Che Piazza Affari sia l’unico mercato a chiudere a Ferragosto è risaputo. Così come lo è il fatto che le caselle di posta in ufficio, nella settimana di ferragosto, siano un po’ meno vivaci. Ciò nonostante le operazioni di m&a non sono certo andate in vacanza. In Italia così come all’estero. E lo stesso vale per l’attività delle Borse, che infatti grazie a un robusto movimento rialzista, il più importante del 2024, hanno recuperato tutto il terreno perduto la settimana precedente.

I protagonisti della finanza italiana, seppur in relax, non si sono tirati indietro quando si è trattato di tracciare un’analisi lucida di quel che c’è da aspettarsi nel secondo semestre dell’anno e perché no, anche dal 2025. Anche i rumors non sono mancati per quanto riguarda future e nuove acquisizioni.

E mentre cresce l’attesa in Italia per uno degli appuntamenti autunnali più importanti (qualcuno ha detto: manovra di bilancio?), si dà per scontato il primo taglio dei tassi della Fed a settembre dopo gli ultimi dati macro, che anche loro di certo in vacanza non vanno. Calde anche le poltrone, specie quelle dei grandi gruppi e potrebbero non mancare sorprese anche nel nostro Paese.

Abbiamo riassunto qui tutti i principali eventi della settimana meno attiva dell’anno, almeno sulla carta. Ma che in realtà ha mostrato che la finanza, in vacanza, non ci va neanche un po’. E allora ecco l’acquisizione più importante, la partnership, il dato, il rumor, il ribaltone, i cambi di poltrona… E non solo.

L’acquisizione: le Pringles atterrano su… Mars

Mars, colosso fondato nel 1911 da Frankling Mars e la moglie che produce le famose barrette al cioccolato caramellato ma attivo anche nella produzione industriale di altri dolci (M&m’s, Snickers il chewing-gum Orbit, in tutto 15 marchi) e di prodotti per la cura degli animali, ha acquisito Kellanova, spin-off di Kellogg’s dedicato agli snack che controlla brand internazionali come Pringles e Cheezit.

Valore dell’accordo: 35,9 miliardi di dollari. Il prezzo per azione è di 83,5 dollari. Per quello che di fatto è la più grande operazione della storia dell’industria alimentare e che supera la storica fusione tra Heinz e Kraft nel 2015. Un matrimonio che dunque mette insieme il dolce e il salato, come riporta anche lo slogan coniato dalle due società: “Snacking is better together”.

Secondo gli analisti un’operazione di tale portata, che dovrebbe chiudersi entro la prima metà del 2025, potrebbe condurre a ulteriori mosse m&a di pari livello. Il finanziamento avverrà tramite una combinazione di liquidità e di nuovo debito da parte di Mars.

L’operazione in Italia: Tim cede l’ultima quota di Inwit

Abbandonata la rete fissa, Tim ha venduto anche l’ultima quota detenuta in Inwit, uscendo così anche dal business della rete mobile. Il gruppo guidato da Pietro Labriola è uscito dal 10% che aveva ancora in portafoglio di Daphne 3, controllata da Ardian che a sua volte possiede il 29,9% di Inwit (l’altro maggiore azionista è Vodafone con il 33,17%). Tim ha incassato 250 milioni di euro proprio dal fondo francese, che così è salito al 100% della cassaforte.

Tim aveva fondato Inwit nel 2015 per poi condividere gli investimenti sul 5G con Vodafone. Oggi sono 24mila le antenne di trasmissione in Italia. L’accordo valuta 10,43 euro le azioni Inwit. La cessione definitiva dovrebbe avvenire nell’ultimo trimestre dell’anno, periodo in cui l’ex monopolista spera di chiudere anche la vendita di Sparkle, gruppo che gestisce i cavi sottomarini, su cui il fondo spagnolo Asterion potrebbe muoversi a breve (si parla di 800 milioni come offerta aggiustata dopo i recenti rifiuti del Tesoro a cifre più basse).

