Lo scorso 22 giugno illimity Bank, la banca fondata e guidata dall’ex numero uno di Intesa Sanpaolo Corrado Passera, ha presentato alla comunità finanziaria il piano strategico 2021 – 2025.

Un piano “ambizioso ma concreto”, ha commentato il ceo, che prevede una mobilitazione di almeno 11 miliardi di euro, dai 3 attuali, un utile netto stimato a 60-70 milioni nel 2021, che raddoppierà a 140 milioni nel 2023 e supererà i 240 milioni nel 2025, con un Roe (return on equity) rispettivamente al 10%, 15% e 20%.
Al di là dei risultati economici, ciò che è interessante è vedere come Passera e il team di top manager (tutti uomini, aimè) puntano a raggiungerli, perché ci può dire qualcosa sul futuro del banking nel nostro Paese. Illimity è infatti un esempio di realtà che è cresciuta in maniera sostenibile, focalizzata su precise aree di business – in due anni ha mobilitato 3 miliardi di euro– e che per i prossimi anni potrà generare ai propri azionisti 180 milioni di euro di dividendi.

La prima riflessione riguarda la tecnologia, intesa non solo come offerta ma come fulcro dal quale organizzare l’intera attività. Non è niente di nuovo. Certo, dalla sua illimity ha il fatto di essere nata come banca totalmente tecnologica, senza legacy e senza strutture da dover migrare online, ed è quindi più avvantaggiata rispetto alle altre banche. Tuttavia, la sua esperienza dovrebbe insegnare che lo sforzo tecnologico è non solo indispensabile ma anche anche spendibile sul mercato. Con la creazione di un’infrastruttura IT basata interamente sul cloud, che velocizza i processi e taglia i costi, Illimity ha potuto cederne la licenza a Ion, società di investimenti di Andrea Pignataro, garantendosi un introito di 90 milioni di euro.

Il rapporto con Ion, che è entrato in illimity con il 9,9%, è foriero di una seconda riflessione. Per una banca, aprire il capitale non è proprio all’ordine del giorno. Per illimity è una strategia e di fatto rompe qualche tabù. Soprattutto perché è una partnership che è sinergica sul fronte tecnologico, dove, ha ricordato Passera, ci sono tantissimi cambiamenti in corso. Restare indietro non è la scelta vincente ed essere al passo con l’avanzamento digitale non è qualcosa che una banca può fare da sola.

Il terzo, e ultimo, elemento di riflessione riguarda le piccole e medi imprese. Passera ha stimato un mercato da 700 miliardi di euro di pmi ancora da esplorare, con almeno 1 milione di piccole imprese relegate ai margini del sistema del credito. Riuscire a capire quali sono questi spazi di mercato e a intercettarli si sta rivelando vincente per illimity, che punta a coprire questo segmento, soprattutto le imprese Tier2, a 360gradi, anche sul fronte private equity, ad esempio, con il lancio di un fondo nel 2022. Le pmi sono ormai sempre più protagoniste dei sogni dei player finanziari, ma non basta approcciarsi a loro con le tradizionali soluzioni finanziarie. Ciò che veramente servirebbe, al sistema e ai player stessi, è individuare questi vuoti e riempirli di operatori che, tutti insieme, possano supportare le aziende in ogni fare della loro esistenza creditizia e solo così creare un percorso di crescita sostenibile. Su questo le banche dovrebbero puntare al futuro.

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