Dal 2015 a oggi il sistema bancario europeo ha portato avanti una forte azione di derisking sullo stock dei crediti deteriorati tanto che oggi in tutta Europa si sono raggiunti livelli soddisfacenti con un Npl ratio che è passato dal 5,8% del 2015 all’1,8% di fine 2022 (in Italia è crollato dal 16,8% al 2,6%). Il processo ha richiesto tempo e fatica e oggi possiamo tirare un sospiro di sollievo anche se in Europa ci sono ancora in circolazione 367 miliardi di euro di Npl, di cui 279 ancora presenti ma fuori dai bilanci delle banche, e quasi 2mila miliardi di Stage 2 in forte aumento. L’Italia è messa meglio di altri paesi, con 51 miliardi di Npl, contro i 110 della Francia e i 79 della Spagna. Il livello di Stage 2 in Italia è pari a 263 miliardi di euro contro i 626 della Francia e i 192 della Spagna.

Tra le priorità del settore c’è quindi la necessità di farsi trovare pronto per una gestione tempestiva di eventuali nuove criticità. A tal proposito entro la fine di quest’anno tutti i paesi europei dovranno recepire la nuova Direttiva Ue che completa il framework normativo sull’intera filiera del credito per migliorare l’efficienza e l’operatività del mercato.

Se ne è parlato alla nona edizione del Cv Spring Day che si è tenuto ieri a Milano a Palazzo Mezzanotte, sede di Borsa italiana. L’evento, dal titolo Verso il mercato unico europeo degli NPE: opportunità e insidie, e di cui Dealflower è media partner, è stata l’occasione per l’intera filiera della Credit Distressed Industry per incontrarsi e confrontarsi.

Obiettivi e opportunità dell’anno in corso

Senza dubbio il 2023 sarà un anno cruciale per il settore che dovrà recepire entro il prossimo 29 dicembre la Direttiva europea 2167/2021, che prevede la nascita di un mercato unico europeo per l’acquisto e la gestione dei crediti, oggi molto diversificato ed eterogeneo sotto il profilo regolamentare.

Questa novità creerà sicuramente nuove opportunità per il settore, dallo sviluppo di nuovi business all’evoluzione dei modelli di pricing e ad una maggiore industrializzazione e trasparenza nelle transazioni. Ma i framework legali sono ancora frammentati e tra i vari paesi ci sono modelli di business e livelli di maturità di mercato differenti. L’Italia sarà uno dei paesi più avvantaggiati in questo processo perché ormai il nostro mercato è riconosciuto come uno dei più maturi e dei più resilienti, grazie allo straordinario processo di maturazione vissuto in questi anni. Sarà quindi il più pronto ad accogliere queste grandi novità, perché è tra i mercati più regolamentati, con elevati livelli di expertise e lo sviluppo di numerose best practise nella gestione dei crediti Npe che gli consentono di affrontare eventuali future criticità.

Difficoltà e problematiche

Purtroppo, le dinamiche dell’inflazione da una parte e l’aumento dei tassi di interesse dall’altra potranno determinare una minore capacità di spesa e di rimborso dei debiti da parte sia di privati che di imprese. Dall’altro lato l’aumento dei tassi provocherà soprattutto nell’ambito real estate, quindi per tutte quelle posizioni di crediti secured che rappresentano il 50% degli Npe, una riduzione del numero delle operazioni o quanto meno un allungamento dei tempi delle compravendite con conseguenze sui business plan dei Servicer che hanno in gestione i portafogli Npe secured. Per il momento non si prevedono contrazioni dei valori degli immobili ma anche questo è un punto da sottolineare.

In generale, nel settore Npe si prevede una contrazione delle transazioni sul mercato primario, dovuta soprattutto al mancato sblocco delle GACS che avrebbero rappresentato un driver per nuove operazioni di cessioni dalle size importanti. Nel corso dell’anno l’industry dovrà adattarsi al nuovo contesto normativo che richiederà requisiti più stringenti su compliance, governance e controlli interni, omogeneizzazione dei contenuti minimi dei contratti di servicing e nuove misure di tutela per i debitori.

Come sempre l’innovazione e la digitalizzazione, dagli strumenti di intelligenza artificiale alle piattaforme di marketplace, rappresentano un driver importante per efficientare il processo di acquisto e gestione dei crediti, favorendo un ottimale incontro tra seller, buyer e servicer.

L’alleanza tra Credit Village e il gruppo Crif

Infine, l’evento è stata l’occasione per rilanciare un’importante partnership sottoscritta tra Credit Village e il gruppo Crif rispetto ai temi della sostenibilità e Esg nell’ambito dell’iniziativa European Credit Challenge che mira a creare un atlante delle eccellenze a livello europeo nell’ambito dei servizi dell’ecosistema Npe attraverso un contest che assegna uno score basato su 5 KPI. Grazie a questa partnership le aziende che partecipano al contest potranno eseguire un self assessment tramite Synesgy, la prima piattaforma per la valutazione della sostenibilità ESG delle supply chain, e di misurarne le proprie performance relativamente al loro impatto ambientale, sociale e di governance.

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