Tutto pronto per il gran finale. Fra musica e cultura, è un mix esplosivo quello di Eurovision Song Contest 2022, che grazie alla vittoria dei Maneskin a Rotterdam quest’anno è sbarcato in Italia, al Palaolimpico di Torino. Ma sotto i riflettori della kermesse, il giro d’affari fra sponsor, città ospitante e cachet è davvero stellare, seppur in questi giorni è davvero difficile stilare una cifra finale. Vi racconto, però, la mia esperienza: alla finale Jury Show. Sì, perché ci sono diverse tipologie di biglietto in base al tipo di show che si sceglie di vedere. Ma una cosa alla volta. Proprio lo scorso 7 aprile ho deciso di tentare l’acquisto del biglietto, mettendomi nella stanza d’attesa di Ticketone e riuscendo a prenderlo prima del sold out. Scelgo il biglietto in fascia media per il jury show della finale che costa 70 euro.  Si tratta di una prova generale completa in cui le giurie hanno votato i cantanti in gara.

I biglietti, infatti, hanno prezzi diversi a seconda della serata e del posto e partono da un minimo di 10 euro per i posti senza visibilità (solo audio), fino ad arrivare a 350 euro per godere della finalissima dal Primo Anello. È possibile invece scegliere la serata: il Live show, trasmesso in diretta televisiva il 10 maggio (prima semifinale), il 12 (seconda semifinale) e stasera, 14 maggio, quando andrà in scena il gran finale; il Jury show, cioè lo spettacolo della giuria, andato in scena il 9, 11 e 13 maggio e i Family show, le ultime prove generali organizzate all’ora di pranzo il 10, 12 e 14 maggio, in modo da consentire alle famiglie con bambini di partecipare allo spettacolo completo. Dopo il sold out degli oltre 25mila biglietti, è iniziato anche l’attacco dei bagarini che online hanno provato a vendere i biglietti a cifre fra 500 e 900 euro.

Dal 1956 a oggi, è la terza volta che la manifestazione si svolge nel nostro Paese: i precedenti risalgono a 1965 con Napoli e al 1991 con Roma. Se i telespettatori previsti sono quasi 200 milioni, quelli in presenza dovrebbero attestarsi a quota 60mila, ai quali vanno ad aggiungersi le delegazioni dei 40 Paesi in gara. A tenere le redini per questa edizione sono Alessandro Cattelan, Mika e Laura Pausini, trio ufficializzato durante l’ultima edizione del Festival di Sanremo che spedisce dalla Ligura al Piemonte la coppia Mahmood-Blanco che con la loro Brividi prova a replicare il successo della band romana dello scorso anno. A livello di mercato, la Fimi fa notare che l’edizione 2022 viaggia verso ricavi 10 volte superiori alle precedenti, con i paesi partecipanti che valgono il 30% del mercato discografico globale. Insomma, un giro d’affari niente male. Più che ‘the sound of beauty‘ – pay off di questa edizione – verrebbe da dire the sound of money.

Dopo l’impresa dell’acquisto del biglietto, è cominciata la giungla del binomio trasporti e alloggio. Nel primo caso, i biglietti dei treni non subiscono forti variazioni rispetto alla norma. A schizzare alle stelle sono invece i prezzi dei posti letto nelle strutture ricettive, nei bed and breakfast e gli hotel della città di Torino, molti già esauriti da tempo. Una ricerca condotta da Belvilla by OYO, società di affitto di case vacanze, ha calcolato i costi di viaggio, alloggio, biglietti, visite turistiche e cibo per la settimana o il weekend a Torino. Dai dati emersi i viaggiatori che spenderanno di più per trascorrere la settimana dell’Eurovision a Torino saranno gli olandesi (proprio dove si è svolta la precedente edizione) con un costo medio per vacanza di circa 9.632 euro. I cittadini francesi che sceglieranno di raggiungere il capoluogo piemontese in treno, invece, spenderanno circa 9.188 euro. In questi costi sono inclusi anche i costi dei biglietti del festival.

