Le dimissioni di John Elkann dalla presidenza della holding di famiglia, Giovanni Agnelli B.V., sono state l’elemento per capire come si sta muovendo ed evolvendo la galassia della famiglia Agnelli. Una evoluzione che coincide con l’ingresso di Exor nell’azionariato Philips con una quota del 15%.
Come spiegato dallo stesso Elkann in una intervista rilasciata qualche giorno fa al Financial Times, l’obiettivo è quello di avere meno cariche onorifiche e più operative. Una trasformazione che si basa su tre direttrici.
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Exor, le direttrici per crescere
La prima è sicuramente la diversificazione del business. E questo dimostrato dal lancio del fondo Lingotto Investment Management, società di gestione di investimenti autorizzata e regolamentata dalla Financial Conduct Authority e posseduta da Exor.
La società si impegna a fornire interessanti rendimenti a lungo termine, accettando di realizzare investimenti concentrati, illiquidi e volatili. Gli asset under management al 31 marzo 2023 ammontavano a circa 3 miliardi di dollari, che sono stati conferiti da Exor e Covéa, uno primario Gruppo assicurativo diversificato. Per il futuro, Lingotto prenderà anche in
considerazione di aumentare in modo selettivo gli asset in gestione di terzi.
A questo si aggiunge la presenza del fondo nelle tecnologie di frontiera: dall’intelligenza artificiale, all’Healt&Lifecences. Non a caso nel portafoglio sono presenti quote per un valore di 182 milioni anche in Teva Pharmaceutical; una scelta che è in linea con l’investimento fatto in Philips su cui Elkann ha deciso di investire 2,6 miliardi e a investire circa 800 milioni nell’istituto francese Montieux.
Il focus sulla globalizzazione
La seconda direttrice è la globalizzazione sia del marchio che dei nomi. In questo senso va letta la nomina di Jeroen Powell alla presidenza della Giovanni Agnelli. Emblematico anche il board del Lingotto dove siedono, oltre allo storico Cfo del gruppo Exor Enrico Vellano, oggi alla guida di Lingotto, si aggiungono Michela Elisabetta Nava, ex Goldman Sachs, l’olandese Guido De Boer, attuale direttore finanziario di Exor e già Global Head of Corporate Development di Heineken, e Nikhil Srinivasan, già top manager di Allianz e Generali.
Infine c’è la volontà, di cui Elkann non ha mai fatto mistero, di accreditarsi sempre più sulla scena internazionale; con un focus particolare sulla Gran Bretagna, mercato su cui il nipote dell’avvocato ha sempre voluto puntare. Non a caso negli ultimi anni Elkann ha avviato dialoghi con Elon Musk, Stéphane Bancel, amministratore delegato di Moderna, società statunitense che opera nella ricerca farmaceutica e nelle biotecnologie, nota per i vaccini anti Covid.
Le partecipazioni in pancia ad Exor