Il destino di Agip? La liquidazione. Fosse andata davvero così, forse Eni non sarebbe mai nata. Siamo nel Dopoguerra. Servono risorse energetiche “fresche” per la ripresa economica dell’Italia. Le ricerche sono un fallimento. Ritrovamenti di nuovi bacini, scarsi. E alcuni vengono taciuti per timore che possano finire in mano ai tedeschi, o per non creare problemi nei rapporti commerciali e politici tra Italia e Usa, che detengono il monopolio, o quasi, dell’approvvigionamento energetico. E così il governo decide di chiudere l’Azienda generale italiana petroli, Agip per l’appunto, fondata nel 1926.

Enrico Mattei, ex comandante partigiano cattolico, viene nominato commissario per liquidare la compagnia. Successivamente deputato per Democrazia Cristiana in Parlamento, “disobbedisce” alle indicazioni dell’esecutivo per la liquidazione e porta avanti le ricerche nel Nord Italia. Ci vede giusto. Perché scopre importanti giacimenti di metano nella Pianura Padana. È l’inizio della storia di Eni. Che oggi compie settant’anni.

La legge “materna” dell’Ente nazionale idrocarburi è la numero 136 del 10 febbraio 1953, partorita dopo un lungo dibattito parlamentare, con Alcide De Gasperi presidente del Consiglio ed Ezio Vanoni ministro del Tesoro. All’ente viene attribuito il controllo di Agip, Anic, Snam, e concesso il monopolio della ricerca e produzione di idrocarburi, inizialmente nella Pianura Padana. Nel corso degli anni Eni diventa garante del pieno sfruttamento delle risorse energetiche italiane. Oggi è presente in 69 paesi, con 31.888 dipendenti e 12.256 all’estero. Il fatturato del 2021 è pari a 76,58 miliardi di euro.

Il cane a sei zampe e gli inizi

Il marchio è sin da subito il cane a sei zampe, da sempre associato al logo di ciascuna azienda del gruppo, a partire da Agip. L’autore del disegno, creato nel 1952 in occasione di un concorso, è Luigi Broggini. Secondo l’interpretazione ufficiale della società, le sei zampe simboleggiano le quattro ruote dell’automobile e le due gambe del guidatore.

Gli inizi non sono facili. La politica di Mattei non viene ben vista dalle Big Oil, fino alla crisi petrolifera le sette compagnie al comando del mercato del petrolio: sono le americane Exxon, Mobil, Texaco, Standard oil of California e Gulf Oil, l’anglo olandese Royal Dutch Shell e la britannico British Petroleum. Mattei stesso le definisce, senza troppa stima, le sette sorelle. Che infatti non accettano Eni nel gruppo. Anche alcuni gruppi privati industriali italiani del settore insorgono. Come Montecatini ed Edison: “Concorrenza sleale”. Gli investimenti di Eni vengono finanziati dallo Stato.

Intanto il fabbisogno energetico in Italia cresce. Le risorse presenti sul territorio italiano non bastano più ed Enrico Mattei si rivolge ai paesi africani: Egitto, Iran, Somalia, Marocco, Libia, Eritrea, Etiopia, Sudan, Ghana, Liberia e Nigeria. Obiettivo: ricerca e sfruttamenti di nuovi giacimenti petroliferi. Con i costi di progettazione e implementazione di oleodotti e raffinerie a spese di Eni, tramite le controllate Snam e Saipem. Una mossa che, assieme a un accordo firmato sempre dal gruppo in Medioriente, peggiora ulteriormente i rapporti con le sette sorelle.

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Anni 60: il mistero della morte di Enrico Mattei

In Italia gli investimenti di Eni non si fermano. Tra gli altri, vengono inaugurati gli stabilimenti di Gela e Ravenna. Viene acquisita la Lanerossi, azienda tessile in crisi, stessa operazione con Pignone (metalmeccanica) a fine anni 50 e successivamente con Sir (chimica industriale). Italgas entra a far parte di Eni, che diventa maggior azionista di Montedison, nata dalla fusione di Montecatini ed Edison. Ma gli anni 60 sono ricordati nella storia della compagnia soprattutto per la morte di Enrico Mattei (nella foto sotto).

Il suo aereo privato precipita nelle campagne vicino Bascapè, nel Pavese, in fase di avvicinamento all’aeroporto di Linate dopo esser decollato da Catania, è il 27 ottobre 1962. Un incidente, scrivono i giornali, almeno inizialmente. Ricostruzioni e testimonianze però collegano l’episodio alla protezione di importanti interessi politici, economici e forse anche mafiosi. Per molti, Mattei era diventato un personaggio scomodo, per i suoi investimenti nei paesi emergenti, per la concorrenza che stava costruendo nei confronti delle big oil, e non solo.

