Essilorluxottica accoglierebbe con favore lo Stato italiano come nuovo azionista, se si comportasse come un investitore di supporto simile allo Stato francese. Lo ha detto l’amministratore delegato del gruppo Francesco Milleri, in un’intervista su La Repubblica.

“Abbiamo sempre visto come positivo ogni nuovo investimento in Essilux”, ha detto Milleri, rispondendo a una domanda su un potenziale ingresso dell’Italia dopo che la Francia ha investito nel produttore franco-italiano di occhiali attraverso la sua banca pubblica Bpi.

“Quello dello Stato francese non ha mai condizionato le nostre scelte, ma le ha sempre supportate e aiutate. Se il governo italiano decidesse di fare lo stesso, sarà sempre il benvenuto” ha aggiunto.

Essilorluxottica come Stellantis? Spiegazione

Si ripropone dunque lo stesso asse già visto e discusso, polemiche comprese, per Stellantis. Spiega infatti Milleri: “Seguiamo con interesse il dibattito su un’altra azienda italo-francese, dove si discute sull’eventuale ingresso dello Stato italiano”.

A tal proposito, le parole del Ceo di Exilorluxottica assumono un tono molto chiaro: “Credo che le decisioni di un paese debbano essere mirate a favorirne lo sviluppo, non a difendere la nazionalità delle sue imprese”.

Milleri: aperti a nuove operazioni di M&A

In occasione della presentazione del bilancio 2023, con conti record, Milleri ha parlato anche di future eventuali nuove operazioni di acquisizioni e del decreto capitali.

M&A? Le abbiamo sempre fatte e continueremo a valutarle -ha risposto il manager-. Puntare su collaborazioni forti è sempre stata una visione strategica di lungo periodo. Pensiamo a nuovi marchi come Cucinelli, Ferrari, Moncler e Swarovski, ma anche al consolidamento delle relazioni con partner come Giorgio Armani, Kodak e Capri Holding. Sono legami profondi che ci aiutano a crescere e allargare la nostra visuale sul mondo”.

Sul Ddl Capitali Milleri ha risposto di non aver ancora letto attentamente il testo, ma anche che sia “un primo passo per adeguare la nostra governance alle best practice internazionali. In particolare le norme sul voto e la formazione della lista del Cda. Credo che il sistema francese garantisca più trasparenza perché i soci non votano la lista, ma i singoli candidati uno per volta. Così se all’interno della lista qualcuno non merita, non viene poi eletto”.

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