Quattro rialzi da 25 punti base. Tre da 50 punti. Tre da 75 pb. In tutto dieci aumenti in dieci meeting. E l’undicesimo? “L’Eurotower si riposò?”. Di sicuro la prima volta dopo dieci rialzi consecutivi non potrà esser banale. Anche se è solo per caso che il Consiglio direttivo della Bce si riunisca proprio in questa occasione ad Atene, sede straordinaria rispetto a Francoforte, per discutere di politica monetaria dell’Eurozona.

La prima volta, intesa come il primo stop sull’aumento del costo del denaro. E il commento degli analisti è unanime. O quasi. Magari sarà momentaneo. Ma evidentemente è la riunione di ottobre quella scelta dall’Eurotower per fermare al 4% il tasso sui depositi, e al 4,5% il tasso di rifinanziamento principale (grafico sotto)  a al 4,75% il rifinanziamento marginale.

I motivi? Filippo Diodovich, market strategist di Ig Italia, spiega che la pausa sia legata alle pressioni inflazionistiche in calo a settembre, ai deboli dati sul Pil delle economie della zona Euro, al rialzo dei rendimenti dei bond sia governativi sia corporate, sia alle condizioni inasprite nel mercato del credito ben oltre le attese nel terzo trimestre: “Questi elementi saranno usati come efficaci argomentazioni dai banchieri più ‘dovish’ del Consiglio per convincere anche i membri più falchi dell’istituto di Francoforte a fermare il processo di rialzi del costo del denaro in Europa” spiega l’analista.

Bce, una pausa hawkish?

Tuttavia, come anticipato, la pausa potrebbe essere solo momentanea. Tant’è che Diodovich parla di una pausa hawkish: “Lo staff di esperti della Bce pubblicherà nel meeting successivo le stime sulle variabili macroeconomiche per il 2024, tra Pil, inflazione e disoccupazione. L’atteggiamento del board rimarrà data-dependent, e quindi mantenendo uno spiraglio per un futuro rialzo, magari già a dicembre”.

Allineati gli analisti di AllianzGi. Anzi, il loro messaggio è ancora più diretto: “Riteniamo che la Bce non abbia raggiunto ancora il livello più alto nel suo ciclo di rialzo dei tassi. Ecco perché la pausa non sarà indicativa di un cambio di direzione. Inoltre i mercati non hanno ancora prezzato il rischio di ulteriori rialzi e qualunque revisione delle aspettative alimenterà la volatilità sul mercato obbligazionario”.

Pepp, in arrivo modifiche al reinvestimento?

Tomasz Wieladek, chief european economist di T. Rowe Price, si concentra invece sul tema degli strumenti straordinari di politica monetaria:Probabilmente sentiremo che si è discusso del programma di acquisto per l’emergenza pandemica, ma che il Consiglio direttivo non apporterà alcuna modifica al suo reinvestimento. Dato il recente aumento dei rendimenti obbligazionari in tutto il mondo, credo che la Bce vorrà mantenere la flessibilità di acquistare Btp e in cambio vendere Bund, come previsto dal Pepp. Non ci aspettiamo quindi ulteriori misure di quantitative tightening oltre a ciò che è già stato annunciato, né questa settimana o né nel breve periodo”.

Sulla gestione del bilancio Guillermo Felices, global investment strategist di Pgim Fixed Income, è di parere diverso: “C’è il rischio che acceleri la liquidazione del bilancio annunciando una fine anticipata dei reinvestimenti del programma Pepp rispetto a quanto segnalato in precedenza, ovverosia almeno fino alla fine del 2024”. Ma il mercato è attualmente in agitazione per varie correnti trasversali, dal rialzo dei tassi a lungo termine alle crescenti tensioni in Medio Oriente. Proprio per questo, aggiunge l’analista: “C’è il rischio che, annunciando modifiche al proprio bilancio, la Bce crei involontariamente condizioni finanziarie ancora più rigide sui mercati e potenzialmente anche un incidente finanziario. Non saremmo sorpresi di assistere a un indebolimento dei prezzi degli asset e a un aumento degli spread nel breve periodo”.

Più in generale, Felices è forse uno degli analisti più dovish. Nel senso che lo stop della Bce, dal suo punto di vista, potrebbe anche essere duraturo: “La Banca centrale europea manterrà stabili i tassi di interesse anche per il prossimo futuro. Certo, nonostante il rallentamento dell’economia dell’Eurozona il problema dell’inflazione è ancora presente ma al momento non c’è molto margine per tagliare i tassi di interesse nel breve. I dati Pmi europei di questa settimana hanno chiaramente indicato che la pressione sulla crescita è destinata a peggiorare prima di migliorare e che le condizioni del credito in Europa sono già molto più rigide”.

Quando il primo taglio dei tassi?

E a proposito dei dati dell’Eurozona, sia il Pmi manifatturiero che quello dei servizi sono scesi ulteriormente in territorio di contrazione, mentre il dato composito è sceso di un punto. Anche l’occupazione è diminuita significativamente ma rimane in leggero territorio espansivo.

Le prospettive per i Pmi dell’Eurozona rimangono difficili, ma meno cupe rispetto ai mesi precedenti. Chiaramente, l’aumento dell’incertezza dovuto al conflitto in Medio Oriente e l’aumento dei prezzi delle materie prime pesano sul sentiment dei Pmi.

Conclude Wieladek di T. Rowe Price: “Tuttavia l‘indagine della Bce sui prestiti bancari appare un po’ meno negativa: la domanda di mutui si è contratta a un tasso inferiore rispetto al passato e gli standard di credito delle banche hanno continuato a inasprirsi, ma a un tasso inferiore rispetto al passato. Guardando avanti, l’esito più probabile è un allentamento dell’inflazione e un peggioramento dei dati sull’economia reale che finiranno per spingere la Bce a tagliare i tassi nella prima metà del prossimo anno.

 

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