Scossa nel comparto del risparmio gestito. Con un’operazione di reverse accelerated bookbuilding, Fsi, il fondo guidato da Maurizio Tamagnini, ha investito tramite Mediobanca il 7,2% di Anima Holding, pari a circa 24.979.358 azioni ordinarie.
Il corrispettivo per l’acquisto delle azioni, spiega una nota, è pari a 4,35 euro per azione, per un esborso complessivo di 108,7 milioni, cifra che incorpora un premio del 7,4% rispetto alla chiusura del titolo di martedi a 4,05 euro per 1,38 miliardi di valore.
La notizia era stata anticipata ieri martedi 14 febbraio da Mediobanca, che aveva annunciato l’acquisto da parte di un intermediario finanziario di una quota della società di gestione del risparmio guidata da Alessandro Melzi d’Eril specificando, aspetto rilevante, che l’acquirente cioè Fsi non intende promuovere alcuna offerta pubblica d’acquisto (Opa) nei prossimi 12 mesi.
Riassetto dei soci
È un tema rilevante perché bisognerà capire quanto l’investimento di Fsi sia solo finanziario o qualcosa di più. Di sicuro, l’acquisto di questa quota considerevole arriva proprio nel momento in cui scadrà il termine per la presentazione delle liste per il rinnovo del cda, prevista nel dettaglio per il prossimo 24 febbraio. Il vertice della società dovrà essere rinnovato dall’assemblea convocata per il 21 marzo e ai grandi soci spetterà la scelta dei nuovi amministratori.
Con questo ingresso Tamagnini diventa uno dei soci di riferimento di Anima, accanto al primo socio Banco Bpm (20,6%), Poste (10,3%), Amundi (5,1%) e a seguire Caltagirone (3,2%). A presentare una rosa di nomi dovrebbero essere Banco Bpm, Poste e Assogestioni che già nell’ultimo rinnovo avevano espresso il board di Anima mentre Amundi pare essersi chiamato fuori dai giochi alla luce di una partecipazione acquisita lo scorso anno che avrebbe valenza puramente finanziaria.
Che cosa dicono gli analisti
Per Equita, la quota raggiunta “permette all’acquirente di entrare nel board di Anima che è in via di rinnovo, infatti la presentazione delle liste è attesa per il 24 febbraio e di eleggere un consigliere”. Inoltre Fsi insieme a Poste raccolgono una partecipazione superiore al 19%, vicina a quella di Banco Bpm, “rafforzando il posizionamento dei soci italiani con forte peso istituzionale e riducendo teoricamente le probabilità di un aumento nell’azionariato o di eventuali progetti ostili da parte di Amundi, che fa capo al Credit Agricole”, che non solo è ben presente in Italia ma ha anche in pancia il 9% di Banco Bpm.
Non a caso per Banca Akros la notizia può “riaprire la speculazione attorno ad Anima su fusioni e acquisizioni, molto prima di quanto previsto in precedenza” per “la creazione di un gruppo più grande che potrebbe controllare Anima alla fine delle operazioni”.
Il futuro di Anima, il più grande asset manager italiano con 177 miliardi di masse, sembra dunque essere legato a doppio filo alla nascita del fantomatico terzo polo bancario che però non si sa ancora in capo a chi deve essere, se a Banco Bpm o a Unicredit e se, come probabilmente sarà, coinvolgerà anche Mps. In ogni caso questa mossa di Fsi è un altro tassello di una partita ancora tutta da scrivere.
Gli advisor dell’operazione
Gianni & Origoni ha agito al fianco di Fsi mediante un team multidisciplinare composto con riferimento ai profili di diritto societario e commerciale nonché di public M&A e CM dal Partner Stefano Bucci (in foto), che ha anche coordinato il progetto per tutti gli aspetti legati alla operazione, dal Partner Andrea Aiello e dall’Associate Federico Vasile, con riferimento ai profili finanziari connessi all’operazione dal Partner Matteo Bragantini e dall’Associate Giuliana Santamaria e con riferimento agli aspetti di diritto bancario dal Partner Raffaele Sansone.
Per Fsi ha operato anche un team interno, composto dal general counsel Francesco Bernocchi e dall’head of compliance Simone Terenzi.