Euro, indietro tutta. Per la seconda volta in poco più di un mese la moneta unica rompe la parità con il dollaro e precipita fino al minimo di 0,9937 (-1,1%) record negativo da dicembre 2002 (grafico sotto).
Una discesa che ha visto il cambio euro dollaro raggiungere il record negativo proprio verso la fine della seduta in Europa. Ma le perdite nei confronti del biglietto verde, già ampliatesi con l’apertura di Wall Street, potrebbero aumentare anche nel corso della settimana.
I motivi dell’euro in picchiata
Gli elementi centrali del crollo sono sostanzialmente tre: la forza del dollaro, la recessione in Germania e l’austerità delle banche centrali. Tre fattori profondamente collegati tra di loro. “Dobbiamo aspettarci una Fed molto aggressiva sul rialzo dei tassi d’interesse anche a settembre – spiega Filippo Diodovich, market strategist di Ig Italia -. Riteniamo sia molto probabile che arriveranno dichiarazioni in tal senso nel forum di Jackson Hole”. E infatti vanno proprio in questa direzione le recenti uscite piuttosto “hawkish” dei membri del Fomc James Bullard e Thomas Barkin, entrambi convinti che occorra un altro rialzo da 75 punti base, il terzo consecutivo.
Quando si vende l’azionario, si comprano i dollari
Il dollaro è forte. Anzi fortissimo. Come spesso il mercato ci ha abituato di questi tempi, quando l’azionario scende, gli acquisti degli investitori diventano “dollarocentrici”. E questo spiega i 109 punti di massimo raggiunto dal dollar index nella seduta odierna (grafico sotto), vicino ai 109,29 di metà luglio scorso.
D’altronde l’economia americana resta in qualche modo solida. E lo ha dimostrato la scorsa settimana con i dati sul lavoro migliori delle attese, a partire dai disoccupati settimanali, scesi a 250 mila unità (grafico sotto) e alle richieste di disoccupazione continuative, scese a 1 milione 437 mila rispetto al consensus di 1 milione 455 mila. A sostenere la valuta a stelle e strisce anche i dati sull’Indice Fed di Philadelphia, salito a 6.2 contro un dato atteso a -5.
Il fattore della Germania
A fronte di forti acquisti sul dollaro, contemporaneamente è in corso un forte scarico di euro. Questo avviene perché mai come oggi la Germania è data in recessione ormai certa. “A giugno abbiamo ipotizzato che la crescita economica nel 2022 sarebbe stata di poco inferiore al 2%. Dal punto di vista di oggi, è probabile che sia leggermente inferiore” ha affermato Joachim Nagel, presidente della Bundesbank in un’intervista al quotidiano tedesco Rheineische Post.
Membro del consiglio direttivo della Bce, Nagel ha aggiunto: “Nella prima metà dell’anno, l’economia tedesca stava ancora andando abbastanza bene in condizioni difficili. Se però si aggiungessero ora ulteriori problemi di approvvigionamento a causa del persistente basso livello dell’acqua (in particolare del fiume Reno NdR), le prospettive economiche per la seconda metà dell’anno si deteriorerebbero ulteriormente”.
Le prospettive, a oggi, sono proprio queste. In settimana sono attesi i dati Pmi che misurano lo stato di salute del settore manifatturiero, servizi e quello edile. Le previsioni appaiono piuttosto pessimistiche nei confronti della Germania, con numeri ancora in contrazione e il mercato azionario potrebbe aver scontato tali dati negativi proprio nella seduta odierna, pesando in particolare sul Dax di Francoforte, che infatti è stata la piazza peggiore di inizio settimana, con un rosso del 2,3% (grafico sotto).
Anche la crisi energetica pesa sull’euro
Conclude Nagel: “Se la crisi energetica dovesse intensificarsi, sembrerebbe probabile una recessione questo inverno“. Già. Il colpo finale potrebbe essere proprio il prezzo del gas. Gazprom ha annunciato che a fine mese verrà nuovamente interrotto il rifornimento all’Europa per lavori di manutenzione al gasdotto Nord Stream 1 (attualmente il flusso è del 20%). Berlino, si sa, è uno dei paesi maggiormente dipendenti dalla Russia.
Un nuovo stop, oltre a portare il prezzo del gas sempre più vicino ai 300 euro per megawattora (oggi +14%, grafico sotto) rischia di mettere definitivamente a rischio il riempimento del 95% degli impianti di stoccaggio entro novembre come raccomandato dall’Ue. E il governo ha già annunciato una sovrattassa per le famiglie (pagheranno 500 euro in più all’anno), che a loro volta dovranno ridurre il consumo di gas tra il 15 e il 20%. In sostanza pagheranno di più per consumarne di meno.
Le banche centrali e la credibilità dell’euro
A chiudere il cerchio infine ci sono le banche centrali. Come detto la Fed potrebbe alzare i tassi di altri 75 punti base. Ma anche la Bce non potrà più tirarsi indietro. “Da mesi la Germania sta mettendo pressioni alla banca centrale europea affinché alzi i tassi con più efficacia. Riteniamo che la politica monetaria dell’Eurotower sarà comunque meno restrittiva rispetto alla Fed” conclude Filippo Diodovich.
Gli fa eco Saverio Berlinzani, analista ActivTrades: “L’euro è a forte rischio credibilità, se non si riporta sopra la parità in breve periodo. Ricordiamo come la Germania sia storicamente ossessionata dall’inflazione, il rischio è che potrebbe cambiare sentiment anche nei confronti della moneta unica. Draghi aveva mostrato gli attributi con il suo ‘whatever it takes’, oggi la Bce dimostra debolezza in un silenzio francamente imbarazzante e un benign neglect estremamente pericoloso verso il tasso di cambio, quando basterebbe una nota in cui l’Eurotower ribadisca quanto sia importante la tenuta dell’euro”.
Quanto l’euro potrà scendere ancora
Euro dollaro che al contrario non risale. Ma scende ancora, rompendo i minimi di luglio a 0,5521. Fin quando potrebbe scendere? Spiega Marco Iacoviello, analista ogtrading.it: “Se guardiamo la discesa di giugno è stata piuttosto marcata, da 1,06 a 0,9952, significa che ha lasciato per strada 600 pips. Paragonando questo movimento con quello che sta accadendo adesso, la strada sembra segnata per altre forti discese, potenzialmente fino a 0,9872 come ultimo supporto. Salvo ovviamente interventi della Bce”. Senza considerare che se il Pil americano di giovedì dovesse soddisfare gli analisti, gli investitori potrebbero acquistare ancora dollari, appesantendo ulteriormente il ribasso dell’euro.