Angelucci compra. Gedi prova a vendere. Mondadori guarda con ottimismo al 2023 aprendo a nuove operazioni. Lo stesso fa Urbano Cairo con la sua Rcs. Commentando così: “Altrimenti mi annoio”. In attesa della vendita di Editis da parte di Vivendi, per completare l’acquisto definitivo di Hachette Livre.

L’editoria si muove. Ci prova quantomeno, nonostante un fatturato legato alla pubblicità in calo nel 2022, così come gli investimenti sull’editoria e sui giornali. La scossa è quella dell’imprenditore abruzzese, già proprietario di Libero Quotidiano e Il Tempo. Le voci si rincorrevano da mesi. L’ufficialità è arrivata nelle scorse settimane: alla collezione di Antonio Angelucci si è aggiunto Il Giornale, per quello che può essere considerato un passaggio di consegne storico.

Per la prima volta, dopo 44 anni, il quotidiano fondato nel 1974 da Indro Montanelli non ha più la famiglia Berlusconi come azionista di maggioranza. L’ex presidente del Consiglio acquistò infatti il 37% delle quote nel 1979, ripianando i debiti e trasferendo la redazione nella sede attuale di via Gaetano Negri a Milano, a pochi passi da Piazza Affari.

Antonio Angelucci

La nuova proprietà de Il Giornale: quote e azionisti

Prima di Angelucci, l’azionista di maggioranza de Il Giornale era Paolo Berlusconi, con il 73,45%. Mondadori deteneva il 18,4%, Periodica, della famiglia Amodei, editore dei quotidiani Corriere dello Sport e Tuttosport l’8%. L’obiettivo iniziale del nuovo editore era il 100% delle quote. Ma l’ex Cavaliere non ne ha voluto sapere di cedere l’intera proprietà, mantenendo il fratello unico azionista “superstite” della famiglia, con il 30%. Ad Angelucci, attraverso la sua finanziaria Tosinvest, è andato il restante 70%.

Ma le mosse di Angelucci non finiscono qui. Dopo aver venduto l’anno scorso a Polimedia il 100% del capitale sociale della società Gruppo Corriere, editrice di Corriere dell’Umbria, Corriere di Siena, Corriere di Arezzo e Corriere della Maremma, di fatto uscendo di scena dall’informazione locale, ha messo gli occhi anche su La Verità, fondato e diretto da Maurizio Belpietro, che possiede la società a capo del quotidiano, La Verità Srl. L’operazione potrebbe costare attorno ai 15 milioni di euro. Diventa chiaro che l’obiettivo dell’imprenditore nonché parlamentare della Lega sia quello di creare un vero e proprio polo dell’informazione del centrodestra, in aggiunta a Libero Quotidiano diretto da Alessandro Sallusti e Il Tempo (direttore: Davide Vecchi).

Mondadori, conti e obiettivi

Esce dunque Mondadori, che ha ceduto il 18,4% a Paolo Berlusconi Editore: valore dell’operazione: 3,8 milioni di euro. I conti del 2022 hanno visto un utile netto pari a 52,1 milioni di euro, in crescita del 18%, per il gruppo il miglior risultato degli ultimi 15 anni. Ricavi netti a 903 milioni (+11,8%) mentre è stato proposto un dividendo di 0,11 euro ad azione, +30% rispetto al 2021 quando il gruppo editoriale era tornato alla cedola dopo 10 anni. L’outlook per il 2023 è in “ulteriore miglioramento”. I ricavi e il margine operativo adjutsed sono attesi in crescita ‘single-digit’, con un risultato netto stimato in aumento di circa il 10%.

“La solidità finanziaria e patrimoniale raggiunta consente di proseguire il virtuoso percorso di sviluppo avviato da alcuni anni, perseguito anche attraverso il continuativo ricorso, specialmente nell’ambito dei business di libri e del digitale, a operazioni di m&a con le quali il gruppo intende continuare a cogliere opportunità di crescita inorganica” spiega la nota che ha accompagnato la pubblicazione dei conti. Gli ambiti? L’amministratore delegato Antonio Porro ha segnalato in testa “libri trade e scolastica”.

