Un altro dato controcorrente. Un’altra dimostrazione di resilienza da parte del private equity. Nonostante il perpetuarsi di un periodo caratterizzato da notevoli fattori di incertezza, sia a livello economico che politico, sullo scenario internazionale, il mercato italiano del settore si conferma su quelli che possono ormai essere ragionevolmente definiti “i propri livelli”, indice di un ottimo stato di salute.
Nel mese di aprile si sono registrati 22 nuovi investimenti. Nello scorso anno, nel medesimo periodo, l’Osservatorio Pem di Liuc – Università Cattaneo, attivo nell’ambito delle attività della Liuc Business School, gli investimenti mappati nel private equity sono stati 16. Il primo quadrimestre viaggia su trend migliori rispetto al 2021, un’annata record per quanto concerne il dato relativo al numero di operazioni realizzate nel nostro paese.
La tanto temuta frenata dunque, almeno per il momento, non si è verificata. Frenata imputabile ai diversi fattori economici e politici che da ormai alcuni mesi preoccupano a livello internazionale, andandosi tra l’altro a sommare ai due anni ormai abbondanti di battaglia contro la pandemia. Un test ancora più probante per il mercato del capitale di rischio sarà il prossimo bimestre, nel quale le operazioni che verranno finalizzate avranno avuto, per la maggior parte, “origination” proprio in questi primi mesi del 2022.
Private equity, un settore resiliente
“Anche i dati relativi ai primi mesi del 2022 confermano quanto già evidenziato nel corso della pandemia, il settore del private equity si dimostra resiliente anche in situazioni di difficoltà congiunturale” dichiara Emidio Cacciapuoti, Partner, McDermott Will&Emery. “La flessione del numero di operatori attivi esteri rispetto a quelli italiani non credo sia un dato, per il momento, significativo. Ci sono chiari segnali che le imprese italiane sono e rimarranno obiettivi molto attrattivi per gli investitori stranieri che intendono investire e avviare processi di consolidamento e internazionalizzazione delle Pmi italiane”.
Settore polarizzato tra Lombardia e Veneto
Sempre nel mese di aprile, le operazioni di buy out rappresentano la quasi totalità del settore, con una percentuale pari al 91%. La rimanente parte di mercato è equamente suddivisa tra il comparto delle infrastrutture, che dallo scorso l’Osservatorio Pem mappa come categoria distinta, e gli interventi di sostituzione di parte dell’azionariato (replacement). Dal punto di vista geografico, ad aprile il settore risulta decisamente polarizzato (circa il 63%) nel binomio Lombardia & Veneto. Le altre operazioni sono dislocate lungo tutto il territorio nazionale, con una frequenza di un deal in otto differenti regioni.
Industria e Ict i settori più rappresentati
In ottica settoriale, invece, si distingue il consueto comparto dei prodotti per l’industria (32%), a seguire il settore riconducibile all’Ict (14%). Terzo posto per l’industria del terziario (14%). Il restante 40% è equamente suddiviso tra numerose altre filiere dell’economia, tra le quali l’alimentare, i beni di consumo, il cleantech e i servizi alla persona.
Si conferma, da ultimo, pur in calo, l’elevato interesse degli investitori internazionali dedicato alle imprese del nostro paese. Il 41% delle operazioni concluse sono a loro riconducibili. Ritorna, comunque, dopo alcuni mesi, il “predominio” degli operatori domestici.
Monitorate anche le operazioni estere di private equity italiani
In tale contesto, si segnalano l’acquisizione di Irca ad opera di Advent, nonché quella di Arbo realizzata da Nb Renaissance. Da rilevare, anche, la regia di Fondo Italiano d’Investimento Sgr nell’operazione di add-on condotta da Maticmind su TecnologiePm.
A margine, si segnala che l’osservatorio Pem ha avviato nello scorso 2021, in parallelo, anche la mappatura delle operazioni concluse all’estero da operatori di private equity italiani, nonché delle acquisizioni di target estere realizzate da imprese italiane, con la “regia” di un operatore di risk capital.
A tale riguardo, si rileva come, nel corso del mese in esame, non siano state censite operazioni di acquisizione diretta all’estero. Di contro sono state mappate ben cinque add-on aventi quali target company aziende estere: in Spagna, Francia, Uk, Danimarca e Stati Uniti. Tra questi, si segnalano l’acquisizione di Tageos condotta da Fedrigoni, sotto la regia di Bain Capital, e quella di Designer Company condotta da Design Holding, con il supporto di The Carlyle Group.
Cos’è il Pem
Il Private Equity Monitor (Pem) è un osservatorio attivo presso la Liuc Business School, grazie al contributo di Deloitte, Eos Investment Management, Fondo Italiano di Investimento Sgr, McDermott Will&Emery, UniCredit e Value Italy Sgr.
L’Osservatorio sviluppa da venti anni un’attività di monitoraggio permanente sugli investimenti in capitale di rischio realizzati nel nostro paese. L’obiettivo è di offrire ad operatori, analisti, studiosi e referenti istituzionali, informazioni utili per lo svolgimento delle relative attività.
Il Pem si concentra sulle operazioni realizzate da investitori privati e prende in considerazione soltanto gli interventi successivi a quelli cosiddetti di “start up”. Il focus è prevalentemente sugli investimenti finalizzati alla crescita aziendale (expansion), o alla sostituzione parziale o totale del precedente azionariato da parte di investitori istituzionali (replacement, buy out e turnaround), nonché sulle operazioni del mondo infrastrutture.