L’approccio data-driven sta diventando sempre più fondamentale per le assicurazioni che però non sono ancora in grado di adottarlo, secondo quanto emerge dal report The data-powered insurer: Unlocking the data premium at speed and scale del Capgemini Research Institute. La capacità di gestire, interpretare e interrogare i big data si sta infatti rivelando una mossa vincente per la comprensione dei rischi, permettendone in maniera agevole l’attribuzione di un valore economico.
I dati e le assicurazioni oggi
Al momento secondo l’indagine di Capgemini, che ha coinvolto 510 dirigenti di 204 compagnie di assicurazione, solo il 18% delle compagnie assicurative è in grado di ottimizzare l’utilizzo dei dati. Grazie a questi oltre il 40% delle compagnie sta entrando in nuovi mercati, passando dalla protezione dai rischi alla prevenzione degli stessi, e sta trasformando le ipotesi attuariali. Il 43% sta inoltre utilizzando i dati in real time per aggiornare i modelli attuariali, mentre circa un terzo si sta avvalendo dei dati per la simulazione di nuovi rischi.
Chi sono i data master
Le organizzazioni in grado di disporre di dati non tradizionali e in tempo reale, come quelle provenienti da dispositivi telematici indossabili e dai social media, riusciranno a ottenere un vantaggio competitivo. Saranno infatti in grado soddisfare le aspettative dei clienti, offrendo loro soluzioni pratiche e tailored-made, permettendo loro di competere con le insurtech. Le compagnie che sono già ora in grado di ottenere questo tipo di padronanza dei dati sono definite dal report insurance data master. Il 90% di loro ha riportato premi più alti, una migliore combined ratio e risultati più elevati in termini di net promoter score rispetto alla metà dei peer.
Come è facile intuire le insurance data master sono le compagnie assicurative maggiori, con un fatturato medio superiore ai 20 miliardi di dollari. Rispetto ai peer, i data master si distinguono in alcune aree chiave. Il 97% di loro ha sviluppato delle Api per consentire a property esterne di accedere ai loro dati proprietari, contro il 36% dei peer. Quasi il 90% può inoltre connettere con facilità fonti esterne di dati con piattaforme interne, creando uno scambio vantaggioso per entrambe le parti. Questo si traduce in una risoluzione dei sinistri più rapida e accurata secondo quattro intervistati su dieci. Infine, il 61% delle compagnie maggiori ha inoltre ottenuto un’adozione mainstream oppure vantaggi trasformativi dalle proprie iniziative sui dati, rispetto a solo il 16% di quelle più piccole.
Come diventare data-powered
La strada maestra per le assicurazioni pare dunque quella di divenire data-powered, grazie all’allineamento delle strategie sui dati al business e tramite quattro obiettivi chiave. Il primo è la costruzione di un’infrastruttura che permetta una rapida implementazione di insight ottenuti dai dati. Il secondo è la creazione di un un modello operativo adeguato per portare su scala i casi d’uso assicurativi basati sui dati. Il terzo è la promozione di una solida cultura dei dati in tutta l’organizzazione e il quarto, infine, è la generazione di un ecosistema di Open Data, anche tramite la collaborazione con le InsurTech.