Intesa Sanpaolo e Unicredit archiviano un 2022 con numeri in crescita, registrando entrambe un utile netto che supera i 5 miliardi di euro.

I conti del 2022 della Ca’ de Sass

Intesa chiude lo scorso anno con un utile netto di gruppo pari a 5,499 miliardi di euro, escludendo 1,4 miliardi di euro di accantonamenti/rettifiche di valore per Russia e Ucraina. Il dato consente alla Ca’ de Sass di superare l’obiettivo del Piano di Impresa 2022-2025 di oltre 5 miliardi per il 2022. L’utile netto contabile è pari a 4.354 milioni di euro. I crediti cross-border verso la Russia sono in larga parte in bonis e classificati a Stage 2.

Il risultato corrente lordo è in crescita dell’11,5% rispetto al 2021, il risultato della gestione operativa è in aumento del 7,4% rispetto al 2021 e i proventi operativi netti in crescita del 3,3% rispetto al 2021. I costi operativi sono in diminuzione dello 0,4% rispetto al 2021. Il cost/income è al 50,9% nel 2022, tra i migliori nell’ambito delle maggiori banche europee.

L’istituto di credito registra una riduzione dei crediti deteriorati pari a circa 4,6 miliardi di euro da fine 2021 e a circa 54 miliardi dal picco di settembre 2015. Lo stock di crediti deteriorati scende, dal dicembre 2021, del 30,2% al lordo delle rettifiche di valore e del 22,3% al netto. Ll’incidenza dei crediti deteriorati sui crediti complessivi è pari al 2,3% al lordo delle rettifiche di valore e all’ 1,2% al netto . Considerando la metodologia adottata dall’Eba, l’incidenza dei crediti deteriorati è pari all’1,9% al lordo delle rettifiche di valore e all’ 1% al netto.

Inoltre si registrano elevati livelli di copertura dei crediti deteriorati. Il livello di copertura specifica dei crediti deteriorati è al 48,4% a fine dicembre 2022, con una copertura specifica della componente costituita dalle sofferenze al 69,2%; e un robusto buffer di riserva sui crediti in bonis, pari allo 0,6% a fine dicembre 2022;

I coefficienti patrimoniali si attestano su livelli largamente superiori ai requisiti normativi. Al 31 dicembre 2022 il Common Equity Tier 1 ratio è risultato pari al 13,8% e il Common Equity Tier 1 ratio a regime al 13,5% senza considerare circa 125 centesimi di punto di beneficio derivante dall’assorbimento delle imposte differite attive (Dta), di cui oltre 30 nel 2023-2025, rispetto a un requisito Srep da rispettare nel 2022 pari all’ 8,95% e da rispettare nel 2023 pari all’ 8,91%.

A fine dicembre 2022, attività liquide per 298 miliardi di euro ed elevata liquidità prontamente disponibile per 178 miliardi. Le operazioni di finanziamento con la Bce per ottimizzare il costo del funding e supportare gli investimenti delle aziende clienti sono state pari al 31 dicembre 2022 a circa 96 miliardi di euro, interamente costituite da Tltro III.

Il quarto trimestre di Intesa Sanpaolo

Per quanto riguarda il quarto trimestre l’utile netto di 1,07 miliardi, sopra le attese del consenso Bloomberg di 897,8 milioni. Il Cet 1 ratio Phased-in si attesta al 13,8% superiore alle stime che lo davano al 13,2%. Il rapporto costi/ricavi è al 55,2%, migliore delle stime per il 55,3%.

L’utile operativo ammonta a 5,67 miliardi di euro ed è sopra la stima 5,4 miliardi, così come il  margine di interesse di 3,06 miliardi, (stima 2,63 miliardi). In linea con le attese le commissioni nette a 2,22 miliardi (stima a 2,21 miliardi). I crediti deteriorati si attestano a 2,3%, poco sopra le attese del 2,25%.

L’outlook

Secondo il management di Intesa, le iniziative industriali del Piano di Impresa 2022-2025 sono ben avviate ed è confermato l’obiettivo di 6,5 miliardi di euro di utile netto nel 2025, con un chiaro e forte rialzo derivante dall’aumento dei tassi di interesse.

Per il 2023 si prevede un significativo aumento del risultato della gestione operativa, derivante da una solida crescita dei ricavi trainati dagli interessi netti (crescita di circa 2,5 miliardi di euro degli interessi netti nel 2023 rispetto al 2022 assumendo il tasso Euribor a 1 mese in media d’anno pari al 2,5%) e da un continuo focus sul cost management, e un forte calo delle rettifiche di valore nette su crediti, con un conseguente utile netto ben al di sopra dei 5,5 miliardi di utile netto 2022 calcolato escludendo il de-risking Russia/Ucraina.

