Da giorni sulla stampa nazionale e internazionale si fa riferimento al simposio di Jackson Hole, l’evento annuale organizzato dalla Federal Reserve, la banca centrale degli Stati Uniti, a cui partecipano i banchieri centrali delle principali economie globali e in cui solitamente vengono date indicazioni sulla politica economica.
Quest’anno il simposio, che inizia oggi venerdì 27 agosto, è particolarmente atteso perché in questa occasione il numero uno della Fed, Jerome Powell, potrebbe lasciar intendere l’inizio della fine del cosiddetto tapering, già emersa in altre occasioni, ovvero quella misura straordinaria e accomodante di acquisto di titoli di Stato e di titoli garantiti da mutui ipotecari che oggi ammonta a circa 120 miliardi di dollari al mese.
L’eventuale inizio del tapering è un evento da segnare in agenda. Così come il crollo di Lehman Brothers nel 2008, del quale a breve ricorrerà il 13simo anniversario, fu lo spartiacque tra la finanza arrembante degli anni 90 e quella attuale, allo stesso modo la fine delle politiche economiche accomodanti promosse dalle banche centrali segnerà l’inizio di una nuova era. Ma le nuove regole del mercato che verrà sono ancora tutte da definire.
Facciamo un passo indietro. Il tapering, assieme all’abbassamento graduale dei tassi di interesse sul credito realizzato dalla Fed e dalle altre banche centrali globali, rappresentano le principali misure di sostegno all’economia messe in campo dalle istituzioni centrali per combattere la spirale negativa e il calo dell’inflazione degli ultimi dieci anni.
In Europa, come in Giappone, le dinamiche sono state le stesse. Ed è stato l’attuale premier italiano Mario Draghi, quando era presidente della Banca centrale europea, a sdoganare una volta per tutte l’uso di queste armi d’assalto. Nella sua ormai celebre frase: “Within our mandate, the Ecb is ready to do whatever it takes to preserve the Euro” (“All’interno del nostro mandato, la BCE è pronta a fare tutto quel che è necessario per preservare l’euro”) pronunciata il 26 luglio del 2012 durante un forum di investitori a Londra, Draghi aveva fatto capire chiaramente ai mercati cosa la Bce era disposta a fare per salvaguardare il mercato, la moneta unica e quindi l’Europa stessa. Nei mesi successivi l’allora presidente presentò un piano di risanamento dell’economia europea che prevedeva l’acquisto di titoli di stato dei paesi in difficoltà senza limiti predeterminati. Nel 2015 annunciò poi un nuovo piano di acquisto di titoli per 1.100 miliardi di euro, il cosiddetto “Quantitative easing”, per sostenere il mercato dei titoli di stato europei e porre fine alla crisi del debito sovrano.
Da lì in poi questa linea è stata seguita anche dal successore di Draghi, Christine Lagarde, e oggi la Bce prevede due programmi tra cui il Pepp, dedicato all’emergenza pandemica che durerà “almeno” fino al marzo 2022. Intanto l’App, il programma standard riaperto nel settembre 2019 da Draghi e che non ha una scadenza prestabilita, viaggia a un ritmo per ora di 20 miliardi di acquisti al mese e lo farà fino a quando l’allentamento monetario sarà necessario per centrare l’obiettivo di un’inflazione stabilizzata al 2% a medio termine, in maniera durevole.
Si tratta di misure straordinarie e accomodanti che in questi anni hanno portato a un’immissione di una tale liquidità che spesso i mercati vengono descritti come drogati, assuefatti, come malati attaccati a una macchina. Lo stesso simposio di quest’anno ha un titolo emblematico: “Macroeconomic Policy in an Uneven Economy”. Politica macroeconomica in un’economia storta, irregolare. Non lineare.
È per questo che la fine del tapering sarà il simbolo del ritorno a una “normalità” finanziaria che era finita nel settembre 2008 e con il “whatever it takes” di Draghi. Una nuova normalità che partirà dagli Usa e alla quale tutti, prima o poi, dovranno adeguarsi.
Il problema è che nel frattempo il mercato è cambiato. La liquidità esagerata e quindi i prezzi gonfiati potrebbero aver provocato delle bolle. La quota di rischio è aumentata, e tanti investitori, sconfortati dai rendimenti ai minimi, hanno iniziato a guardare al mercato private. Questi effetti rimarranno? Quale sarà dunque la nuova normalità finanziaria? Sono domande a cui è importante trovare risposta e agire di conseguenza.