In qualunque momento della giornata si possono comprare, o vendere, bitcoin. Di giorno, di notte, nel weekend. Il sabato sera. A Natale. Anche alla mezzanotte dell’ultimo dell’anno. Ed è questo, assieme alla sua estrema volatilità, uno dei motivi principali per cui scrivere dell’andamento del bitcoin, può essere pericoloso. Cinque minuti dopo la pubblicazione di un articolo, più degli altri asset finanziari, basta una fiammata al rialzo o al ribasso per alterarne il valore, rendendo vecchio o quasi inutilizzabile quanto detto, o scritto.
Ma la fiammata delle ultime tre settimane è forse quella che tutti aspettavano da anni. E probabilmente è quella di cui si parlerà ancora a lungo. Una spinta che ha condotto la criptovaluta più famosa del mondo oltre i 70mila dollari. L’ultima resistenza prima dello spazio aperto. Oltre i massimi storici. Ed è esattamente dove quasi tutti si aspettano che il bitcoin vada. Quantomeno fino ai 100.000 dollari. Il traguardo più vicino e verosimile.
Bitcoin, due settimane di “wacky race”: i motivi
Valeva cinquantamila dollari nell’ultima settimana di febbraio. Al 10 di marzo, come detto, ha superato i 70mila dollari. Un aumento del 40% in venti giorni, rally che non si vedeva dall’ultima settimana di settembre alle prime due di ottobre del 2021. All’epoca Bitcoin superò una volta per tutte quota 60.000 dollari, mettendo le basi per l’allora massimo storico, i 70.000, per l’appunto.
L’attenzione che si è focalizzata su questa impennata è mondiale. Un rally che ha suscitato uno spettro molto ampio di reazioni. Dall’entusiasmo degli investitori alla sorpresa di coloro che non avevano previsto il potenziale della criptovaluta. A cosa è dovuta allora questa wacky race, citando un vecchio cartone animato? E soprattutto, è destinata a fermarsi qui, o a proseguire?
Cominciamo dai motivi. In breve, sono sostanzialmente questi: l’autorizzazione degli Etf, l’eliminazione dei cosiddetti “rami secchi”, l’halving in arrivo, i tassi destinati a scendere con tanto di propensione al rischio che torna in auge (sempre che se ne sia mai andata), la liquidità ancora piuttosto ampia e le prime regolamentazioni. Abbiamo approfondito questi temi con i principali analisti del settore.
Dagli Etf capitali ancora in arrivo
“Gli Etf offrono una nuova via di accesso agli investitori che non avevano finora trovato modalità semplici per investire in Bitcoin -è il commento di Ferdinando Ametrano, Ceo di CheckSig-. L’entrata di capitali significativi era un fenomeno atteso, persino scontato, soprattutto considerando il coinvolgimento di asset manager di rilievo nel promuovere gli Etf. BlackRock e Fidelity, per fare un esempio, hanno raccolto circa 19 miliardi di dollari, stabilendo nuovi record nel settore Etf”.
Massimo Siano, managing director e responsabile per il Sud Europa di 21Shares amplia ancora di più il panorama: “Dei 7,4 miliardi di dollari circa che il nostro Arkb Etf ha accumulato dalla sua emissione, 2 miliardi sono stati raccolti nell’ultima settimana, mentre l’Etf di Blackrock, in meno di 7 settimane ha accumulato più di 10 miliardi di masse gestite; una quota che gli Etf sull’oro hanno toccato solamente dopo 2 anni. Infine, è fondamentale considerare che anche grandi istituti bancari come Wells Fargo, Bank of America’s e Meryill Lynch hanno iniziato a offrire la possibilità di esporsi ai Btc Etf, affiancandosi a Morgan Stanley. Chiaro che tutto ciò dimostra il crescente interesse e convinzione da parte dei nuovi player di mercato che, però, non avevano mai avuto la possibilità di esporsi alle criptovalute attraverso un veicolo di investimento istituzionalizzato e regolamentato come quello che ora abbiamo negli Stati Uniti e che in Europa è stato lanciato 5 anni fa con gli Etp”.
Aggiunge altri numeri importanti Luciano Serra, country manager Italia di Borsa di Stoccarda Digital: “Gli oltre 20 miliardi di dollari accolti in meno di due mesi a seguito dell’approvazione da parte della Sec degli Etf fisici sul prezzo spot del Bitcoin cresceranno ancora. L’impatto ha avuto anche l’effetto di legittimare ulteriormente gli asset digitali, sbloccando l’impasse di molti operatori istituzionali che si stavano preparando ad investire nel settore e attendevano il momento opportuno per entrare”.
Fattore H: l’halving divide il Bitcoin… a metà
Di cosa si tratta? Il 18 aprile è previsto un evento che avrà, o meglio sta già avendo grandi ripercussioni sul Bitcoin e, verosimilmente, su tutto il mercato degli asset digitali. L’halving, per l’appunto. Termine che significa letteralmente “dimezzamento”. Si tratta di un’operazione che si ripete a intervalli regolari di tempo (ogni quattro anni) e consiste appunto nel dimezzare l’ammontare di Bitcoin che i miner ricevono come remunerazione, dopo aver aggiunto nuovi blocchi alla blockchain (questo approfondimento spiega bene l’attività dei miners).
