Al via da oggi 21 giugno, fino al 29 luglio prossimo, il buyback – o l’offerta pubblica d’acquisto volontaria (opa) parziale – di Cir, la holding della famiglia De Benedetti, su circa 156,9 milioni di azioni proprie per un massimo del 12,282% del capitale in circolazione al prezzo di 0,51 euro per azione, per un esborso massimo di 80 milioni di euro. L’operazione era stata annunciata lo scorso 10 maggio e aveva ottenuto il via libera della Consob la scorsa settimana. Il corrispettivo offerto incorpora un premio del 2,78% rispetto al prezzo ufficiale delle azioni ordinarie Cir registrato in data 7 maggio 2021, nonché un premio del 7,10%, 5,76%, 9,49%, 17,68% rispetto alla media ponderata dei prezzi ufficiali delle azioni Cir rispettivamente nei periodi a 1 mese, 3 mesi, 6 mesi e 12 mesi anteriori.

In caso di integrale adesione all’offerta, quindi, Cir deterrà circa 183,57 milioni di azioni proprie, corrispondenti al 14,373% del capitale sociale, comprese le 26,7 milioni di azioni già in possesso del gruppo, rappresentanti il 2,091% del capitale sociale.

Cir è oggi controllata dalla famiglia De Benedetti al 30,759% (45,256% dei diritti di voto) attraverso la F.lli De Benedetti spa, assieme a Cobas asset Management e a Bestinver Gestion, entrambe con circa il 13,2% del capitale e rispettivamente il 11,385% e il 9,951% dei diritti di voto.

Con questa operazione, spiega la società nel documento dell’offerta, Cir, considerando “l’elevata liquidità” di cui dispone, “intende consentire agli azionisti, mediante l’offerta, di beneficiare, a parità di trattamento per tutti, di una temporanea possibilità di liquidare, in tutto o in parte, il proprio investimento a un prezzo certo, che incorporerebbe un premio rispetto alla media dei prezzi del titolo degli ultimi mesi”.

Per gli azionisti che non intendano aderire all’offerta, “l’acquisto di azioni proprie da parte della società determinerà, a parità di utile sociale complessivo e finché le azioni resteranno in proprietà della società, l’aumento dell’utile per sezione (earning per share) e del dividendo per sezione (dividend per share)  e consentirà di mantenere una solida struttura patrimoniale con ampi margini per ulteriori interventi di ottimizzazione del capitale e di crescita”.

L’apertura a investimenti

Per Cir “l’acquisto di azioni proprie rappresenta poi un investimento che potrebbe rivalutarsi e creare maggior valore per la società e i suoi azionisti”. Allo stato la società non ha individuato le modalità di utilizzo e/o destinazione delle azioni proprie che verranno eventualmente acquistate nell’ambito dell’offerta ma in ogni caso “la disponibilità di azioni proprie rappresenti un’opportunità sotto diversi profili e consenta diverse modalità di impiego secondo prassi già diffuse nel mercato”. In questo non è escluso l’uso di queste azioni “come mezzo di pagamento e/o scambio in occasione di acquisizioni e/o per lo sviluppo di alleanze coerenti con le linee strategiche del gruppo” ovvero “come parte di un’eventuale futura distribuzione di dividendi o riserve, anche in natura”.

Cir è infatti un’investment holding e come tale “intende continuare nella sua attività di investimento e gestione delle partecipazioni. In particolare, l’emittente sosterrà la crescita e lo sviluppo strategico delle partecipazioni già in portafoglio nei diversi settori industriali e nel private equity e continuerà a valutare nuove opportunità di acquisizione secondo le linee guida già individuate. L’obiettivo principale rimane il mantenimento di un portafoglio di investimenti di qualità e bilanciato, che consenta una progressiva crescita di valore, una diversificazione del rischio e un’adeguata remunerazione del capitale”.

In portafoglio Cir conta innanzitutto il gruppo sanitario KOS, partecipato anche da F2i Healthcare, che gestisce oggi 90 strutture in Italia, con quasi 8.700 posti letto, e 47 in Germania, con circa 4.000 posti letto. Kos nel 2020 ha raggiunto i 631,6 milioni di euro di ricavi (da 537,8 milioni nel 2019) con 111,7 milioni di ebitda (da 121,7 milioni) e una perdita netta di 13,3 milioni, a fronte di un debito finanziario netto, incluso l’impatto dell’IFRS 16, di 931 milioni (da 1,1 miliardi). Lo scorso settembre Kos ha ceduto Medipass a Inframedica, società controllata da DWS Alternatives Global. Tra le partecipate c’è anche il gruppo Sogefi, che opera nella progettazione e produzione di sistemi di filtrazione, di impianti di aspirazione aria e raffreddamento dei motori, nonché di componenti per sospensioni. Il gruppo fornisce i principali produttori mondiali di automobili e veicoli commerciali, sia per il primo equipaggiamento sia per i ricambi, dove opera anche sul canale aftermarket, e ha 40 impianti di produzione in 23 paesi e 4 continenti. Nel 2020, i ricavi di Sogefi sono scesi a 1,2 miliardi di euro (-17,8% a cambi storici e -14,2% a cambi costanti). L’ebitda rettificato è a sua volta diminuito a 156,9 milioni dai 177,4 milioni del 2019, ma l’ebitda margin è salito al 135 (dal 12,1%). Il gruppo ha registrato comunque una significativa ripresa dei ricavi nel primo trimestre 2021, ammontati a 356,6 milioni (+5% a cambi storici e +9,3% a cambi costanti rispetto al primo trimestre 2020), con l’ebitda pure in crescita a 54,8 milioni (da 38,2 milioni), così come l’ebitda margin (al 15,4% dall’11,1%), il tutto a fronte di un indebitamento finanziario netto ante IFRS 16 di 261,1 milioni (dai 291,3 milioni di fine 2020).

Tra gli investimenti ci sono anche 392,1 milioni di attivi prontamente liquidabili, di cui il 12% erano depositi bancari, il 70% fondi obbligazionari, il 15% hedge fund e il 4% fondi azionari e un portafoglio di fondi di private equity del valore di 56 milioni e un portafoglio di investimenti non-core di minoranza, tra cui la partecipazione del 5% nel gruppo editoriale Gedi.

L’advisor

L’opa sulle azioni proprie da parte di Cir è stata strutturata con il supporto dell’advisor e global coordinator Unicredit.

 

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