Fininvest cede la sua quota ed esce da Mediobanca, alimentando così le incertezze che aleggiano sul futuro del gruppo in un mercato che attende le mosse di Leonardo Del Vecchio, azionista con il 13% del capitale.
Dopo essere entrata nel capitale della banca di Piazzetta Cuccia nel 2007, la società fondata da Silvio Berlusconi, e presieduta dalla figlia Marina, ha venduto la quota pari al 2%, cioè 17,713 milioni di azioni in portafoglio, per un incasso di 174 milioni di euro senza però ottenere alcuna plusvalenza visto che la cessione è avvenuta all’attuale valore di carico di 9,814 euro per azione.
Partecipazione non strategica
Il pacchetto che faceva capo a Fininvest era stato interamente conferito al patto di consultazione di Mediobanca che però, dopo lo scioglimento dell’ultimo rinnovo, non vincolava più i soci a mantenere le azioni in portafoglio o a offrirle in prelazione agli altri partecipanti. L’accordo dunque resta in piedi, ma ridimensionato al 10,6%, con la quota maggiore, poco oltre il 3%, in mano alla famiglia Doris che negli ultimi tempi aveva aperto alla possibilità di una cessione. Così aveva fatto capire anche la finanziaria dei Berlusconi che infatti ha precisato che “l’operazione rientra in una logica di razionalizzazione e di ribilanciamento del proprio portafoglio di investimenti finanziari”. Dal 2007 i dividendi complessivi incassati da Fininvest ammontano a 60 milioni.
A chi è andata la quota di Fininvest?
Fininvest esce dunque da Mediobanca e a gestire la vendita ai blocchi, in qualità di broker, è stata Unicredit, che stando a indiscrezioni avrebbe già collocato la quota proprio presso la holding di Del Vecchio, la Delfin che è stata autorizzata dalla Banca centrale europea ad arrivare al 20% di Mediobanca e a questo avrebbe bisogno soltanto di aggiudicarsi un altro 5% per raggiungere il traguardo.
Cosa farebbe Del Vecchio a quel punto? Al momento non è possibile dirlo. Dalla società tutto tace, le ultime indicazioni fornite dal patron di Luxottica classificano quella in Mediobanca una semplice partecipazione finanziaria. Ma il mercato si attende qualche mossa, e forse neanche troppo nel lungo termine. La partita è certo intrecciata. Da un lato c’è anche un altro big, Francesco Gaetano Caltagirone, azionista all’1,9% di Mediobanca, che avrebbe considerato di arrotondare fino al 5% la propria partecipazione, andando a spalleggiare Del Vecchio. Dall’altro, il destino di Piazzetta Cuccia è indissolubilmente legato a quello delle Assicurazioni Generali.
Le Generali
Il gruppo del Leone sarà oggetto di un rinnovo del consiglio di amministrazione nella primavera 2022 e i due azionisti Del Vecchio (4,8%) e Caltagirone (5,6%) sono pronti a crescere nel capitale della compagnia e del suo primo azionista (13%), ossia la stessa Mediobanca. L’obiettivo, parrebbe, è quello di avere maggior peso nella futura governance di Trieste e forse dare all’azienda un ruolo da protagonista nelle potenziali partite aggregative. Tra chi potrebbe essere interessato a muovere sulle Generali ci sarebbe anche Unicredit, il cui nuovo ceo Andrea Orcel è sicuramente più aperto a un ruolo di sistema della banca rispetto al precedente ad Jean Pierre Mustier.