Ardian è stata assistita da Chiomenti con un team guidato dai Partner Mario Roli ed Elena Busson e composto dalla Managing Associate Giulia Elisabetta Uboldi, dal Senior Associate Gianluca Riccardino e dall’Associate Camilla Cellari. Il Partner Massimo Antonini, la Counsel Elisabetta Costanza Pavesi e la Senior Associate Giulia Zoppishanno seguito gli aspetti fiscali legati all’operazione. Mediobanca ha agito in qualità di financial advisor di Ardian con un team formato da Giuseppe Baldelli, Filippo Lo Franco, Cecilia Bufano e Nicolò Zamagna.

Il team legale interno di Tim che ha seguito l’operazione è stato guidato dal general counsel Agostino Nuzzolo e coordinato da Federico Raffaele, head of legal finance and M&A e da Rocco Ramondino, head of corporate affairs. Tim è stata assistita da Gatti Pavesi Bianchi Ludovici con un team guidato dall’equity partner Stefano Valerio e composto dalla partner Federica Munno e dall’associate Carlotta Marconi. Gli aspetti fiscali sono stati seguiti dall’equity partner Michele Aprile.

Il family office: nuovo investimento firmato Del Vecchio

Lmdv Capital ha investito in 1686 Partners, fondo lanciato da David Wertheimer, pronipote del co-fondatore del gruppo Chanel, tra i due ci sarebbe una lunga amicizia e una comune sensibilità per sostenere nuove e dinamiche iniziative imprenditoriali. Nel dettaglio, Leonardo Maria Del Vecchio, con il suo family office, entra come socio di minoranza nella società di private equity di Wertheimer dedicata all’innovazione nei settori lifestyle e hospitality, attiva sia in Europa che in Asia ed America.

Il fondo lussemburghese di Wertheimer inoltre entrerà come socio di minoranza, a sua volta, in Triple Sea Food Holding, controllata proprio da Lmdv Capital. “Una partnership che amplia l’orizzonte dei nostri investimenti in Europa rafforzando il posizionamento internazionale di Lmdv – è il commento di Leonardo Maria Del Vecchio-. L’obiettivo è portare innovazione nei settori consolidati, contribuendo alla crescita del made in Italy e creando un ritorno benefico per la società, in particolare dagli investimenti nel rinnovamento urbano e nella sostenibilità”. Tutte le recenti operazioni di Del Vecchio puoi leggerle qui).

La classifica: i Paperoni di Piazza Affari

Leonardo Maria Del Vecchio protagonista anche dell’appuntamento classico per il settimanale Milano Finanza, che a Ferragosto propone la propria graduatoria degli imprenditori di Borsa più ricchi. Primo posto per gli eredi di Leonardo Del Vecchio, 39,4 miliardi di euro, +21% rispetto all’anno scorso (che però aveva registrato una crescita del 32,5%). Seconda posizione per Miuccia Prada e Patrizio Bertelli: la coppia del colosso della moda vantano una ricchezza azionaria di 13,9 miliardi. La dinastia Elkann-Agnelli-Nasi torna sul podio, 10,5 miliardi il patrimonio azionario mentre il quarto posto è per Gianfelice e Paolo Rocca, 9,2 miliardi grazie alle quote di controllo di Tenaris.

Quinto Piero Ferrari, erede di Enzo, più di 8 miliardi, segue la famiglia Benetton che sale al 6° posto (due posizioni in più) e 5,6 miliardi di ricchezza azionaria tramite le loro partecipazioni in Generali, Mediobanca e Cellnex. Chiudono la top ten Francesco Gaetano Caltagirone (5,4 miliardi), Luca Garavoglia di Campari (5,1 miliardi, perse tre posizioni), Andrea Iervolino (4,3 miliardi) e il patron del gruppo farmaceutico Franco Stevanato (4,1 miliardi).

Il rumor: le fette Monviso nel mirino del private equity?

Argos Wityu, gestore di fondi europeo dedicato alle Pmi, potrebbe aver messo nella propria lista della spesa le fette biscottate Monviso, azienda piemontese fondata nel 1936, 60 milioni di euro di fatturato nel 2023 e 11 milioni di Ebitda. Cinque gli stabilimenti, diverse sono le linee alimentari per la prima colazione da parte di Monviso.

