Ufficiale il cambio al vertice della Fenice Srl, una delle società della galassia dell’influencer Chiara Ferragni, alle prese con un profondo riassetto. L’assemblea dei soci ha deliberato, con il voto unanime degli azionisti, la nomina di Claudio Roberto Calabi come nuovo amministratore unico della società. A lasciare i rispettivi incarichi sono, quindi, la stessa Ferragni, che ricopriva il ruolo di amministratore delegato, e Paolo Barletta, finora presidente. Figura chiave del riassetto e voce critica sulla gestione della società fino a oggi è l’imprenditore pugliese Pasquale Morgese.
Morgese: “Fenice bloccata da un anno”
“Io ho investito 12 anni della mia vita in questa società che da quasi un anno, da quando è scoppiato il ‘pandoro-gate’, è bloccata. Il business nel 2024 è crollato drammaticamente, ma in questi mesi nessuno ha mosso un dito. Ora serve un piano industriale e trovare nuove risorse, anche all’esterno”, ha spiegato Morgese in un’intervista a Radiocor. Morgese è azionista al 27,5% della società dell’influencer (che invece ha il 32,5% delle quote, mentre l’altro 40% è di Paolo Barletta, presidente fino all’assemblea odierna in cui Claudio Calabi è stato nominato amministratore unico all’unanimità).
Il nuovo amministratore unico: “Ha un compito impegnativo”
Morgese si esprime così sulla nomina di Calabi: “Ha un compito impegnativo, però nella sua carriera ha avuto problematiche ben maggiori da risolvere e ci è sempre riuscito benissimo. Spero faccia lo stesso lavoro anche su Fenice”. Perché, Morgese, chiede discontinuità? “Abbiamo spinto – risponde – per trovare una soluzione diversa rispetto al passato perché vedevamo una società in stallo e l’organo amministrativo che non faceva nulla da dicembre scorso, dal cosiddetto ‘pandoro-gate’. Oggi c’è stata l’assemblea dei soci e, visto che il nominativo proposto è di alto standing, pensiamo che possa fare il bene della società, motivo per cui è stato eletto all’unanimità”.
Gli ultimi mesi per Fenice Srl, fa capire, non sono stati agevoli: “Bisognava fare un piano industriale e tracciare una strada, cosa che gli amministratori non hanno fatto. Da dicembre a oggi non siamo mai stati messi al corrente di possibili sviluppi. Era una società ferma, bloccata, dove nessuno dava istruzioni ai collaboratori sulla direzione da intraprendere”.
Il nodo sono i conti, visto che – spiega – ancora manca il via libera al bilancio 2023, “ma il risultato negativo me lo aspetto nel 2024, perché il ‘pandoro-gate’ è scoppiato un po’ prima di Natale per cui il 2023 non ne è influenzato. Ma gli amministratori dovevano prevedere lo scenario di quest’anno, con tutte le cautele e gli accantonamenti necessari, visto che il business nel 2024 è crollato drammaticamente”.
L’imprenditore scommette sul rilancio del brand Chiara Ferragni (“nella vita nulla è impossibile”), ma ripete che il tempo è poco e bisogna correre, “altrimenti il 2024 finirà senza che nessuno abbia mosso un dito per provare a fare qualcosa. Gli amministratori con questo immobilismo hanno solamente aspettato gli eventi e quasi tutti i licenziatari hanno rimesso i loro contratti, tranne due. A quanto mi risulta, sono rimasti solo Morellato e Mofra, che fa riferimento a me e mio fratello. Noi oltre a essere soci abbiamo la licenza per le calzature e non abbiamo ancora mollato. Sulla carta potremmo farlo anche noi, ma cercheremo di lottare con i denti fino all’ultimo per cercare di portare beneficio alla società”.