Il Federal Open Market Committee (Fomc), l’organismo della Fed responsabile della politica monetaria degli Stati Uniti, ha annunciato un aumento dei tassi d’interesse di 25 punti base al 4,75%-5%, il livello più alto dal 2006.
Si tratta del nono rialzo dei tassi consecutivo. Il primo febbraio, la Fed aveva deciso, all’unanimità, di alzare i tassi di 25 punti base. A dicembre aveva alzato i tassi di 50 punti base; nelle quattro riunioni precedenti, tra giugno e novembre, li aveva sempre alzati di 75 punti base. I tassi d’interesse erano stati abbassati allo 0-0,25% nel marzo del 2020, per contrastare gli effetti negativi della pandemia di coronavirus sull’economia statunitense, e poi progressivamente alzati dallo scorso anno per contrastare l’inflazione.
L’operazione di rialzo dei tassi di oggi, fa sapere la banca centrale americana, è stata votata all’unanimità. Segnale tangibile che conferma la sua determinazione nella lotta all’inflazione.
Nel comunicato diffuso al termine del direttorio si legge che “un qualche inasprimento addizionale della linea potrebbe essere appropriato, per raggiungere un livello di politica monetaria sufficientemente restrittivo da far tornare l’inflazione al 2% nel corso del tempo”.
A fargli eco il presidente Jerome Powell che nel corso della conferenza stampa ha chiosato: “l‘inflazione resta troppo alta: senza stabilità dei prezzi l’economia non funziona. Siamo fortemente impegnati per una inflazione” che si attesti al 2%.
Fed: verso la fine aumento costo denaro
Nell’annunciare un nuovo aumento dei tassi la Fed ha anche segnalato che le turbolenze del sistema bancario potrebbero porre fine alla sua campagna di rialzo del costo del denaro prima di quanto sembrasse probabile qualche settimana fa.
La banca centrale, spiega la nota, “prevede che potrebbe essere opportuno un ulteriore irrigidimento delle politiche monetarie”. La Fed sottolinea che che è troppo presto per dire quanto le recenti tensioni bancarie rallenteranno l’economia. Ma “il sistema bancario statunitense è solido e resistente”. Pertanto è probabile che i “recenti sviluppi provochino un inasprimento delle condizioni di credito per le famiglie e le imprese e che pesino sull’attività economica, sulle assunzioni e sull’inflazione. Ma l’entità di questi effetti è incerta”.
In questo scenario prevede di effettuare un ultimo rialzo dei tassi quest’anno, peraltro contenuto, con cui il riferimento mediano salirebbe al 5,1%. Per il 2024 la Fed si attende che i tassi calino al 4,3% e sul 2025 al 3,1%.
Powell: il sistema bancario americano è solido
Aprendo la conferenza stampa, Powell ha rassicurato sulla solidità del sistema bancario americano. “Nelle ultime due settimane”, ha detto, “sono emerse gravi difficoltà in un numero ristretto di banche. La storia ha dimostrato che problemi bancari isolati, se non affrontati, possono minare la fiducia verso le banche sane e minacciare la capacità del sistema bancario nel suo insieme di svolgere il suo ruolo vitale nel sostenere il fabbisogno di risparmio e credito di famiglie e imprese”.
“Ecco perché in risposta a questi eventi, la Federal Reserve, in collaborazione con il Dipartimento del Tesoro e la FDIC”, ha intrapreso azioni decisive per preservare l’economia statunitense “e rafforzare la fiducia del pubblico nel nostro sistema bancario. Queste azioni dimostrano che tutti i risparmi dei depositanti nel sistema bancario sono al sicuro. Siamo pronti a usare tutti gli strumenti a disposizione per mantenere al sicuro il sistema bancario” americano.
Tagliate le stime di crescita del Pil Usa
In concomitanza con il nuovo rialzo dei tassi, l’istituto guidato da Jerome Powell ha rivisto al ribasso le stime sul Pil statunitense. Le nuove previsioni puntano a una crescita dell’economia pari allo 0,4% nel 2023, all’1,2% nel 2024 e all’1,9% nel 2025, contro rispettivamente il +0,5%, +1,6% e +1,8% atteso a dicembre.
Il tasso di disoccupazione è atteso al 4,5% quest’anno e al 4,6% nei prossimi due anni. L’indice dell’inflazione Pce è dato al 3,3% nel 2023, contro il 3,1% delle stime di dicembre, ed è stato lasciato invariato al 2,5% nel 2024 e al 2,1% nel 2025.