Con la triste scomparsa di Leonardo Del Vecchio (qui il profilo), fondatore di Luxottica e fra gli uomini finanziariamente più potenti del Paese, l’epilogo della partita per il controllo di Generali resta una delle incognite che più struggono e incuriosiscono il mercato. Parlo di Generali perché se è vero che l’imprenditore di Agordo ha perso, assieme a Francesco Gaetano Caltagirone, lo scontro diretto in assemblea in fase di rinnovo del board della compagnia, dall’altro lato è altrettanto vero che la palla è passata sul campo di Mediobanca quale strada per arrivare a Trieste.

Gli interrogativi sono tanti ma due sono quelli a mio avviso più interessanti. Uno: i manager che guideranno Delfin decideranno di liquidare tutto o parte dell’investimento o di proseguire? Per rispondere a questa domanda dovremmo aspettare l’apertura, probabilmente tra pochi giorni, del testamento lussemburghese di Del Vecchio, dove si presume saranno scritte nero su bianco – e in modo insindacabili – le ultime volontà dell’imprenditore. A ragionarci bene, considerando i 5 miliardi di euro fin qui investiti per acquisire il 10% circa di Generali e il 19,4% di Mediobanca, potrebbe sembrare sprecato abbandonare del tutto la partita. Il livello di coinvolgimento è tale che uscire del tutto può sembrare per certi versi impossibile. Certo è che per i manager alla guida della holding che detiene queste partecipazioni non sarà semplice compiere le sue volontà, non fosse altro per lo stop imposto dalla Bce che ha chiesto a Delfin di strutturarsi come una capogruppo bancaria, se vuole crescere oltre il 20% in Mediobanca. Vedremo.

Interrogativo numero due: cosa farà Intesa Sanpaolo? La banca guidata da Carlo Messina è stata e viene tuttora tirata in ballo con una certa cadenza quale player rilevante della partita. La ragione è semplice, e cioè Intesa è una banca di sistema e proprio in virtù del suo ruolo non potrebbe limitarsi a fare da spettatore in una partita del genere. Ragionando in una logica puramente industriale (quindi al netto di interessi o pressioni di altra natura), una partecipazione diretta di Ca’ de Sass in Mediobanca sembra improbabile (ne avevo già scritto in questo editoriale). Ciò che invece può cambiare per la banca di Carlo Messina è il peso su Generali.

D’altronde Trieste, e quindi la bancassurance, è sempre stato uno dei sogni del banchiere numero uno del Paese e ci aveva già provato nel 2017 ad acquistarne una quota. Ora delle quote, qualora in Delfin decidano di non proseguire la partita o di farlo limitatamente a Mediobanca, sarebbero disponibili e se saprà approfittarne, per Intesa si aprirà la strada per entrare come socio di peso nella compagnia assicurativa. Succederà? Anche qui per sapere la risposta occorrerà aspettare. Quel che è certo è che l’epilogo è ancora tutto da scrivere.

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