Chi ha scelto di arrivare in Italia solo per il weekend si prepara ad affrontare spese abbastanza alta. A spendere di più saranno i viaggiatori danesi con circa 2.893 euro a persona, mentre per i francesi il costo media è di 2.368 euro, volo incluso. Il prezzo medio degli alloggi di Torino, durante l’Eurovision Song Contest, calcola la società, è di 1.074 euro per due notti, inclusi i costi per visitare la città, i trasporti e i pasti da consumare in un weekend nei ristoranti della città. Prezzi assolutamente verificabili con una ricerca sui portali di prenotazione online, e già schizzati alle stelle a inizio anno dove si arrivava a chiedere fino a 8mila euro per due notti. La scelta di non pernottare nel capoluogo piemontese appare quasi obbligata (vista anche la vicinanza con Milano). Non essendoci più treni in notturna, finito lo show, le strade che trovo sono due: in autobus con Flixbus o un passaggio in BlaBlaCar, rispettivamente 6,79 euro e 11 euro. Scelgo l’opzione più “cara”, ma più comoda e vado in macchina con Giulia, una fan che aspettava questo evento da diverso tempo.

Il costo del mio Eurovision, non pernottando a Torino

A fronte di entrate a livello turistico, il paese (e la città) ospitante comunque deve sostenere anche dei costi: il Corriere della Sera aveva stimato una cifra di 14,8 milioni di euro a carico del comune di Torino. A questa somma viene aggiunta quella di 5,2 milioni di euro proveniente dai contributi degli sponsor. Di tutto questo ne parlo proprio con Giulia nel viaggio di ritorno. Perché oltre l’aspetto di promozione territoriale, partecipando all’evento si ha proprio la sensazione di essere dentro una grandissima macchina mediatica con un’eco senza confini, anche oltre l’Europa.

Una situazione da “piatto ricco mi ci ficco” per gli sponsor. Dal caffè alle automobili: i sei major brand nazionali che sponsorizzano l’Eurovision rappresentano a pieno il Made in Italy. Costa Crociere, Fiat, Lavazza, Philadelphia, Eni Plenitude e Vodafone Italia affiancano la Rai, l’host broadcaster ufficiale puntano a massimizzare le occasioni di visibilità nazionale e internazionale garantite dall’offerta on air, online e onfield studiata da Rai Pubblicità. I partner ufficiali a livello internazionale, invece, sono Vueling (Compagnia Aerea Ufficiale dell’Eurovision), Idealista, Booking.com (Official Travel Partner), Riedel, TikTok (Official Entertainment Partner) e Moroccanoil (Presenting Partner). Per avere un’idea della visibilità, basti pensare che la prima semifinale solo in Italia su Rai 1 è stata seguita da 5.507.000 spettatori con il 27% di share: un risultato mai toccato dalla manifestazione sulla tv pubblica italiana.

Nonostante i costi sono esorbitanti, insomma anche i guadagni sono un bel po’. In questi casi, le pubblicità portano anche numerosi guadagni agli organizzatori, andando a assottigliare la forbice costi-ricavi. Anzi, si stima che vadano a coprire l’intera organizzazione, soprattutto per un’edizione come quella di Torino che dovrebbe toccare i 25 milioni di euro. Nell’insieme del giro d’affari andrebbero considerati anche i cachet dei conduttori e degli ospiti, che però non sono stati resi noti al pubblico.

Negli ultimi dieci anni è stato l’Azerbaigian a spendere la cifra più alta per il festival: nel 2012 l’Eurovision è costato al Paese 60 milioni di euro, dei quali 9 milioni utilizzati solo per gli eventi collaterali. Nell’ultima edizione del festival, quella del 2021 a Rotterdam, i Paesi bassi avevano preventivato una spesa di 26,5 milioni di euro, a cui si sono aggiunti i costi di 6,7 milioni derivanti dalla cancellazione dell’Eurovision 2020, saltato a causa della pandemia di Covid-19. Insomma quando Mahmood nel 2019 ha partecipato con Soldi, verrebbe da dire che mai altro brano era più azzeccato. Anche se il vincitore in realtà è quello che non porta a casa nessuna cifra se non una statuetta (e una fama internazionale).

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