’ultimo anno, la Federal Reserve ha eseguito tre stress test con diverse, ipotetiche recessioni e tutte hanno confermato che il sistema bancario è fortemente posizionato per supportare la ripresa in corso”, ha affermato il vicepresidente per la supervisione, Randal K. Quarles.

Tutte le 23 grandi banche testate sono rimaste ben al di sopra dei requisiti patrimoniali minimi basati sul rischio. E, come stabilito in precedenza dal consiglio, le ulteriori restrizioni messe in atto durante la fase acuta della pandemia cesseranno. Tutte le grandi banche saranno soggette alle normali restrizioni dello stress capital buffer (framework Scb).

 

 

Il framework Scb è stato finalizzato lo scorso anno e mantiene requisiti patrimoniali stringenti nel complesso, con un’ulteriore stretta ai requisiti per le banche più grandi e complesse. Stabilisce i requisiti patrimoniali tramite gli stress test e, di conseguenza, le banche sono tenute a detenere capitale sufficiente per sopravvivere a una grave recessione.

Se una banca non si mantiene al di sopra dei requisiti patrimoniali, che includono la Scb, è soggetta a restrizioni automatiche sulle distribuzioni di capitale e sui pagamenti di bonus discrezionali.

Gli stress test del board aiutano a garantire che le grandi banche possano sostenere l’economia durante le crisi economiche. I test valutano la resilienza delle grandi banche, stimando perdite, entrate e livelli di capitale, che forniscono un cuscinetto, in scenari ipotetici su nove trimestri futuri.

 

 

Lo scenario ipotetico di quest’anno include una grave recessione globale, con un notevole stress nei mercati degli immobili commerciali e del debito societario. Il tasso di disoccupazione sale di 4 punti percentuali, fino a un picco di oltre il 10%. Il prodotto interno lordo scende del 4% dal quarto trimestre 2020 al terzo trimestre 2022. E i prezzi delle attività diminuiscono drasticamente, con un calo del 55% dei prezzi delle azioni.

In tale scenario, le 23 grandi banche perderebbero collettivamente più di 470 miliardi di dollari, con quasi 160 miliardi di perdite da immobili commerciali e prestiti aziendali. Tuttavia, i coefficienti patrimoniali scenderebbero al 10,6%, ovvero ancora più del doppio dei requisiti minimi.

 

 

Via libera ai dividendi e buyback

L’esito degli stress test è stato salutato dall’industria finanziaria statunitense come la fine di un incubo iniziato nel marzo 2020.

“La forza e la resilienza delle più grandi banche della nazione sono state riconfermate”, ha dichiarato in una nota Kevin Fromer, amministratore delegato del Financial Services Forum. La ripresa di dividendi e riacquisti “ragionevoli” sosterrebbe la ripresa dell’economia, ha affermato Fromer, il cui gruppo rappresenta le otto maggiori banche statunitensi.

L’anno scorso la Fed aveva imposto limiti temporanei ai dividendi e ai buyback per proteggersi dalle perdite sui prestiti che avrebbero potuto minacciare il sistema finanziario. Ma gli sforzi del governo per sostenere l’economia hanno fatto sì che tali perdite non siano mai emerse. In effetti, gli americani hanno usato parte di quei soldi per pagare i debiti e, nel complesso, sono relativamente stanchi e desiderosi di spendere dopo un anno di lockdown.

Le rigorose condizioni degli stress test, peraltro, sono irrealistiche. Durante la pandemia, le banche Usa hanno accumulato profitti e riserve. I titoli del settore sono saliti del 28% dal gennaio scorso.

D’altro canto, alcuni analisti ritengono che gli stress test siano diventati un esercizio inutile. In quanto riflettono l’impatto della crisi del 2008 e non tengono conto di problematiche emergenti, come, per esempio, gli effetti del cambiamento climatico.

Qualche osservatore del mercato invita timidamente le banche a essere prudenti nel ritornare in modalità business as usual, per non sottrarre risorse finanziarie alle imprese e alle famiglie.

Ma gli azionisti hanno fame di rendimenti e le banche intendono dar loro cibo sotto forma di dividendi e buyback. A meno che il quadro sanitario non peggiori in modo attualmente inatteso e imprevedibile, la finanza Usa tornerà a distribuire liquidità. E le banche europee ne seguiranno l’esempio dopo gli stress test di fine luglio.

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