Sono i medici delle aziende. Le curano quando stanno male, ma non sono ancora finite in rianimazione e men che meno sul tavolo dell’obitorio. Le risanano, ovvero le salvano, dando un futuro a un’attività economica. E, spesso, ciò significa salvare posti di lavoro e il cosiddetto indotto, ovvero altre ditte, altri posti di lavoro.
Europa Investimenti è un player di special situations. Tradotto: interviene come investitore in aziende che, sebbene sane da un punto di vista operativo, sono sbilanciate in termini finanziari. Entra in campo per riportare in bonis le società che si trovano nella condizione debitoria di unlikely-to-pay (utp), crediti non performing non ancora caduti nel buco nero delle insolvenze.
Di “medici delle aziende” come Europa Investimenti c’era carenza prima che la pandemia da coronavirus Covid-19 rendesse la situazione di interi settori economici drammatica. E per curare le tante, tantissime società che sono cadute nella condizione di utp ci vorrebbe un esercito di Europa Investimenti. Anche perché – come abbiamo cercato di spiegare in un’analisi – c’è un’autentica valanga di credito non performing, in gran parte garantito dallo Stato, che, per effetto della scadenza delle moratorie, sta per abbattersi sul sistema economico.
Azzardando un parallelo, se l’emergenza sanitaria ha reso indispensabile trovare in fretta e furia personale medico e infermieristico, la crisi di liquidità delle aziende necessiterebbe di tanti, tantissimi investitori focalizzati sulle situazioni distressed.
Dealflower ha parlato con Stefano Bennati (nella foto), amministratore delegato di Europa Investimenti, per capire nei dettagli come opera un investitore in special situations. Ricordiamo che Europa Investimenti è parte del gruppo Arrow Global, quotato a Londra, che attualmente è oggetto di un’offerta pubblica d’acquisto da parte dell’operatore di private equity TDR Capital.
Qual è la fotografia attuale di Europa Investimenti?
“Da circa due anni e mezzo contiamo sul supporto di Arrow, ovvero agiamo da advisor negli investimenti del gruppo e del fondo paneuropeo Arrow Credit Opportunities (ACO) che l’anno scorso ha raccolto capitali per circa 1,7 miliardi di euro. In sostanza rappresentiamo il braccio operativo in Italia di Arrow. Gli investimenti vengono gestiti dalla nostra controllata Sagitta Sgr, che è la management company di ACO Umbrella Italy Fund”.
Quanto avete investito sinora in Italia?
“Europa Investimenti dal 2007 a fine dicembre ha effettuato 87 operazioni, distribuite su 44 operazioni di concordato fallimentare, 5 operazioni di concordato preventivo, 3 concordati su amministrazioni straordinarie e 19 operazioni di acquisto di asset e di partecipazioni. Per un totale di 2,5 miliardi di passivi ristrutturati attraverso concordati, 2,2 miliardi di asset acquisiti da concordati e 400 milioni di pagamenti effettuati in favore dei creditori, garantiti da fideiussioni bancarie. Ad esse si aggiungono 16 programmi di cartolarizzazione (con oltre 350 single-name acquisiti), per un totale di 2,2 miliardi di attivi acquisiti attraverso operazioni di cartolarizzazione. Nel solo 2020 sono stati effettuati investimenti in npl per 174 milioni”.
Quanto prevedete di investire nel 2021?
“Abbiamo un target di circa 300 milioni. Ci aspettiamo un incremento delle situazioni distressed per effetto della pandemia”.
Eppure i crediti non performing nei bilanci delle banche continuano a calare…
“Sono stati ceduti portafogli di npl, ma i crediti sono sempre lì, non sono spariti. E ci attendiamo un nuovo flusso, soprattutto di utp, per effetto del Covid”.
Continuerete a essere focalizzati su crediti single name?
“Sì. Agiamo in due modi: investiamo nelle procedure concorsuali oppure ci rivolgiamo alle banche e proponiamo di acquistare i crediti. Gestiamo i crediti in modo attivo, per liberare il valore intrinseco nelle posizioni acquisite. Un cambiamento rispetto al passato è che stiamo guardando situazioni di dimensioni maggiori”.
In quali settori prevedete di trovare gli investimenti potenzialmente più interessanti?
“Detto che non abbiamo particolari preclusioni. ci attendiamo maggiori problematicità nei trasporti e negli altri comparti maggiormente colpiti dalla pandemia, come turismo e ristorazione”.
La scadenza delle moratorie sui crediti quale effetto avrà sulle imprese?
“Prevediamo un’ondata di utp, che poi diventeranno npl se non si interverrà in modo tempestivo. Il nostro focus è puntato sulle aziende operativamente sane ma sbilanciate dal punto di vista finanziario. Non siamo interessati a investimenti diretti in going concern“.
Quale il vostro approccio nei confronti dell’imprenditore?
“Diamo fiducia, fermo restando che bisogna correggere la rotta. Se, però, l’imprenditore vuole mollare, ci facciamo affiancare da un investitore industriale che voglia subentrare nella gestione dell’azienda”.
Spesso il primo creditore delle aziende in situazione distressed è l’Erario: qual è l’atteggiamento delle istituzioni pubbliche nelle procedure concorsuali?
“In generale, le controparti pubbliche sono sempre più evolute. I giudici, per esempio, sono molto attenti al salvataggio dell’impresa: si rendono conto per primi che non deve andare distrutto qualcosa che produce ricchezza. L’Erario e altri creditori di matrice pubblica hanno regole del gioco diverse, ma, anche grazie ai cambiamenti normativi recenti, se c’è una convenienza evidente per tutti i creditori si fa in modo che l’Erario non debba decidere”.
Parliamo di casi concreti. Per quanto riguarda Sansedoni ci affidiamo all’esemplificazione dell’infografica (vedi sotto). Siete coinvolti anche nell’intricata vicenda Moby-Tirrenia-Cin: a che punto siamo della telenovela?
“Abbiamo partecipato a una selezione di possibili investitori nella procedura di ristrutturazione, gestita da PwC in qualità di advisor finanziario. Siamo stati scelti come soggetto preferito, su 27 che avevano presentato una manifestazione d’interesse, probabilmente grazie alla nostra matrice italiana. Abbiamo proposto delle soluzioni tecniche valide e siamo arrivati a un millimetro dall’avvio di una procedura concorsuale ex articolo 182-bis su Cin e a un accordo con Tirrenia sul rimborso del debito residuo derivante dall’acquisto del ramo d’azienda. Avevamo trovato gli accordi sugli aspetti economici, ma ci siamo arenati su risvolti di natura giuridica, che avrebbero rischiato di rendere l’accordo non omologabile. Di conseguenza è scattato il piano B, ovvero una proposta di concordato in continuità, che sta seguendo l’iter normale. Come Europa Investimenti siamo sempre pronti a finanziare l’operazione”.
Siete coinvolti anche nella vicenda Maccaferri. Qual è il ruolo di Europa Investimenti?
“La famiglia imprenditoriale ci ha scelto come partner nell’ambito del piano di concordato. Altre proposte sono state giudicate ostili e penalizzanti per i creditori. Riteniamo che la soluzione elaborata da noi sia in grado di dare maggiore soddisfazione ai creditori e sostenere il piano di rilancio. La proposta di concordato è stata depositata al tribunale di Bologna. Potrebbero esserci delle proposte concorrenti, lo sappiamo, ma riteniamo che saranno necessariamente penalizzanti per i creditori. La nostra proposta ha il pregio di dare continuità all’attività e alla famiglia di imprenditori”.
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