Dalla riorganizzazione delle agevolazioni relative agli investimenti in startup e pmi innovative all’aumento degli incentivi fiscali per investimenti di fondi previdenziali. Sono solo alcune delle otto proposte avanzate da Italian Tech Alliance, l’associazione italiana del venture capital, degli investitori in innovazione (business angel, family office e corporate) e delle startup e pmi innovative, con l’obiettivo di offrire al nuovo governo un quadro dei provvedimenti necessari, e di facile attuazione, per sostenere l’ecosistema dell’innovazione italiano.
“E’ importante che chi sarà chiamato a governare dopo il 25 settembre comprenda che porre attenzione nei confronti delle startup non significa semplicemente sostenere un’impresa, ma che si tratta di un investimento sulla crescita del Paese nel suo complesso, consentendo la creazione di nuovi posti di lavoro e il consolidamento di realtà che si rivelano sempre più centrali per il futuro della nostra economia”, ha sottolineato Francesco Cerruti, direttore generale di Italian Tech Alliance.
In vista dell’elezioni l’associazione ne ha discusso oggi con alcuni esponenti dei partiti che si sono presentati all’elezioni del 25 settembre, tra cui Luca Carabetta, candidato alla Camera per Movimento 5 Stelle, Giulio Centemero candidato della Lega, Federico Mollicone di Fratelli d’Italia, Antonio Nicita del Partito Democratico, Antonio Palmieri di Forza Italia e Giulia Pastorella di Azione-Italia Viva.
La situazione in Italia
Nonostante la pandemia da Covid-19 e la difficile situazione economica, la quantità degli investimenti verso startup e imprese innovative in Italia ha registrato negli ultimi anni un significativo incremento: nel 2021 gli investimenti hanno toccato la cifra record di 1,24 miliardi di euro, in netta crescita rispetto ai 569 milioni di euro nel 2020 e ai 367 milioni di euro del 2019. Nello stesso anno, però, in Spagna sono stati investiti in imprese innovative 6,6 miliardi di euro, in Francia 11,6 miliardi e in Germania 16,2 miliardi.
Permane infatti un distacco non indifferente rispetto agli altri paesi europei. Per questo motivo Italian Tech Alliance ha evidenziato in otto proposte aspetti e regolamenti che possono essere migliorati nel settore.
Cosa può essere cambiato
L’associazione italiana del venture capital propone di riorganizzare le agevolazioni relative agli investimenti in startup e pmi innovative, e più in generale stabilire un Libro bianco che riassuma le principali norme relative al settore tecnologico. Secondo Italian Tech Alliance, sarebbe fondamentale riprendere il lavoro peraltro già iniziato nella scorsa legislatura con la proposta di legge “Start Act” per varare un unico testo contenente le principali indicazione per startup e investitori regolamentati.
Necessario anche per l’associazione, aumentare gli incentivi fiscali per gli investimenti di fondi previdenziali e casse assicurative verso venture capital e altri investitori professionali. “Per favorire il loro coinvolgimento sarebbero importanti alcune agevolazioni supplementari a partire dalla deduzione fiscale del 30% dell’investimento in startup, pmi innovative, fondi di venture capital e società d’investimento che investono almeno il 30% in startup e pmi innovative. Le plusvalenze derivanti dalle partecipazioni al capitale sociale di una o più startup e/o pmi innovativa – direttamente o per tramite di investitori professionali – non dovrebbero concorrere alla formazione del reddito unico imponibile degli investitori istituzionali”, sottolinea Italian Tech Alliance.
Poi l’associazione parla di promuovere i Fondi di fondi misti “pubblico-privati” con l’obiettivo di aumentare le risorse disponibili attraverso un effetto moltiplicatore; riformare e potenziare il meccanismo di credito d’imposta in ricerca e sviluppo, che si dovrebbe concentrare su tre aspetti: identificazione ex ante delle spese sulle quali viene riconosciuto il credito d’imposta per superare l’incertezza e stimolare gli investimenti in ricerca e sviluppo; introduzione della possibilità che tali crediti siano venduti, alla stregua di quanto avviene nell’edilizia con il bonus 110%, o usati sotto forma di voucher; creazione ad hoc di un Credito imposta ricerca e sviluppo al 50%, dedicato alle startup e pmi innovative, che spesso non possono usufruire di questa misura perché operano ancora in uno status pre-profitto.
Italian Tech Alliance aggiunge poi di adottare un Tech transfer act, che faciliti il trasferimento tecnologico in Italia, ad oggi limitato da un sistema normativo poco chiaro che pregiudica lo sviluppo dell’innovazione e la crescita del paese. Nello specifico, ciò comporta l’abolizione del “Professor’s privilege” e l’attribuzione dei brevetti all’ateneo o all’ente di ricerca (allineando il quadro giuridico italiano a quello degli altri paesi europei) e la semplificazione delle interazioni fra pubblico e privato. Ma anche l’agevolazione del coinvolgimento di professori universitari e ricercatori pubblici nell’assunzione di incarichi operativi o manageriali in start up e/o pmi innovative, la creazione di un corso di formazione nell’ambito del percorso accademico delle università.
Infine, l’associazione suggerisce di mettere a sistema le agevolazioni per chi investe in startup e pmi innovative previste nel dl Rilancio (maggio 2020) con quelle precedentemente previste al 30%; introdurre dei regolamenti attuativi per estendere agli investimenti in Fondi/Oicr le stesse agevolazioni esistenti per persone fisiche che investono in startup e pmi innovative; e allocare le rimanenze dei Fondi europei di sviluppo regionale verso imprese innovative e fondi di venture capital. Previsione di un fondo specificamente dedicato agli ambiti di indirizzi dei Fesr su base regionale nel quale allocare le rimanenze dei fondi stessi da destinare a imprese innovative attive in ambiti specifici, mantenendo inalterata destinazione geografica e settoriale. La misura non avrebbe alcun impatto su altre fonti di spesa, ma il vantaggio di evitare la dispersione di risorse che altrimenti non verrebbero utilizzate dalle amministrazioni beneficiarie.