L’emergenza segnata, venerdì scorso, dal blocco informatico è rientrata. Ma gli strascichi del bug che ha colpito la società di sicurezza informatica Crowdstrike si faranno sentire per giorni. Se non per settimane. Gli esperti alzano il livello di allarme sui probabili rischi per la cybersicurezza: l’aggiornamento che ha mandato in down migliaia di sistemi informatici, bloccando numerosi voli in tutto il mondo, ha mostrato le fragilità di un sistema che ora potrebbe diventare più permeabile agli attacchi informatici.

E i mercati hanno, quasi fisiologicamente, punito le defaillance dei colossi del web,  dei player dei voli e delle banche, tutti duramente colpiti dal disagio informatico.  Venerdì CrowdStrike holdings è crollata di oltre il 20% nelle contrattazioni pre-mercato, Microsoft ha perso il 3,57%.

Blocco informatico: il crollo delle compagnie aeree

Male anche le compagnie aeree. In Ungheria, l’aeroporto di Budapest è stato uno degli hub colpiti. Eurowings, Ryanair e Wizz Air hanno subito guasti al sistema di check-in, causando “ritardi, congestione e un significativo aumento dei tempi di attesa”, secondo un comunicato dell’aeroporto.

Le azioni delle compagnie low-cost Ryanair e Wizz Air sono scese rispettivamente del 2,9% e del 2,1%.Il braccio olandese di Air France-Klm ha interrotto la maggior parte delle operazioni, provocando un calo dell’1,1% delle sue azioni. La compagnia di bandiera tedesca Lufthansa group ha registrato un calo dell’1,5% delle sue azioni.

Il black-out di Piazza Affari

Impatti significativi anche sulle borse europee: a Piazza Affari l’aggiornamento dell’indice è rimasto bloccato per circa cinque ore per poi ripartire mezz’ora prima della chiusura dei mercati e concludere definitivamente in rosso (-0,91%).  Oggi, alla riapertura dopo il weekend, l’indice Ftse Mib segna un promettente +0,57% con le banche in sessione positiva.

Crowdstrike: “Ci vorranno giorni per il ripristino”

Ma lo spauracchio del blocco informatico non è totalmente tramontato nonostante ieri, domenica 21 luglio,  CrowdStrike abbia annunciato che un numero significativo degli 8,5 milioni di dispositivi Microsoft colpiti da un’interruzione tecnologica globale legata a un aggiornamento del software è tornato online e operativo. Anche  Microsoft ha riferito che la causa di fondo del problema è stata risolta e ha diffuso le linee guida per procedere al ripristino delle macchine allo stato precedente all’aggiornamento di Crowdstrike. Il problema è che in molti casi questo ripristino va effettuato manualmente: può servire molto tempo.

Molte aziende, dal Regno Unito agli States passando per Germania e Italia, da oggi devono gestire una mole importante di lavoro arretrato. Un rallentamento della produttività, quindi. E poi sorgono problemi per le società americane che utilizzano i sistemi andati in tilt per pagare gli stipendi ai dipendenti. Anche in questo caso ci si aspetta una settimana di smaltimento arretrati.

“Siamo profondamente dispiaciuti per l’impatto che abbiamo causato ai clienti, ai viaggiatori, a chiunque ne sia stato colpito, inclusa la nostra azienda”, ha detto il Ceo di CrowdStrike George Kurtz. “Molti clienti stanno riavviando i loro sistemi e stanno notando che sono operativi. Potrebbe volerci del tempo perché alcuni sistemi non si ripristinano da soli, ma la nostra missione è garantire che i computer di ogni cliente tornino a funzionare del tutto».  A risentirne saranno le grandi imprese e le multinazionali.

Meno danni per le Pmi italiane

Andrà meglio per le pmi italiane. “Il 95% delle associate – secondo il Centro studi di Unimpresa – non ha subito danni e l’attività è proseguita in maniera regolare: “nonostante la portata globale dell’interruzione, che ha colpito settori critici come aeroporti e banche, l’impatto sulle nostre imprese è stato contenuto”, si legge in una nota del Centro Studi che ha effettuato un monitoraggio fra le oltre 100.000 aziende associate su tutto il territorio italiano.

Secondo Unimpresa “questo scenario riflette una realtà peculiare del tessuto imprenditoriale italiano: una parte significativa delle micro e piccole imprese operanti nel nostro Paese continua a lavorare prevalentemente offline per quanto riguarda gli aspetti strettamente commerciali. La gestione dei rapporti con i fornitori, le questioni attinenti ai pagamenti, la fatturazione e le relazioni con le banche sono spesso condotte attraverso modalità tradizionali e fisiche, limitando cosi’ la vulnerabilità di queste imprese a eventi di natura tecnologica”.

Per gli esperti dell’associazione “mentre le grandi imprese e le multinazionali hanno subito maggiormente le conseguenze del blocco, le nostre micro e piccole imprese hanno potuto contare su procedure consolidate che non dipendono esclusivamente dalle tecnologie digitali. Questo approccio più tradizionale ha permesso di mantenere una continuità operativa e una stabilità nei servizi offerti, mitigando i disagi che molti operatori economici a livello globale hanno dovuto affrontare”.

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