L’azienda è di proprietà di Cerea Capital, principale azionista francese e specializzato nel settore agroalimentare, che ha rilevato l’azienda nel 2018 da Pm&Partners Sgr. Capza è socio di minoranza mentre il consulente finanziario che ha ricevuto il mandato per esaminare le offerte è Dc Advisory.

Porsche a tutta velocità anche a Ferragosto: due operazioni

Tra le quotate più attive in Europa c’è Porsche Automobil Holding. Ha acquisito il 35% di Flix, attivo negli Usa con Greyhound e in Ue con Flixbus. L’investimento a due cifre nella piattaforma di mobilità per i viaggi in autobus è condiviso con il fondo Eqt e con Kuhne Holding. I numeri ufficiali non sono stati diffusi.

Non solo. Il gruppo quotato a Francoforte ha di fatto salvato dal fallimento le batterie Varta, diffuse e vendute anche in Italia, il cui produttore, anch’esso tedesco, ha trovato un accordo di ristrutturazione con i suoi creditori, coinvolgendo per l’appunto anche Porsche. Il compromesso dovrebbe permettere a Varta di ridurre il debito, da 485 milioni a 200 milioni di euro, e di ricaricare nuovo capitale tramite aumento di capitale da 60 milioni sostenuto anche da Michael Tojner, azionista di maggioranza. Altri 60 milioni provengono dai creditori tramite prestiti garantiti senior.

Il titolo Porsche ha chiuso la settimana di ferragosto con un guadagno del +3,2%.

Il rumor oltreoceano: Google spezzatino?

Si valuta la separazione dal sistema operativo Android e dal browser Chrome per quanto riguarda Google, la cui attività di sostanziale monopolio nelle ricerche potrebbe esser stata agevolata dalle pratiche illegali condannate il 5 agosto scorso dal Dipartimento di Giustizia americana. Una condanna storica, ma anche uno spezzatino storico, secondo le indiscrezioni di Bloomberg. 

Controllo del mercato della ricerca online pari al 90%, che sale al 95% se si tratta di smartphone. Un monopolio che potrebbe crescere ulteriormente con gli sviluppi dell’intelligenza artificiale, nonostante la concorrenza di OpenAi e Microsoft.

Rimane il dato più importante: ovverosia che i contatti di Google assicurano che il suo motore di ricerca ottenga 16 volte di più dei dati degli utenti rispetto ai concorrenti. Entro il 4 settembre il gruppo che fa capo alla holding Alphabet potrà presentare ricorso. L’udienza preliminare è il 6 settembre.

Poltrone, il cambio in Starbucks e i lavori in Generali

Dimissioni con effetto immediato di Laxman Narasimhan e incarico come nuovo Ceo dal 9 settembre a Brian Niccol. Non un fulmine a ciel sereno per Starbucks visto che con l’amministratore delegato uscente il gruppo aveva perso un quarto del suo valore a Wall Street, con cali forti anche nelle vendite (-3% a giugno e stime di crescita deludenti per gli azionisti). Il cambio di poltrona è stato approvato anche da Howard Schulz, il Ceo che aveva preceduto Narasimhan, ma soprattutto fondatore e ora presidente emerito.

Con la nomina di Niccol Starbucks ha guadagnato il 20% in Borsa. In passato ha contribuito a risollevare società come Procter and Gamble, Taco Bell e Pizza Hut. Lascia Chipotle Mexican Girls dopo 6 anni, periodo in cui il valore delle azioni dell’azienda è cresciuta dell’800%. A traghettare Starbucks sarà Rachel Ruggeri, dal 2021 responsabile finanziaria.