Gli organi giudiziari però non riusciranno a risalire mai ai mandanti del presunto sabotaggio dell’aereo. Di sicuro l’incidente cambia le strategie del gruppo. Non più ricerca ed estrazione. Ma contratti di fornitura di greggio. L’obiettivo, rasserenare i rapporti con le sette sorelle. Intanto nel 1968, due anni dopo la nascita di Montedison, Eni diventa primo azionista ed entra nel patto del sindacato. Comincia così la partita sul fronte del settore chimico.

Anni 70: Eni e la crisi petrolifera

La guerra di Egitto e Siria contro Israele, è il 1973, genera lo shock dei prezzi petroliferi. Che si impennano, così come s’impennano i costi di produzione. Non è così però per i prezzi dei prodotti, a causa del blocco imposto dal governo. Risultato: Eni finisce in perdita, per la prima volta. Ed è l’inizio di una lunga serie di bilanci negativi. Anche perché il gruppo si assume il ruolo di ente di salvataggio nei confronti delle imprese finite in difficoltà a causa della crisi. Gli investimenti non si fermano. Nel 1974 la rete di distributori Shell in Italia viene rilevata da Eni: in futuro diventerà Ip.

Si lavora a nuovi import dall’estero, con gasdotti provenienti da Urss e Paesi Bassi. La guerra dura 20 giorni, abbastanza per creare uno scompiglio che nel mercato del petrolio durerà quasi dieci anni. Egitto, Siria ma anche gli alleati, così come l’Opec, sospendono ogni attività di export verso la Nato, schieratasi dalla parte di Israele. L’aumento del prezzo del greggio raggiunge vette del +300%. Le big oil non alzano un dito per arrestare la crisi, complici gli Stati Uniti che, al contrario dell’Italia, non dipendono per nulla dalla fornitura del Medioriente.

Anni 80: nascono Enichem ed Enimont. Ma finisce male

È il periodo delle privatizzazioni, della riorganizzazione del settore della chimica e dell’uscita dal tessile, che permette all’azienda di rientrare da una serie di bilanci estremamente negativi. Nel 1980 Eni esce da Montedison, rileva Sir e LiquiChimica, due anni dopo. Vende Lanerossi. Prendono il via le privatizzazioni dei settori dell’abbigliamento, metallurgico e minerario. Ma è la costituzione dell’azienda petrolchimica Enichem, 1983, l’evento più importante del decennio assieme alla costituzione di Enimont, 1989, risultato dell’unione proprio di EniChem e Montedison: 40% pubblico, 40% privato e il resto lasciato al mercato.

Enimont però dura solo due anni. Eni tenta la scalata con una cordata di finanzieri. S’incrinano i rapporti tra le due parti. Raul Gardini (nella foto sotto) fondatore di Montedison, cede il 40% di proprietà allo Stato, e usa i soldi ricevuti come tangente da versare al sistema politico per defiscalizzare le plusvalenze. Uno schema che viene intercettato dall’inchiesta di Mani Pulite condotta dall’allora pm Antonio Di Pietro. Coinvolti tutti i partiti, o quasi, della Prima Repubblica. Le somme intascate arrivano fino a 150 miliari di vecchie lire, con il coinvolgimento dello Ior, la banca del Vaticano. Gardini viene trovato morto suicida in carcere. La stessa cosa accade al presidente di Eni, Gabriele Cagliari. 

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Gli anni 90, non solo Tangentopoli

Gli anni 90 non contraddistinguono Eni solo per il coinvolgimento in Tangentopoli. Nel 1992 Eni diventa società per azioni controllata dal ministero del Tesoro. L’amministratore delegato, all’epoca, è Franco Bernabè: lui stesso denuncia un giro di fondi “neri” all’interno del gruppo.

Prende così il via, dopo lo scioglimento di Enimont, una profonda ristrutturazione di Eni, che mette in secondo piano l’intero comparto chimico. Ma è anche il primo passo verso la privatizzazione. Tre anni dopo, è il 1995, viene collocata una prima quota in borsa, a Milano e a New York. Ulteriori cessioni porteranno il Tesoro a scendere fino al 30% del capitale.

L’ultima operazione di rilievo, prima dell’inizio del nuovo millennio, avviene a febbraio del 1998: Eni incorpora definitivamente Agip, di cui sopravvive il marchio, che subisce a sua volta una seconda modifica. Il cane a sei zampe ed Eni convergono all’interno del quadrato giallo.

