Il celebre piumino di lusso compie 70 anni. Moncler festeggerà il settantesimo anniversario durante la Milano Fashion Week sabato in piazza Duomo con uno show aperto a tutti e diretto dal coreografo francese avanguardista Sadeck Berrabah (Sadeck Waff). Il primo di 70 giorni di eventi ed esperienze in tutto il mondo voluti dal brand italiano di origini francese che oltre a disegnare e produrre piumini di lusso, realizza dal 1952 capi di abbigliamento invernali (cappotti, pantaloni, polo e pullover), ma anche calzature, borse e accessori (guanti, cappelli, sciarpe e scaldacollo).

La storia

Il nome del brand deriva dalle sue stesse radici: Moncler è infatti l’abbreviazione di Monestier-de-Clermont, villaggio di montagna vicino a Grenoble. Qui René Ramillon e Andrè Vincent fondano nel 1952 l’azienda che darà vita al celebre piumino creando giacche ad alta resistenza e protezione per i climi più estremi ideali per gli operai che li indossano sopra la tuta da lavoro nel piccolo stabilimento di montagna.

Due anni dopo è l’alpinista francese Lionel Terray a notare e intuire le potenzialità dei primi piumini Moncler. Nasce così la linea specialistica “Moncler pour Lionel Terray” e nel 1954 i piumini del brand sono scelti per equipaggiare la spedizione italiana sul K2, culminata nella conquista della seconda vetta più alta del mondo da parte di Achille Compagnoni e Lino Lacedelli. Nel 1955 equipaggiano la spedizione sul Makalù. Il marchio è riconosciuto a livello internazionale quando nel 1968, in occasione dei Giochi olimpici invernali di Grenoble,  diventa fornitore ufficiale della squadra francese di sci alpino.

Nel 2003, però, oltrepassa le alpi e diventa uno dei simboli della moda italiana. L’imprenditore Remo Ruffini (attuale presidente e amministratore delegato del gruppo Moncler), infatti, acquisisce il brand. Dieci anni dopo un’altra svolta: Tamburi Investment Partners entra nel capitale di Moncler, con l’acquisizione del 14% della holding Ruffini Partecipazioni alla quale fa capo il 32% del gruppo produttore dei noti piumini e il 16 dicembre 2013 la società Moncler si quota in Borsa.

Dopo solo tre anni, però, Tip si sgancia e Ruffini, primo azionista e numero uno di Moncler, fa spazio nella sua holding a due nuovi investitori strategici di lungo termine, Temasek e Juan Carlos Torres.

Nel 2020, invece, è il brand ad espandersi: a dicembre Moncler rileva Stone Island e cambia infatti anche il nome e l’azionariato di Rph-Ruffini partecipazioni holding, la società interamente dell’ad. La famiglia di Carlo Rivetti, fondatore e maggiore azionista di Stone Island con 50,10% del capitale, avrà circa il 4% dell’azionariato di Moncler ed entrerà infatti in Rph-Ruffini partecipazioni holding, che con questa nuovo scoio di minoranza prende il nome di Double R.

Ora chi c’è dietro a Moncler

Ancora oggi il primo azionista del brand di piumini Remo Ruffini che attraverso Double R. detiene il 23,8%. Seguono Morgan Stanley con il 10,1%, Capital research and management company con il 5,0% e BlackRock con il 4,2%.

Dopo aver superato i due miliardi di euro di fatturato nel 2021, Moncler sembra intenzionato a replicare anche nel 2022. Nei primi sei mesi dell’anno il gruppo ha già ottenuto ricavi da 918,4 milioni di euro (+46% rispetto al 2021), solo il marchio Moncler ha toccato 724,3 milioni di ricavi (+27%) e Stone Island 194,1 milioni (+33%).

Dalle stalle alle stelle

Dopo passerelle in streaming e negozi chiusi, il settore della moda è tornato a incontrarsi alle sfilate e recuperare i numeri di fatturato dell’era pre-Covid. Nel primo semestre del 2022 il mercato è cresciuto del 25%, simile ai risultati dello stesso periodo dell’anno scorso. In parte, l’exploit è stato sostenuto dalla ripresa dei prezzi, spinta dai costi di energia e materie prime. Il fatturato è però cresciuto di oltre il 18% anche al netto dell’aumento dei prezzi, risalendo ai livelli precedenti alla crisi finanziaria del 2008.

A trainare questo aumento – come rileva l’Ufficio studi della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi su dati Istat aggiornati al primo semestre 2022 in confronto con il primo semestre 2021 – è anche l’export che in Italia vale oltre 31 miliardi in sei mesi, con una crescita del 21,6% rispetto al dato dell’anno precedente. Solo nell’area di Milano, Monza Brianza Lodi ha generato 5,3 miliardi di euro (+31,3% rispetto allo stesso periodo del 2021 e rappresenta il 63% sul totale delle esportazioni lombarde del comparto moda).

I principali partner commerciali per le esportazioni di abbigliamento, accessori in pelle e prodotti tessili di Milano Monza Brianza Lodi sono gli Stati Uniti, verso cui esportiamo prodotti per un valore di oltre 863 milioni di euro in sei mesi (+71,6% rispetto ai primi sei mesi dell’anno precedente). Seguono la Cina con oltre 565 milioni di euro (+28,4%) e la Corea del sud con 434 milioni di euro.

Secondo Carlo Capasa, presidente della Camera nazionale della moda italiana, i risultati a fine 2022 saranno molto positivi superando i livelli pre-Covid: con i settori collegati (occhiali, gioielli) ci si aspetta di arrivare a quota 92 miliardi di euro di ricavi, in salita del 10,5% sul 2021 e del 2,5% sul 2019. Merito, soprattutto, delle esportazioni che supereranno i 75,4 miliardi di euro (+11% sul 2021) contro i 71,5 miliardi del 2019.

In totale in Italia le imprese attive nel settore moda sono 185.983, di cui 110.327 imprese operano nell’ambito del commercio e 75.656 nell’ambito del manifatturiero. Il peso percentuale del settore moda di Milano sul totale complessivo delle imprese di tutti i settori è del 3,2% (12.048 imprese attive). I numeri, aggiornati al 30 giugno 2022, sono stati elaborati dall’Ufficio Studi della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi su dati del Registro Imprese.

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