I finanziamenti per il credito al consumo si confermano più cari in Italia rispetto alla media dell’area dell’euro. Lo verifica un’analisi condotta dalla Fondazione Fiba del sindacato First Cisl, su dati Bce, in occasione della Giornata mondiale dei diritti dei consumatori.
Acquistare a rate in Italia costa in questi mesi il 10,75%, contro una media che nell’Eurozona si attesta all’8,72%. Il tasso annuo effettivo globale pagato in Italia è sensibilmente più elevato rispetto a quello delle altre grandi economie continentali: in Francia è al 6,58% mentre in Germania all’8,73 per cento.
Tassi più alti in Italia ma il credito in consumo conferma la crescita
I costi elevati non sembrano influire sulle dinamiche del credito al consumo, si legge nell’analisi della Fondazione Fiba. Secondo i dati della Banca d’Italia, al 30 settembre 2023, è proseguita la crescita pluriennale di quella tipologia di indebitamento: quasi 9 miliardi di euro, con un incremento del 5,9% (158,5 miliardi nel 2023 contro 149,7 nel 2022), portando al 18% la quota di questi prestiti sul totale, rispetto all’11% della media europea.
“L’esame comparato delle dinamiche di aumento dei tassi effettivi globali applicati sul credito al consumo a livello europeo con i piani di impresa delle principali banche italiane – commenta il segretario generale First Cisl, Riccardo Colombani – evidenzia come questa tipologia di prestito, eventualmente corroborata anche con iniziative nel campo del cosiddetto buy now pay later, sia considerata importante, almeno per la maggior parte dei gruppi bancari significant, per sostenere i proventi operativi”.
Prosegue il segretario: “Anche in considerazione della predisposizione di parte del sistema bancario e finanziario a puntare sull’offerta di questa tipologia di credito, ci sono rischi di possibile sovraindebitamento per i consumatori, soprattutto per i percettori di redditi bassi. Diventa necessario quindi monitorare con attenzione il fenomeno, anche perché a nuova direttiva europea consumer Credit, che giustamente rafforza i presidi di tutela e trasparenza e garantisce un’apertura dei mercati che dovrebbe portare ai consumatori condizioni più vantaggiose, sarà operativa solo a fine 2026”.