Il Cda di F2i sarebbe pronto a dare l’ok alla costituzione del veicolo che investirà attorno a un miliardo di euro nella rete fissa di Tim, nell’ambito dell’operazione che porterà l’asset sotto il controllo di Kkr. Secondo Reuters, F2i chiederà a un gruppo di investitori, tra cui diverse casse previdenziali professionali italiane e fondazioni bancarie, di confermare il loro impegno entro la fine dell’anno.
La vendita di quello che è l’asset più prezioso di Tim al fondo americano, ovverosia la rete fissa, fa parte di un piano strategico sostenuto dall’amministratore delegato Pietro Labriola per rilanciare il gruppo e ridurre il suo indebitamento.
Con F2i la quota di Tim in mani italiane salirebbe al 30%
Un’operazione approvata dal governo guidato dal premier Giorgia Meloni, che ha autorizzato il Tesoro ad acquisire una quota del 20% della rete per un massimo di 2,2 miliardi di euro, al fine di presidiare un asset ritenuto strategico.
Secondo Reuters, F2i dovrebbe controllare una quota di circa il 10% della rete, portando la partecipazione in mani italiane a circa il 30%. Tuttavia, Vivendi che è l’azionista di maggioranza ha già annunciato di aver effettuato ricorso contro l’operazione di vendita di Tim a Kkr.
Le altre attività di F2i
Proprio in questi giorni, il fondo ha comunicato di aver chiuso il periodo di raccolta del Fondo V, fondo per le infrastrutture sostenibili, con il raggiungimento di una dotazione di 1,563 miliardi di euro, superiore all’obiettivo di raccolta iniziale di 1,5 miliardi, per una raccolta complessiva di 7,4 miliardi.
F2i sta promuovendo caratteristiche ambientali e sociali nel rispetto di principi di buona governance. Nei due anni dal lancio il fondo ha già realizzato quattro importanti investimenti in settori strategici per la sostenibilità: economia circolare, transizione energetica e infrastrutture sociosanitarie.
Reazione del mercato
Guadagna il 4% Tim, sui massimi di ottobre a 0,2911 euro ad azione. Il titolo non vede quota 0,30 ormai da tre mesi. Nelle ultime cinque sedute ha guadagnato oltre il 17% approfittando della buona performance del settore tlc, anche in scia alla proposta di fusione di Iliad nei confronti di Vodafone Italia.