Un altro taglio, più o meno prevedibile ma di certo all’improvviso, sempre senza spiegazioni precise o almeno che soddisfino politica e diretti interessati. Eni ha comunicato che oltre al taglio del 15% della fornitura di gas da parte della russa Gazprom ce ne sarà un altro, pari al 50% della richiesta giornaliera. In pratica, su circa 63 milioni di metri cubi, Gazprom ne fornirà solo la metà. Si tratta del terzo taglio: ieri 16 giugno era stato infatti consegnato solo il 65%, e mercoledì l’85%.  

Se, come spiegato da Eni in una nota di aggiornamento, le quantità effettive consegnate sono rimaste “pressoché invariate rispetto ieri” (16 giugno), gli effetti della stretta si stanno vedendo sul prezzo del gas, salito del 7,3% a 133,50 euro per MWh, pur ancora inferiore al picco raggiunto ieri di 149 euro.

L’aspetto positivo è che, complice la bella stagione, al momento l’offerta supera la domanda: a fronte di una richiesta di 155 milioni di metri cubi è disponibile un’offerta di 195 milioni. Il disavanzo viene destinato in parte agli stoccaggi, circa 23 milioni di metri cubi, scrive l’Ansa, e in parte alle esportazioni. Inoltre, da alcuni mesi delle importazioni di gas dall’Algeria hanno superato quelle dalla Russia. Per questo il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha assicurato che la riduzione delle forniture di gas dalla Russia ha finora prodotto “un danno limitato” e che la situazione viene monitorata costantemente dal Governo, comunque “è sotto controllo”. Se questa riduzione di fornitura dovesse perdurare, a inizio della prossima settimana il governo è comunque pronto a mettere in campo contromisure, ha aggiunto Cingolani, senza specificare però quali.

Conseguenze politiche

Gazprom ha ridotto le proprie forniture anche ad altri paesi europei oltre all’Italia, compresa la Germania. Le ragioni non sono chiarissime: la società si è giustificata dicendo che i gasdotti hanno problemi tecnici e difficoltà di manutenzione, ma il governo tedesco ha detto che Gazprom sta diminuendo la quantità di gas inviato in Europa per ragioni politiche. Anche il presidente del Consiglio Mario Draghi, giovedì in visita a Kiev, ha detto che “da Mosca c’è un uso politico del gas”.

 

 

 

 

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