L’alleanza di fatto diventa patto parasociale. Francesco Gaetano Caltagirone (nella foto di copertina) e Leonardo Del Vecchio, in sintonia da tempo nella manovra a tenaglia su Generali e Mediobanca, hanno formalizzato un patto parasociale riguardante il 10,498% del capitale della compagnia assicurativa.
I due imprenditori, che nei giorni scorsi hanno ulteriormente arrotondato le quote nel Leone di Trieste, arrivando rispettivamente al 6,02% e al 5,003% (secondo quanto comunicato da Delfin a Consob il 9 settembre scorso), hanno stipulato un patto di consultazione.
Una mossa che arriva in una fase cruciale per Generali: l’assemblea della prossima primavera sarà chiamata a rinnovare l’intero consiglio di amministrazione.
Caltagirone chiede da tempo un cambio di strategia per la compagnia, con una discontinuità che coinvolge l’amministratore delegato Philippe Donnet, difeso da Mediobanca, a cui fa capo il 12,93% del capitale. E infatti, per sottrarre Generali dalla presa di Piazzetta Cuccia, Del Vecchio e l’imprenditore romano stanno rastrellando azioni Mediobanca: il patron di Luxottica è vicino al 20% e Caltagirone è arrivato al 3%, con facoltà di crescere fino al 5%.
Il patto vincola le parti a consultarsi sulle materie oggetto dell’assemblea degli azionisti. Nell’estratto del patto si legge che l’obiettivo è “la più profittevole ed efficace gestione” di Generali, che “sarà improntata alla modernizzazione tecnologica dell’attività caratteristica, al posizionamento strategico dell’impresa, nonché alla sua crescita in una logica di mercato aperta, trasparente e contendibile”. Una critica sostanziale agli attuali vertici.
Il patto Caltagirone-Del Vecchio rappresenta il fischio d’inizio della nuova partita per il riassetto della finanza italiana. Tra l’assemblea di Generali ad aprile e quella di Mediobanca ad ottobre probabilmente assisteremo a un terremoto che rimescolerà le carte dell’intero panorama, coinvolgendo banche, assicurazioni e società di risparmio gestito.
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