Gianluigi Guida, Ceo di Binance Italy, commenta: “Per quanto riguarda l’halving è importante considerare che storicamente gli halving del 2012, 2016 e 2020 sono stati momenti di svolta per la criptovalute, spesso forieri di periodi di maggiore interesse pubblico, attività di mercato e innovazione all’interno dell’ecosistema. E un nuovo halving sta per arrivare proprio nelle prossime settimane e creerà essenzialmente maggiore scarsità dell’asset e, quindi, una minore offerta dello stesso”.
Adrian Fritz, head of research di 21Shares aggiunge: “Assieme all’offerta massima limitata a 21 milioni di token, questo meccanismo rappresenta una delle strategie attraverso le quali il Bitcoin mantiene la sua scarsità e, quindi, il suo valore di mercato (se viene ridotto il numero di nuovi bitcoin in circolazione, il prezzo ovviamente sale NdR). Quello della prossima primavera sarà il quarto halving della storia e comporterà che la remunerazione ricevuta dai miner scenderà da 6,25 a 3,125 token, comportando un dimezzamento del tasso di inflazione annualizzato da circa l’1,70% a circa lo 0,85%, mentre l’asset proseguirà nel suo percorso programmato verso le 21 milioni di unità citato in precedenza”.
I rami secchi e gli investimenti degli italiani
Il Ceo di CheckSig Ferdinando Ametrano spiega anche il concetto dei cosiddetti rami secchi: “Siamo in un contesto in cui il mercato sta premiando le operazioni di pulizia del settore. Gli interventi regolatori negli Stati Uniti hanno affrontato e condannato attori fraudolenti, come Ftx di Sam Bankman-Fried e Binance di Changpeng Zhao. Questo sta contribuendo a instillare fiducia in una crescita sostenibile, immune da scandali e frodi”.
Tradotto, cresce la percezione degli investitori che scambiare bitcoin, oggi, sia più sicuro. Ma il manager poi aggiunge: “Non bisogna però dimenticare che il successo straordinario di Bitcoin parte comunque da lontano. Si tratta infatti dall’asset class più remunerativa del 2024, del 2023, dell’ultimo triennio e dell’ultimo decennio, ciò dimostra una resilienza eccezionale, e una crescente accettazione come riserva di valore nel sistema finanziario attuale e futuro”.
Ametrano continua dicendo che “l’adozione di Bitcoin e delle criptovalute è un fenomeno inarrestabile. Ed è inevitabile che anche la finanza tradizionale italiana dovrà sempre di più offrire servizi in ambito cripto. Guardando i dati diffusi dall’Organismo Agenti e Mediatori, gli investimenti detenuti dagli italiani presso intermediari cripto autorizzati erano quasi 1,3 miliardi di euro a settembre 2023: da allora sono almeno raddoppiati per la crescita dei corsi”.
Taglio dei tassi, Mica e altre motivazioni del rally
Gianluigi Guida, Ceo di Binance Italy, sottolinea come l’aspetto più interessante del nuovo rally del Bitcoin sia che si sta verificando in un contesto diverso da quelli precedenti: “Tale contesto è caratterizzato, da un lato, da una maggiore attenzione da parte delle istituzioni e della finanza tradizionale, ciò anche a seguito all’approvazione dell’Etf spot sul Bitcoin. Dall’altro, dall’avvicinarsi dell’halving”.
Bitcoin oltre i 70.000 dollari: crescerà ancora?
A questa domanda risponde il managing director e responsabile per il Sud Europa di 21Shares Massimo Siano, che segnala un indicatore fondamentale: “Necessario in questo senso osservare lo score Mvrv z, parametro che fornisce informazioni sul posizionamento di mercato del Bitcoin, confrontando il suo valore di mercato attuale rispetto al suo valore realizzato (ottenuto attraverso il prezzo medio di tutti gli acquisti di BTC, tenendo conto del prezzo a cui ciascun Bitcoin è stato spostato l’ultima volta sulla blockchain e non del prezzo di mercato attuale)”.
Prosegue Siano: “Storicamente un punteggio Z elevato suggerisce una potenziale sopravvalutazione, mentre un punteggio basso suggerisce una sottovalutazione. Attualmente, lo Mvrv z si trova in un intervallo relativamente più basso rispetto ai livelli raggiunti da a marzo e a novembre del 2021, ciò implica che il Bitcoin è ancora visto come “un buon affare” dai player mercato”.
Conclude il manager: “L’Mvrv z è comunque solo uno dei tanti strumenti a nostra disposizione e dovrebbe essere sempre confrontato con altri indicatori per prendere decisioni informate e ponderate. Infatti, con il 99,9% dell’attuale offerta circolante in positivo, potremmo potenzialmente aspettarci che il Bitcoin subisca delle vendite nel breve termine da parte di quegli investitori che vogliono garantirsi i profitti conseguiti. Tuttavia, noi di 21Shares riteniamo che a queste seguirà una continuazione del rally, in vista del tanto atteso halving, che avrà luogo il prossimo 18 aprile”.