Dopo l’acquisizione di Carige, l’avvicinamento a Banca Popolare di Sondrio e l’assorbimento delle filiali di Ubi Banca, Bper Banca era stata direttamente candidata a perno del cosiddetto terzo polo bancario. Una candidatura solida, che teneva conto del fatto che in poco tempo il gruppo, che vede in Unipol il maggiore azionista, ha praticamente raddoppiato le dimensioni e ad oggi conta più di 5 milioni di clienti e un attivo di 160 miliardi di euro.
Se pur l’amministratore delegato Piero Montani, presentando lo scorso giugno il piano industriale al 2025, ha escluso altro m&a, resta il fatto che, da banca territoriale, Bper sta puntando a diventare un player di rilievo nazionale e lo conferma anche il cambio di sede a Milano. A partire da settembre la banca, tranne il dipartimento private client, si sposterà infatti nel Diamantino a Porta Nuova nell’attuale sede di Hsbc, nel cuore del financial district milanese.
L’evoluzione, da Meliorbanca
Questo sviluppo non può che passare anche per il corporate & investment banking. Di fatto, l’acquisizione di Ubi Banca da parte di Intesa Sanpaolo ha lasciato un vuoto nel mercato, in particolare quello mid-cap, per servizi quali il financing o l’advisory. E qui si inserisce il team di Bper, oggi 120 persone, che da un lato conta dentro tanti ex Ubi Banca già in precedenza intenzionati a costruire un dipartimento competitivo ma poi bloccati dal blitz di Carlo Messina, e dall’altro aveva internamente già parte dei prodotti provenienti da quella Meliorbanca inglobata ormai dieci anni fa.
Ciò che serviva era dunque un progetto e soprattutto un commitment da parte del consiglio di amministrazione che è arrivato. Lo sviluppo del Cib, affidato dall’ottobre scorso all’ex head of cib di Ubi Marco Mandelli, è d’altronde uno dei pilastri su cui poggia il piano industriale della banca. “Siamo umilmente ambiziosi”, spiega Mandelli illustrando gli obiettivi per il prossimo triennio, fra i quali uno stock degli impieghi in crescita a oltre 10 miliardi e un margine di intermediazione (minter) a 105 milioni.
Cib a 170 persone

Il tutto va di pari passo con il rafforzamento del team che passerà dalle 100 persone del 2021 a 170 professionisti. Le attività si diversificano su più fronti, dalla finanza strutturata, guidata da Nicola Porcari, che comprende fra le altre l’acquisition financing con il team di Michele Fracassini, fino al Corporae Finance guidato da Massimo Palumbo, alle quali si aggiungerà il syndication.
Solo nei primi mesi di quest’anno sono entrate 20 risorse, tra le quali, da ultimo, Daniele Moscato, anch’egli proveniente da Intesa, quale responsabile del mid-market investment banking & financial sponsor coverage nel team di Palumbo. A lui va la responsabilità di gestire i clienti della direzione territoriale, quelle imprese comprese tra i 10 e i 500 milioni di fatturato, e in tutti i servizi di finanza straordinaria compreso l’equity capital market guidato da Stefano Taioli. “Vogliamo essere la banca che aiuta le imprese a diventare grandi”, dice Mandelli, forti di una copertura estesa, anche grazie alle filiali ex Ubi, su quei territori da cui proviene il maggior numero di imprese del Paese ossia Triveneto, Nord-Ovest, Emilia Romagna e Marche. Tutte aziende che hanno le tipiche necessità delle pmi che vogliono crescere, dai finanziamenti alla finanza straordinaria fino al supporto per il passaggio generazionale.
Non solo mid
L’obiettivo della banca è quello di posizionarsi tra i principali operatori, anche quelli consolidati, e non solo nel mid-cap. L’impegno più grande del team oltre a quello di conquistare fette di mercato sarà scrollarsi di dosso l’immagine di banca esclusivamente dedicata alle pmi e rafforzare la copertura sulle large corporate, affidata ad Andrea Del Moretto, che pure c’è ma viene ancora poco percepita. A tal proposito il team, fra le altre cose, ha fatto parte del pool di banche finanziatrici di Bc Partners nell’ingresso in Fedrigoni che ha stanziato un bridge loan da 1,18 miliardi di euro.
Una banca d’affari a tutti gli effetti, insomma, è ciò a cui aspirano in Bper. Un requisito essenziale per chi punta a ricoprire il posto di terza realtà del paese.