Il ruolo delle criptovalute nell’allocazione del risparmio deve essere approfondito. Parola del presidente di Consob, Paolo
Savona (nella foto a destra), che nel discorso in occasione della relazione annuale della commissione ha dedicato ampio spazio alle valute digitali.
“Gli effetti sulla tutela del risparmio e sulla stessa distribuzione del reddito appaiono rilevanti e richiedono un’esatta comprensione per dare seguito urgente a una regolamentazione che colmi le lacune da questa palesate”, ha affermato Savona. (Vedi l’analisi sul perché le criptovalute sono volatili)
L’infosfera terreno di scontro politico
Sulla base del metro offerto dalla normativa vigente, secondo il numero uno di Consob, “non è più possibile distinguere, con certezza tecnica e giuridica, in che cosa oggi consistano legalmente la moneta e i prodotti finanziari, un contenuto che si presenta interrelato per la connessione garantita dalle piattaforme di conversione tra strumenti virtuali e tradizionali. Il mercato usa un metro diverso da quello della normativa esistente, che richiede di essere in questa integrato”.
Senza contare, ha aggiunto, che “l’attività in forme mobiliari che si svolge nell’infosfera va sempre più interferendo anche con le relazioni internazionali e gli equilibri geopolitici, la cui stabilità riveste un ruolo importante per gli scambi monetari e finanziari, soprattutto a seguito del peso crescente che essi hanno in un habitat politico non più al meglio dei risultati di pace e prosperità raggiunti nell’ultimo trentennio di integrazione e cooperazione tra Stati”.
Savona ha invitato a non fare confusione tra pagamenti digitali e strumenti cripto, perché “sono questi ultimi che creano nuovi problemi al funzionamento dei mercati per le relazioni che instaurano con gli strumenti tradizionali e digitalizzati, rendendo difficile la regolamentazione e sorveglianza, con conseguenze distorsive sull’attività di produzione e scambio, come testimonia il fatto che un solo Bitcoin abbia avuto di recente la possibilità di acquistare un’auto elettrica di grossa cilindrata e poco dopo abbia perso la metà del suo potere di acquisto”.
E ancora: “L’informatica finanziaria è una lampada prodigiosa dalla quale è uscito il Genio. Le autorità non riusciranno a riportarlo dentro, perché esso agisce nella sfera immateriale o infosfera controllabile solo cambiando protocollo di scambio delle informazioni, ossia frammentando l’unità del mercato mondiale e così riducendo il saggio di competitività internazionale. La piramide di bit, l’unità di misura dell’informatica, è cresciuta enormemente ed è penetrata nel mercato degli strumenti tradizionali perdendo il contatto territoriale implicito nella loro trattazione su basi legali”.
Nelle attuali condizioni, “le autorità possono intervenire divenendo parti attive nell’infosfera, ossia utilizzando i vantaggi delle tecniche digitalizzate; la loro azione risulterà più efficace se cooperano tra loro, ma, per raggiungere lo scopo, devono comprendere innanzitutto i limiti e le possibilità nell’uso delle nuove tecnologie che la scienza dei dati e quella delle reti va sviluppando a ritmi incalzanti. “Alle condizioni che si sono affermate sul mercato, i soli ammonimenti sui rischi corsi dai risparmiatori o le stesse proibizioni risultano inefficaci”, ha ammesso il presidente della Consob.
La necessità di norme e controlli
“La volontà espressa in più sedi dalle autorità di governo di voler cogliere le opportunità delle innovazioni tecnologiche non va intesa come un’accondiscendenza verso la perdita di trasparenza del mercato, ma la volontà di un suo recupero facendo uso delle stesse innovazioni finanziarie”, prosegue Savona. “Perciò l’attitudine favorevole alle nuove tecniche va accompagnata con norme chiare sulla nascita e sugli scambi degli strumenti criptati e sui loro intrecci tra attività/passività monetarie e finanziarie tradizionali, siano esse già digitalizzate o meno, come guida indispensabile per gli operatori che gestiscono la liquidità e i risparmi”.
Savona ha citato l’economista Richard Rasmussen, il quale ha scritto che “sarebbe estremamente ridicolo applicarsi per davvero a dimostrare che la ricchezza consiste nella moneta, o nell’oro e nell’argento, e non in ciò che la moneta acquista”. Un riferimento al potere che acquisiscano i minatori di criptovalute.
Dunque, la funzione redistributrice e quella produttiva-commutativa “risultano alterate dalla creazione di potere di acquisto digitalizzato, ancor più se collocato in una contabilità perfettamente decentrata. Nonostante la loro importanza negli equilibri sociali, le implicazioni etiche delle innovazioni finanziarie sul funzionamento della democrazia hanno finora ricevuto minore considerazione di altri aspetti del problema, quali il digital divide, la privacy e il diritto alla libera iniziativa privata”, ha osservato ancora Savona.
La diffusione degli strumenti virtuali ha sollecitato la nascita delle piattaforme tecnologiche che consentono modalità di accesso ai servizi di pagamento e di negoziazione in titoli più rapide e meno costose rispetto a quelle offerte dalle banche e dagli altri intermediari. Le funzioni di custodia e scambio da esse inizialmente svolte si sono evolute per accogliere operazioni sempre più articolate e complesse, ivi incluse la concessione di crediti garantiti da propri o altrui strumenti virtuali o la stipula di contratti derivati usando come collateral le cryptocurrency, anche per più operazioni dello stesso tipo. “Questi nuovi comparti del mercato sono in rapida evoluzione e sembra ripetersi l’esperienza antecedente la crisi del 2008, quando i contratti derivati si svilupparono fino a raggiungere una dimensione di dieci volte il Pil globale, assumendo forme complesse che ricevettero un rating elevato. Pur con le dovute distinzioni, è prevedibile che stia accadendo qualcosa di analogo nel mercato dei prodotti monetari e finanziari virtuali, soprattutto criptati”, ha avvertito Savona.
La minaccia criminale
La blockchain originaria è impenetrabile, mentre quella usata da altre cryptocurrency non lo è. Queste forme hanno raggiunto soluzioni sofisticate per proteggersi dagli attacchi esterni. Ma sono pur sempre penetrabili; chi li usa, ritiene che il rischio trovi compensazione nei vantaggi che provengono per raggiungere altri fini, come realizzare gli smart contract.
“Tra gli effetti negativi ben conosciuti vi è la schermatura che queste tecniche consentono ad attività criminali, come l’evasione fiscale, il riciclaggio di denaro sporco, il finanziamento del terrorismo e il sequestro di persone. La concentrazione nel possesso di Bitcoin che è stata recentemente accertata può riflettere questo aspetto del problema. Il fiume ormai in piena degli strumenti virtuali si è articolato in molti e variegati rivoli: Internet, che non è certo la culla delle certezze, attesta che esistono in circolazione dalle quattro alle cinque mila cryptocurrency (nelle forme di stable coin, ma in gran parte floating) che operano più o meno indisturbate; se a esse si applica l’esperienza fatta in poco tempo dalla Consob nell’oscurare in Italia centinaia di siti web che raccoglievano illecitamente risparmio, il quadro che ne risulta appare preoccupante”, ha concluso Savona.
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