GLI ADVISOR CHE HANNO LAVORATO AI VARI DEAL DI ALITALIA

 

Italia Trasporto Aereo (Ita) si appresta a decollare. Lo farà il 15 ottobre. E probabilmente avrà a bordo il ramo Aviation di Alitalia, ovvero 52 aeromobili, 45 di corto-medio raggio e 7 di lungo raggio, più i relativi slot e le attività accessorie necessarie alle attività di volo. L’offerta vincolante per gli asset è stata presentata il 25 agosto mentre il piano industriale di Ita è stato presentato il 15 luglio scorso.

La vendita dei biglietti della nuova compagnia aerea è partita il 26 agosto. Contestualmente, Alitalia in amministrazione straordinaria ha cessato di vendere biglietti per i voli successivi al 14 ottobre.
Il passaggio da Alitalia a Ita (che si chiamerà Alitalia se ne acquisirà il brand) rappresenta l’occasione per ripercorrere per tappe la storia, più travagliata che gloriosa, della compagnia di bandiera.

Quanto è costata Alitalia al contribuente italiano? Secondo i calcoli effettuati da Mediobanca, dal 1974 al 2014 il conto è stato di circa 7,4 miliardi. In quarant’anni lo Stato ha speso 5,397 miliardi di euro (a valori del 2014) tra aumenti di capitale (4,949 miliardi), contributi (245 milioni), garanzie prestate (8 milioni) e altri contributi pubblici (195 milioni). Nello stesso periodo Alitalia, tra collocamenti e negoziazioni, imposte e dividendi ha generato introiti per lo Stato pari a 2,075 miliardi di euro. Il saldo finale è negativo per 3,322 miliardi.

Dopo l’uscita di Etihad dall’azionariato, il governo ha dovuto ricapitalizzare Alitalia per 900 milioni di euro. La scadenza del prestito è stata prorogata diverse volte e infine eliminata definitivamente dal primo governo Conte. Il decreto Rilancio ha destinato ad Alitalia 3 miliardi. A questo conto vanno aggiunti 350 milioni di “indennizzi Covid-19”. La spesa finale del contribuente per i vari salvataggi di Alitalia, dunque, ammonta a circa 13 miliardi.

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