Si prevede anche una forte distribuzione di valore: un payout ratio cash pari al 70% dell’utile netto consolidato per ciascun anno del Piano di Impresa; una distribuzione agli azionisti di 1,7 miliardi di euro tramite buyback da avviare nei prossimi giorni; un eventuale ulteriore distribuzione da valutare anno per anno. Inoltre la banca si attende una solida patrimonializzazione, con un Common Equity Tier 1 ratio fully phased-in prossimo al 13% a fine 2023 considerando gli impatti regolamentari, oltre il 13% nel 2024 e oltre il 13,5% nel 2025 ante Basilea 4 (oltre il 13% post Basilea 4, a circa il 14% considerando l’assorbimento delle Dta), tenendo conto del payout ratio cash pari al 70% e non considerando un’eventuale ulteriore distribuzione.

Unicredit

Numeri record per la banca di Piazza Gae Aulenti che ha chiuso il quarto trimestre con un utile netto di 1,4 miliardi di euro e che salgono a  5,4 miliardi nel 2022, con un aumento significativo anno su anno e superiore alla guidance per lo scorso anno di oltre 4,8 miliardi.

I ricavi totali si sono attestati a 5,4 miliardi nel quarto trimestre (+20% a/a) e a 19,1 miliardi nel 2022 (+10% a/a), mentre i ricavi netti sono stati di 4,7 miliardi nel quarto trimestre (+11,4% a/a) e a 18,1 miliardi nel 2022 (+14,7% a/a).  Il margine di interesse si è attestato a 3,2 miliardi nel quarto trimestre, mentre nell’anno si è attestato a 9,9 miliardi, superando la guidance di oltre 9,7 miliardi. Le commissioni si sono attestate a 1,6 mld nel quarto trimestre e a 6,8 miliardi nel 2022.

Sul fronte cedole, i dividendi nel quarto trimestre hanno raggiunto i 54 milioni; nel 2022 i 294 milioni.  La qualità dell’attivo si è mantenuta resiliente, con il rapporto tra crediti deteriorati lordi e totale crediti lordi al 2,6% nel quarto trimestre e il rapporto tra esposizioni deteriorate nette e totale crediti netti all’1,4%. Il Costo del rischio si è attestato a 56 punti base nel quarto trimestre, rispecchiando il costante approccio proattivo alla classificazione e all’accantonamento. Il costo del rischio per il 2022 è rimasto al di sotto della guidance a 23 punti base.

Gli overlay totali sul portafoglio performing sono aumentati attestandosi a 1,8 miliardi nel quarto trimestre,  rafforzando in modo significativo la capacità del Gruppo di assorbire gli shock macroeconomici. Gli Rwa esclusa la Russia si sono attestati a 292,3 miliardi nel quarto trimestre (-3,4% a/a), più che compensato dalla riduzione degli Rwa di 5,8 miliardi derivante dalla gestione attiva del portafoglio e dell’andamento del business per 7,8 miliardi. Gli Rwa inclusa la Russia si sono attestati a 308,5 miliardi nel 2022, in calo del 4,2% per effetto della gestione attiva del portafoglio.

Per quanto riguarda i coefficienti patrimoniali il Cet1 ratio di Gruppo (contabile) per il quarto trimestre si è attestato al 16%, in rialzo di 59 punti base trim/trim e 97punti base a/a, principalmente spinto dalla generazione organica di capitale, assicurando una posizione patrimoniale ben al di sopra della guidance per il 2022 pari al 14,5%.

Il patrimonio tangibile di gruppo si è attestato a 54,9 miliardi, in rialzo dello 0,5% trim/trim e del 2,9% a/a, mentre il valore contabile tangibile per azione di Gruppo è pari a 28,4, in rialzo del 4,2% trim/trim e del 17,6% a/a. Il RoTE nel quarto trimestre è pari al 12,2%, in rialzo di 0,8 punti percentuali trim/trim e in rialzo di 6,9 punti percentuali a/a. Il RoTE per il 2022 si è attestato all’11,7%, con un aumento di 4,6 punti percentuali.

Il continuo slancio finanziario sostiene l’aumento della distribuzione relativa al 2022 con la proposta di un dividendo di 1,91 miliardi e riacquisto di azioni proprie di 3,34 miliardi .

Le guidance di Unicredit per il 2023

La banca guidata da Orcel stima di chiudere il 2023 con ricavi superiori ai 18,5 miliardi di euro; un margine di interesse oltre gli 11,3 miliardi. I costi sono attesi sotto i 9,7 miliardi mentre il costo del rischio è atteso tra i 30 e i 35 punti base. Infine l’utile netto è stimato in linea con quanto registrato nel 2022.

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