Per un manager che cambia, un altro a casa nostra dovrebbe essere invece confermato. Si tratta di Philippe Donnet, attuale Ceo di Generali, i cui conti semestrali si sono rivelati un po’ sotto le attese ma con il management proiettato sul prossimo piano industriale, e soprattutto sul rinnovo dei vertici all’assemblea 2025. In una conference Call, Donnet è apparso possibilista al rinnovo del suo mandato in scadenza dopo nove anni alla guida del Leone (se rimanesse sarebbe il quarto mandato). Ovviamente dipenderà dagli azionisti, a partire da Mediobanca che possiede il 13% di Generali, e anche da Delfin e Francesco Gaetano Caltagirone. Al momento, rivela La Repubblica, non ci sono colloqui in corso.

L’analisi: parla Tamburi

Giovanni Tamburi, fondatore e Ceo della società di investimenti Tamburi Investment Partners (guarda qui un documento video che Dealflower ha in esclusiva) ha rilasciato interviste al “Corriere della Sera” e a “La Stampa”. Tra i passaggi principali, le sette acquisizioni al vaglio nel settore arredo di lusso con Dexelance, polo del design di alta gamma di cui possiede il 49% tramite Tip, nato nel 2015 con Andrea Sasso presidente e Ceo, con l’obiettivo di raggiungere il miliardo di valutazione.

Poi, la convinzione che torneranno a crescere le quotazioni in Borsa in Italia nel 2025: “Con le banche più caute nei finanziamenti e i private equity in difficoltà di raccolta, i mercati sono lo sbocco naturale per nuove risorse” (intanto però Opa a tutto andare, l’ultima quella di Vitol su Saras, ma anche Honeywell su Civitanavi System, Retex su Alkemy e Investindustrial su Piovan). Tamburi ha commentato anche la presunta bolla del Nasdaq: “Non è logico che Nvidia valga 50 volte il proprio fatturato, prima o poi il mercato pagherà la correzione verso valori più realistici ed è ciò che sta accadendo” facendo riferimento alla forte correzione sugli indici mondiali della settimana precedente a quella di Ferragosto.

Infine una critica rivolta alle banche centrali: “I tassi sono rimasti bassi troppo a lungo. La Fed taglierà i tassi di 25 punti base a settembre, ma non darà effetti reali sulle imprese”. E sul governo chiamato alla manovra finanziaria in autunno, ha risposto: “Occorre che l’Italia diventi un Paese su cui investire, puntare sulla crescita delle imprese introducendo agevolazioni per quotazioni e aggregazioni e spingere sui Pir per aiutare i risparmiatori”.

La partnership: Bitpanda sposa il Milan per espandersi in Italia

A proposito di “Italia Paese su cui investire” vede rossonero Bitpanda. E diventa premium partner del Milan, che entra così tra i club ad avere le criptovalute tra i principali sponsor. Il gruppo austriaco non ha mai nascosto le proprie ambizioni si affermarsi come numero uno nel mondo crypto.

Obiettivo: mezzo milione di utenti in Italia, e nell’arco di un anno, parola di Eric Demuth che è Ceo e co-founder. Germania, ovviamente Austria e Svizzera sono i tre mercati principali di Bitpanda, 30 milioni di utenti totali in 30 Paesi europei. Al di fuori della lingua tedesca, dopo la Francia è l’Italia il mercato chiave per le criptovalute, insiste Demuth.

Crypto che, sempre nelle intenzioni di Bitpanda, potrebbero essere affiancate presto ad altri asset, come azioni ed Etf: “Allargheremo l’attività ad altri mercati forse già dall’anno prossimo, ma ora siamo concentrati sulla strategia che porta le criptovalute alle masse in modalità regolamentata e sicura”.

Settembre: niente tassa agli extraprofitti delle banche. Però…

Aumentare in modo graduale la remunerazione delle giacenze su conti correnti, di cui beneficerebbero non solo i cittadini ma anche l’Erario: un’imposta del 26% degli interessi attivi. Persuadere gli istituti a innalzare gradualmente i tassi sui conti correnti, si parla di uno 0,6% in più (un incasso per l’Erario di 2 miliardi).

Niente tassa sugli extraprofitti ma sono alcuni punti su cui il Mef è al lavoro per ottenere qualche risorsa in più dal comparto bancario, ancora in attesa del passaggio del pacchetto controllo di Mps, pari al 26%, ancora in mano al Tesoro. Il 7 agosto scorso è trascorso un anno dalla famigerata idea di tassare quanto incassato dagli istituti bancari, favoriti dalla politica monetaria aggressiva dell banche centrali.