Vincent Bollorè

Vivendi e il colpo grosso Hachette

C’era anche Mondadori (anche se Porro ha smentito) in corsa per rilevare Editis, secondo editore francese per ordine di importanza in uscita da Vivendi, costretta a vendere per finalizzare l’acquisto di Lagardère, primo editore transalpino che controlla, tra gli altri, Hachette Livre. L’Opa risale in realtà all’anno scorso: il primo azionista di Tim è arrivato a detenere il 57,3% del gruppo editoriale fondato da Jean-Luc Lagardère, marchio che riunisce anche Radio Europe 1, Journal du Dimanche, Paris Match e i negozi Relay.

Tuttavia la Commissione di Bruxelles non vede di buon occhio la creazione di un colosso da 3 miliardi di giro d’affari nelle mani di un unico gruppo (con tanti saluti alla concorrenza), quello che fa capo a Vincent Bollorè. Ecco spiegata la trattativa esclusiva per Editis con International Media Invest, controllata dalla holding Cmi del miliardario Daniel Kretinski, in una cordata di cui fanno parte anche Banijay e Pierre-Édouard Stérin, che è il fondatore di Smartbox.

Gedi: in vendita i quotidiani del Triveneto. Ma non solo?

Tornando in Italia, per un editore che compra, Angelucci, ce n’è un altro pronto a vendere. Si tratta di Gedi, casa editrice controllata da John Elkann attraverso Exor. Dopo aver venduto L’Espresso a Daniele Iervolino, presidente della Salernitana attraverso la sua società Bfc Media, per un’operazione da 4,5 milioni di euro, l’obiettivo è cedere in blocco sei quotidiani del Triveneto, per un valore complessivo di 40 milioni di euro: si tratta di La Nuova Venezia, La Tribuna di Treviso, Il Corriere delle Alpi, Il Messaggero Veneto e Il Piccolo.

In lizza per l’acquisizione ci sarebbe Caltagirone, editore di Il Messaggero e Il Mattino, Il Gazzettino, Leggo, Corriere Adriatico e Nuovo Quotidiano di Puglia. Che però avrebbe già espresso interesse solo ai due giornali veneti (Il Piccolo e Il Messaggero Veneto). Ma anche Sae, casa editrice livornese, e due cordate: una friulana, supportata dalla famiglia Pozzo, a capo dell’Udinese calcio, l’altra veneta, che potrebbe ricevere sostegno da Finanziaria internazionale, holding di Enrico Marchi, presidente di Banca Finint e di Save, società che gestisce gli aeroporti di Venezia, Verona, Treviso e Brescia.

Un mese fa il coordinamento dei Cdr del gruppo Gedi, al termine di un incontro con l’ad Maurizio Scanavino, aveva annunciato: “Siamo tutti in vendita” compresi quindi anche i quotidiani La Repubblica e La Stampa. Notizia subito respinta, in qualche modo, dal gruppo: “Interpretazione capziosa, solo inutile allarmismo”.

fonte: datamediahub.it

Cairo ed Rcs: “Pronti a nuove acquisizioni”

“Tutto quello che è attenzione e sviluppo dell’attività editoriale mi fa solo piacere -ha commentato di recente Urbano Cairo, presidente Rcs e proprietario del Corriere della Sera, Gazzetta dello Sport e La7-.  Non sono certo io che devo giudicare, sono tutti imprenditori-editori. Qualunque cosa per sviluppare il sistema editoriale è un bene, perché dà sostegno a tutta la filiera delle edicole”.

Di recente ha incontrato una platea di investitori parlando dei numeri della Rosea, con 144.000 mila copie ogni giorno (al terzo posto tra i più venduti assieme a La Repubblica). E ha aggiunto: “Ci stiamo guardando in giro per cose possibili. Tutto quello che è nel nostro mondo, editoria e comunicazione, ci interessa. Dobbiamo essere attivi e dopo 7 anni che ho comprato Rcs ne ho bisogno, altrimenti mi annoio”.

Come sta l’editoria italiana?

Secondo l’osservatorio della Fcp (Federazione concessionarie di pubblicità), il fatturato del 2022 tra quotidiani e riviste è pari a 515,4 milioni di euro, in calo del 4,9% rispetto al 2021. La raccolta pubblicitaria si concentra per il 46% sul web, il 40% sulla televisione e solo per il 7% sulla carta stampata. Su quest’ultima, gli investimenti maggiori sono rivolti ai quotidiani: 372,2 milioni, -5,2% rispeto all’anno precedente. Seguono i settimanali: 77 milioni di euro (-4,5%), infine i mensili: 60,8 milioni (-4%).

Urbano Cairo

Lascia un commento

Articolo correlato