Oltre 5,3 miliardi di capitali gestiti al 2024 rispetto agli 1,8 miliardi attuali, con una crescita di 3,5 miliardi. Sono questi gli obiettivi di Cdp Venture Capital illustrati a Milano dall’amministratore delegato Enrico Resmini (qui l’intervista esclusiva a Dealflower). I 3,5 miliardi di crescita arriveranno da Patrimonio Rilancio per 2 miliardi, dal Pnrr per 550 milioni e dal mercato per un miliardo. Cdp Venture Capital nei primi due anni di attività ha deliberato circa un miliardo di investimenti con un effetto positivo per oltre mille startup. I 3,5 miliardi aggiuntivi che saranno raccolti entro il 2024 e saranno focalizzati su tre settori.
Nel dettaglio la Cassa punta a destinare 1,5 mld euro per potenziare l’infrastruttura indiretta del Venture Capital; circa 1 mld per presidiare le fasi growth e late Stage del sistema venture Capital e un altro miliardo da investire in settori e tecnologie strategiche per il Paese.
Il Venture Capital continuerà a crescere anche nel 2025
Il mercato del Venture Capital continuerà ad essere dinamico e a registrare una crescita anche nel 2025. In uno scenario inerziale tra tre anni il mercato arriverà a toccare la soglia dei 4 mld di euro all’anno, accompagnato da una crescita dei fondi e delle startup. In uno scenario invece di crescita il valore salirà a 9 mld, con circa 17 mila startup attive e circa 100.000 occupati diretti dalle startup italiane sostenute dal Venture Capital.
“L’Italia”, ha spiegato l’ad della Cassa, Dario Scannapieco, “è un Paese molto dinamico. Abbiamo una qualità della ricerca molto buona, ci sono finanziamenti e competenze tecnologiche. Il ruolo di Cdp è quello di sostenere l’intero sistema del Venture Capital e per faro è necessario aumentare l’ingresso degli investitori stranieri nei confronti del nostro Paese”.
L’Italia è ancora in ritardo ma il recupero è partito
Il mercato del Venture Capital in Italia segna ancora un ritardo rispetto agli altri Paesi Europei. In Germania, ad esempio, l’incidenza degli investimenti in Venture Capital rispetto al Pil si attesta a 0,53% nel 2021; in Francia si attesta allo 0,48%. L’Italia è ferma allo 0,07%. Una differenza che emerge anche per quanto riguarda il numero di startup: nel nostro Paese sono 14 mila, contro le 19 mila di Francia e le 20 mila della Germania. Inoltre in Europa la quota delle startup di successo rifinanziate al di fuori dell’Ue raggiunge il 75%.
“Il ritardo in Italia”, ha spiegato Enrico Resmini, ad di Cdp Venture Capital, “non è tanto sul numero delle startup. Il problema è la qualità dell’investimento. In altri Paesi europei i round di finanziamento sono più sostanziosi rispetto all’Italia”.
L’Italia però ha iniziato il recupero. Nel 2022 si va verso 2,5 mld, una crescita esponenziale se si pensa che nel 2017 si erano taccati appena i 200 milioni. L’accelerazione si è registrata in particolare nel biennio 2021/2022 con una dimensione media degli investimenti che segna +140%; la quota degli investimenti esteri sul totale del mercato è superiore al 50%. Interessante anche il numero delle startup: durante la fase pandemica ne sono nate oltre 2000. Una particolarità è che da un punto di vista geografico queste nuove realtà non sono focalizzate solo sulla Lombardia, regione per eccellenza a vocazione innovativa. Ma anche il Sud inizia ad emergere con Campania e Puglia ai primi posti.
“Cdp”, ha concluso Scannapieco, “vuole porre le basi per recuperare questo gap. Abbiamo un buon set di munizioni. Abbiamo reindirizzato circa 2 mld ai fondi di Venture Capital a cui si aggiungeranno 600 mln provenienti dal mercato e poi i fondi per il Pnrr. Bisogna incrementare l’ingresso di fondi stranieri perché in Italia ci sono molte Pmi interessanti”.