Mattinata grigia per le borse europee che aprono la settimana influenzate dall’acuirsi delle tensioni geopolitiche sull’Ucraina. L’avversione al rischio spinge gli investitori a rifugiarsi su asset considerati sicuri con i titoli di Stato e il franco svizzero. Prese di mira i listini europei e le banche. Allo stesso tempo sono in netto rialzo le materie prime, a partire da palladio e grano, la cui fornitura globale dipende in larga misura da Russia e Ucraina, ma anche il petrolio.

Washington ha ribadito ieri che i russi potrebbero attaccare l’Ucraina “in qualsiasi momento”, e ulteriori sforzi diplomatici nel fine settimana tra i leader occidentali e il Cremlino non hanno abbassato la tensione.  L’Ucraina non fa parte del patto transatlantico, e di conseguenza della Nato, ma dal 2008 al Paese è stato promesso che a un certo punto avrebbe avuto la possibilità di aderire, mossa che permetterebbe alla coalizione guidata degli Stati Uniti di espandersi fino al confine con la Russia. La situazione non è di buon grado per il presidente russo Vladimir Putin che ritiene che i crescenti legami di Kiev con l’alleanza potrebbero portare alla creazione di una piattaforma di lancio missilistico nel Paese che punti sulla Russia. Secondo il capo del Cremlino, quindi, è necessario stabilire delle “linee rosse” per evitare che ciò accada.

A Piazza Affari il Ftse Mib cede del 3,62%, in linea con Francoforte (meno del 3,08%). Male anche Parigi (meno del 3,2%%) e Amsterdam (meno del 2,4%), mentre Londra limita i danni all’1,14%. I venti di guerra, però, mettono parallelamente le ali ai prezzi delle materie prime, a partire da quello del petrolio, sostenendo così i titoli del settore energetico. Il Wti con consegna marzo sale dell’1,51% a 94,15 dollari al barile, mentre il Brent con consegna ad aprile guadagna l’1,47% a 95,83 dollari. In netto rialzo anche il prezzo del gas, che guadagna il 10% a 85,20 euro per megawattora ad Amsterdam dopo aver toccato il massimo da fine gennaio a 88 euro.

Male le banche

Le vendite colpiscono in primo luogo le banche. Banco Bpm registra un calo del 6,7% dopo la corsa di venerdì innescata dalle voci su una possibile opa da parte di Unicredit che registra a sua volta una discesa del 6,05% e Intesa Sanpaolo del 5,59%. Giù anche i titoli dell’automotive, con Cnh Industrial a meno del 3,79% e Stellantis a meno del 3,65%, mentre più limitati i danni nel comparto energia: Terna segna meno del 0,27%, Snam meno del 0,47% ed Eni meno del 0,59%.

Sul mercato dei cambi, l’euro perde quota a 1,1333 dollari (da 1,1393 venerdì in chiusura). Il franco svizzero si rafforza a 1,0497 per un euro da 1,0557. In calo dello 0,3% l’oro, a 1.853,54 dollari l’oncia.

Apertura in frazionale calo per lo spread tra BTp e Bund sul mercato secondario Mts dei titoli di Stato europei, dopo una settimana che aveva confermato la tendenza all’allargamento emersa dopo l’ultima riunione della Bce. In avvio di seduta il differenziale di rendimento tra il BTp decennale benchmark e il pari scadenza tedesco si attesta a quota 165 punti base dai 166 punti del closing di venerdì.

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