Anni 2000: si celebrano i cinquant’anni di Eni

È il decennio del mezzo secolo di attività, festeggiato nel 2003. Due anni prima, quando Snam Spa viene incorporata in Eni Spa, la svolta è storica: la liberalizzazione del mercato del gas pone fine al monopolio nell’import e nella distribuzione dell’azienda. Che però entra, attraverso EniPower, nel settore dell’energia elettrica. Ma gli anni Duemila rappresentano anche il punto di partenza della transizione energetica, a favore delle energie rinnovabili.

Intanto le esplorazioni continuano. Avviati due giacimenti petroliferi in Angola. Scoperte di nuovi bacini nel Regno Unito, la firma di mandati esplorativi in Arabia Saudita e ulteriori acquisizioni in Norvegia e in Brasile. Ma è nel 2008 l’operazione più importante, con l’annuncio dell’acquisizione della maggioranza azionaria di Distrigas, che commercia gas naturale in Belgio, Francia, Germania, Paesi Bassi e Lussemburgo, lanciando un’Opa sulle restanti azioni, conclusasi nel 2009. Così Eni consolida la propria posizione di leadership del mercato europeo.

Anni 2010: Eni verso Net Zero

Nel secondo decennio degli anni Duemila Eni preme l’acceleratore verso l’energia pulita. Nel 2011 la partnership tra Versalis, controllata da Eni, e l’azienda chimica italiana Novamont dà vita a un nuovo polo di sviluppo della chimica verde a Porto Torres, Sardegna. L’anno dopo le quote detenute dal Tesoro vengono cedute a Cdp. Viene scorporata Snam, e a sua volta venduta a Cassa Depositi e Prestiti.

Nel 2013 nasce Enjoy, brand di Eni, che offre il car sharing nelle città italiane. Un anno dopo Claudio Descalzi è il nuovo amministratore delegato della compagnia, ruolo che svolge ancora oggi. La raffineria di Porto Marghera è riconvertita in un impianto di bioraffineria. Obiettivo, trasformare materie prime di origine biologica in biocarburanti. Nel 2015 arriva la scoperta in Egitto del più grande giacimento di gas del Mediterraneo e nello stesso anno prende il via il deconsolidamento di Saipem.

Nel 2017: nasce la società retail di Eni, gas e luce, le cui attività sono scorporate da Eni. Nello stesso anno nasce Eni New Energy, per realizzare impianti di energia rinnovabili. Si comincia nel 2018, con il primo impianto fotovoltaico in Sardegna ad Assemini.

Claudio Descalzi, ceo di Eni

L’inquinamento del delta del Niger

Alcune Ong tra cui Amnesty, assieme a inchieste giornalistiche e uno studio dell’Onu per l’ambiente, denunciano Eni e altre compagnie per le loro attività in Nigeria, principali cause della devastazione del delta del Niger. Le responsabilità delle compagnie petrolifere e del governo vengono ribadite dalla sentenza della Corte di Giustizia della Comunità economica degli stati dell’Africa occidentale, è il mese di dicembre 2012.

Sempre in Nigeria, Eni risulta attiva nella pratica del gas flaring, processo fortemente inquinante per l’atmosfera, che crea un enorme quantitativo di anidride carbonica. Il tema è ancora molto attuale, come riporta qui il quotidiano “Il Manifesto”.

Anni 2020-oggi

L’Agcom multa Eni di 5 milioni di euro per pubblicità ingannevole. Il gasolio pubblicizzato come “green” si tratta in realtà di un carburante di origine fossile. Per sua natura, altamente inquinante. L’anno è il 2020. Lo stesso in cui Carbon Tracker, think tank no-profit con sede a Londra che ricerca l’impatto del cambiamento climatico sui mercati finanziari, definisce Eni miglior compagnia petrolifera per sostenibilità.

Il Piano Strategico 2021-2024 s’impegna a raggiungere l’obiettivo Net Zero al 2050, e cioè la totale decarbonizzazione di tutti i prodotti e processi entro il 2050. Nel 2022 Eni gas e luce cambia nome e diventa Plenitude, azienda controllata e che integra vendita e commercializzazione di gas ed energia elettrica con energie rinnovabili e la gestione dei punti di ricarica per veicoli elettrici, di cui diventa secondo operatore italiano. A fine agosto vengono scoperti giacimenti di gas per oltre 70 miliardi di metri cubi nelle concessioni a largo di Cipro.

Eni SpA ha sede a Roma, quartiere Eur nell’omonimo palazzo Eni, realizzato nel 1962. Un’altra sede storica si trova a San Donato Milanese, realizzata negli anni 50, la cui costruzione si accompagna a quella di un quartiere residenziale limitrofo, che ancora oggi si chiama Metanopoli, perché vicino a una stazione di pompaggio di metano.

Palazzo dell’Eni all’Eur

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