Il Fondo monetario internazionale ha tagliato le stime di crescita dell’Italia per quest’anno e il prossimo rispetto a quanto ipotizzato lo scorso luglio e vede il rapporto debito/Pil ancora oltre il 140% nel 2028. Le previsioni del Fondo vanno nella stessa direzione di quelle del governo guidato da Giorgia Meloni che una decina di giorni fa ha rivisto al rialzo le proprie stime per il deficit e al ribasso quelle sulla crescita sia per il 2023 che il 2024. Anche altri istituti previsori, dall’Ocse alla Commissione Ue, oltre a molte agenzie di rating, hanno recentemente rivisto al ribasso le stime sulla crescita italiana.
Illustrando il ‘World Economic Outlook’ da Marrakesh in Marocco, il Fondo stima una crescita per Roma del +0,7% sia per quest’anno che per il prossimo, da +1,1% e +0,9% rispettivamente di luglio. Quanto ai conti pubblici, il deficit/Pil è dato al 5% quest’anno e poi visto scendere al 4% il prossimo. Ritornerà sotto la soglia del 3%, pilastro del patto di Stabilità pre-Covid, soltanto nel 2028 quando calerà a 2,5%.
Il Fondo prevede che il rapporto debito/Pil resti oltre la soglia di 140% (grafico sotto), contro il 60% richiesto dal patto prima della sospensione a causa della pandemia, anche nel 2028 quando sarà pari a 140,1%. L’Organizzazione con sede a Washington prevede che si attesti a 143,7% quest’anno e a 143,2% il prossimo.
Stime debito/Pil e allarme Btp della Banca d’Italia
Alle stime del Fmi si aggiungono le previsioni della Banca d’Italia. L’istituto che da novembre sarà guidato da Fabio Panetta ritiene che la debolezza mostrata dalla attività economica del Paese vista nel secondo trimestre sia proseguita anche nei successivi tre mesi e avverte che il rialzo dei rendimenti dei Btp sono “un campanello di allerta”.
In una audizione sulla nota di aggiornamento al Def, via Nazionale avverte anche che “l’elevato rapporto tra il debito pubblico e il Pil è un serio elemento di vulnerabilità”, esponendo il paese “al rischio di tensioni sui mercati finanziari”. Il recente rialzo del rendimenti dei titoli di Stato, con il Btp decennale che sul mercato secondario è arrivato al 5% nei giorni scorsi, non deve portare ad allarmismo, dice via Nazionale, ma deve portare a rafforzare gli sforzi per mettere in sicurezza il bilancio.
La crescita vivace osservata nel primo trimestre è stata seguita, nel secondo, da una contrazione del prodotto interno lordo che ha superato le aspettative, dice Bankitalia, e ora “le informazioni disponibili indicano che la debolezza dell’attività economica sarebbe proseguita anche nel trimestre appena concluso”.
Produzione industriale, lieve rimbalzo ma i timori restano
Intanto la produzione industriale segna un modesto rimbalzo congiunturale ad agosto dopo il netto calo visto a luglio. Stando ai dati diffusi da Istat, nel mese osservato l’output dell’industria segna una espansione del +0,2% (grafico sopra) su mese dopo il -0,9% di luglio, a fronte di un consensus che lo vedeva invariato. Nella frazione giugno-agosto si osserva inoltre una moderata crescita (+0,4%) rispetto ai tre mesi precedenti.
L’indice destagionalizzato mensile cresce su mese solo per i beni di consumo (+1,2%); diminuiscono, invece, i beni strumentali (-0,1%), i beni intermedi (-0,9%) e l’energia (-2,2%). Corretta per gli effetti di calendario, ad agosto la produzione segna un decremento per il settimo mese consecutivo, con un -4,2% su anno dopo il -2,3% (rivisto da -2,1%) del mese prima e contro attese pari a -5%. Gli unici settori in crescita tendenziale sono la produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (+18,3%) e la fabbricazione di mezzi di trasporto (+5,7%). I settori rimanenti sono tutti in flessione.
L’economia italiana ha ripreso a contrarsi nel secondo trimestre dell’anno, con una flessione congiunturale del Pil – di cui la produzione industriale è un buon anticipatore – pari allo 0,4%, dovuta soprattutto alla debolezza della domanda interna. Nella Nadef il governo Meloni ha rivisto al ribasso il target di espansione del Prodotto interno lordo per quest`anno dall`1,0% allo 0,8%, mentre la stessa Istat e Bankitalia segnalano che la fase di rallentamento continuerà.