L’interesse sempre più forte da parte dei clienti del private banking per gli alternative investments da un lato e la platea più ampia di imprese che hanno bisogno di liquidità dall’altro. In mezzo sono sempre di più le banche, spesso specializzate nella gestione del risparmio, che mettono a disposizione la rete per fare investimenti in equity in aziende in crescita e al contempo offrire alla clientela nuove opportunità. Almeno questa è l’idea dietro al club deal che Deutsche Bank, tramite la Bank for Entrepreneurs – l’area di business che riunisce il Private Banking & Wealth Management e il Business Banking – si appresta a lanciare nel giro di uno o due mesi.
Tramite Square Capital Club, così si chiamerà l’iniziativa, la banca punta a coinvolgere la clientela del wealth management per “realizzare investimenti in private equity o debito, anche co-investendo con sgr del settore”, spiega a Dealflower Paolo Roncati, a capo della struttura One bank solutions e alla guida del progetto. Si tratta della prima iniziativa di questo genere del gruppo a livello globale, a conferma del ruolo dell’Italia per la banca quale terreno d’innovazione, così come è stato con la creazione, anch’essa per prima, della divisione Bank for Entepreneurs guidata da Roberto Coletta.
Tornando al club deal, l’obiettivo è “raccogliere 250 – 300 milioni di euro di soft commitment entro fine anno, con ticket minimo di un milione, per realizzare idealmente cinque operazioni d’investimento”, dice Roncati che specifica che si tratterà di capitale paziente. Le operazioni infatti “saranno solo minoranze: non abbiamo intenzione di entrare attivamente nella gestione dell’azienda target ma di seguirne la crescita fornendo le risorse necessarie e competenze attraverso uno o due rappresentanti nel board”.
Le imprese target
Di che imprese parliamo? I settori possono variare, l’importante è che siano di medie dimensioni, con un enterprise value dai 250 ai 300 milioni, “i cui imprenditori – spiega Roncati – si trovano di fronte a cambiamenti importanti che non riescono ad affrontare da soli come ad esempio il ricambio generazionale, l’accelerazione verso la sostenibilità o la digitalizzazione. Sono imprese che devono quindi ripensare il management o riposizionare parti del business e per farlo hanno bisogno di risorse”. Si tratta di realtà, sottolinea il manager, “che devono essere già strutturate e pronte, nel giro di qualche anno, per un’eventuale quotazione in Borsa che è per noi l’exit naturale e auspicabile”. L’holding period è sui cinque anni, “ma siamo flessibili, l’importante è che l’azienda cresca e vada bene”, a fronte di un Irr atteso attorno al 15-20%.
Team cercasi
Dal canto suo la banca “investirà il 5% in ogni operazione”, precisa Roncati, oltre a mettere a disposizione il network di aziende clienti della rete per l’originazione dei deal. A tal proposito saranno tre le persone del team dedicate al club deal, una proveniente dalla divisione One bank solutions e due professionisti provenienti dal private equity che saranno reclutati nei prossimi mesi, incaricati di valutare gli investimenti. “Contestualmente – aggiunge -, un team di corporate advisory separato valuterà il deal in nome e per conto degli investitori” e alla struttura “si aggiungerà un pool di imprenditori o ex manager in qualità di esperti di business, nonché di co-investitori, che metteranno a disposizione la loro esperienza per supportare l’azienda”. L’obiettivo è realizzare il primo deal nel primo trimestre del prossimo anno.