Giancarlo Giorgetti, ministro dell’Economia, vorrebbe stavolta adottare una strategia più soft da condividere con le banche entro la fine del terzo trimestre: “Le banche saranno chiamate come tutti i cittadini a contribuire alla finanza pubblica” ha detto Giorgetti. Insomma, una sorta di legge di Bilancio ad hoc sarebbe in arrivo anche per loro, così come per altre aziende che godono di buona salute: occhi puntati su Poste, Generali e Unipol.

Il ribaltone: il mercato azzera le perdite della settimana precedente

La settimana di Ferragosto è stata la migliore dell’anno sui mercati finanziari. Che di fatto hanno recuperato del tutto, o quasi, le forti perdite dell’ottava precedente. Quella dei cosiddetti “crolli”, così come sono stati descritti dalla maggior parte dei media, e dei “miliardi bruciati”.

In realtà non si brucia niente, si tratta di aziende che perdono valore di capitalizzazione ma in generale il denaro non si brucia, al massimo si sposta da un asset (in questo caso l’azionario) a un altro (i bond). A guidare l’inversione: le vendite al dettaglio negli Usa, che reggono. L’inflazione sempre americana, che torna a scendere, così come hanno registrato un buon alleggerimento anche i prezzi alla produzione. Com’è evidente sono sempre gli Stati Uniti a comandare, e infatti i motivi della forte correzione erano i timori della recessione, complice l’ipotesi bolla sui tecnologici che si era fatta strada dopo i pessimi conti di Intel, Wall Street sopravvalutata e la politica monetaria espansiva più delle attese della Banca centrale del Giappone. 

In buona sostanza gli ultimi dati macroeconomici hanno apparecchiato la tavola alla Fed. Perché innanzitutto hanno alleviato le preoccupazioni di recessione Usa, rafforzano dall’altra parte le speranze di soft landing, tenuta delle big tech e ripresa in generale del mercato. D’altronde l’S&P 500 era cresciuto del 150% da ottobre 2022. Troppo: una correzione era inevitabile e agosto è sempre un mese che ben si adatta a movimenti ribassisti.

Il dato: debito italiano verso i 3mila miliardi entro fine anno?

Il documento diffuso dalla Banca d’Italia mostra chiaramente una cifra, quella inerente al debito pubblico in Italia, sempre più vicina ai 3mila miliardi di euro. Solo a giugno 30,3 miliardi in più. E siamo a 2.948,5 miliardi. Facendo un breve calcolo, ogni italiano contribuisce con un “debito” di 50mila euro ciascuno.

Per gli analisti avanti così è probabile che il target dei 3mila miliardi possa essere raggiunto entro la fine del 2024. Ma c’è anche chi mostra scetticismo a riguardo. Perché sempre a giugno le entrate tributarie sono aumentate del +9,9%, un dato superiore a quello registrato nel primo semestre 2024 (+7,5%). Dati da confermare ma che si traducono in 17,5 miliardi di euro in più da dirottare sulla manovra di bilancio.

Occhio infine al rapporto tra debito e pil: nel 2027 sarà del 139,6% secondo il governo, mentre per l’Ufficio parlamentare sfonderà il 140%. 

L’indicatore: Germania, crolla la fiducia

Non c’è solo l’America a sudare per la recessione nel 2025, le cui probabilità sono state ridotte da Goldman Sachs dal 25% al 20%. Da monitorare c’è anche, di nuovo, la Germania. L’indice Zew sul sentiment dell’economia tedesca è calato a 19,2 punti ad agosto, rispetto ai 41,8 punti di luglio.

Si tratta di un record negativo, mai così in basso dal 2022 e ha deluso anche le stime, sopra quota 30. Anche la valutazione della situazione economica attuale in Germania è ulteriormente diminuita. A luglio il dato era -68 punti. Ad agosto è scesa a -77,3 punti.

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