Studio ma anche pratica. Vale anche per la consulenza. Con questo intento nasce l’associazione Junior Enterprise, che dal 1988 consente agli studenti di mettere a terra le competenze acquisite sui libri, offrendo società di advisort a più livelli. L’assocazione coinvolge diverse Università tra le quali anche la Bocconi di Milano che proprio quest’anno celebra i 35 anni e lo fa con un evento di cui Dealflower è media partner, patrocinato dalla Regione Lombardia e dal Comune di Milano, presso Palazzo Mezzanotte il 30 settembre.

Durante il pomeriggio ci sarà una tavola rotonda a tema “Italia 2030”, alla quale parteciperanno ospiti di grande valore tra cui Luca Giorgi, Managing Director di BlackRock; Corrado Passera, CEO di Illimity ed ex Ministro dello Sviluppo Economico; Sara Biglieri, presidente di Equita e Head of Europe Litigation Group di Dentons; Barbara Cominelli, CEO di JLL Italia; Gianmario Verona, ex Rettore Bocconi e membro dell’Advisory Board di JEME e Mauro Giacobbe, Presidente di Facile.it.

Ma quale è il futuro dei giovani che vogliono lavorare nel mondo del business? Lo abbiamo chiesto in questa intervista al presidente di JEME Bocconi Studenti, Matteo Angelo Normanno.

Come è nata JEME Bocconi Studenti e qual è il bilancio dell’attività di questi 35 anni?

JEME Studenti Bocconi nasce nel 1988 quando otto studenti della Bocconi, di ritorno da un viaggio in Francia, decidono di fondare in Italia la prima Junior Enterprise, un’associazione di studenti che opera come società di consulenza fornendo servizi professionali alle imprese. In 35 anni, JEME ha visto susseguirsi ben più di 600 persone, che nel tempo hanno dato vita a una vera e propria comunità all’interno di una più grande, ovvero quella Bocconi.

L’evoluzione dell’Associazione è stata costante, sia in termini di crescita della reputazione esterna, con un aumento del numero di collaborazioni con enti esterni, che in termini di crescita interna, grazie a un crescente interesse della comunità studentesca della Bocconi. La mission di porsi come ponte fra il mondo accademico e quello lavorativo si è indubbiamente evoluta negli anni a seguito di una diversa configurazione del mercato del lavoro e dei percorsi accademici: l’introduzione delle Lauree Triennali, l’apertura a stagisti più junior, i programmi di sviluppo dei talenti in azienda. Quello che tuttavia è rimasto costante è la continua ambizione nel portare avanti una tradizione, credendo fortemente nel valore della formazione come forma di retribuzione.

Quali sono invece i piani futuri?

Indubbiamente ci aspettiamo che il mercato del lavoro cambierà ancora. In Germania la figura del “working student” è molto frequente ed è possibile che anche in Italia possa diventar frequente, nel campo economico-aziendale, di iniziare a lavorare successivamente al completamento del ciclo di studi triennale. Questa sicuramente potrebbe rappresentare un’opportunità di crescita per l’Associazione, in quanto porterebbe un maggior numero di progetti e, di conseguenza, una formazione più elevata.

Inoltre, siamo convinti che il mondo professionale, oggi più che mai, si stia sviluppando seguendo una direttiva più data-driven. Lo testimonia anche la creazione dei nuovi corsi di AI da parte dell’Università Bocconi. Pertanto, JEME dovrà evolversi includendo questi profili e sviluppando servizi che possano esser occasione per accelerare le proprie competenze.

Quali sono oggi le competenze più importanti su cui uno studente deve puntare per lavorare nel mondo del business?

Quando si parla di competenze, è sempre bene tenere a mente che è essenziale sviluppare sia competenze tecniche che attitudinali. Mentre le prime indubbiamente si possono apprendere in corso d’opera, anche per un naturale mismatch tra ciò che si apprende tra i banchi universitari e ciò che si fa sul posto di lavoro, risulta sempre più importante saper collaborare in un team, essere resilienti, avere “accountability” (ovvero sentirsi responsabili di ciò che si sta facendo). Nella percezione di noi studenti, le aziende di successo si basano su un capitale umano sviluppato e coeso, e che sappia porre l’accento su questi aspetti.

Come si inseriscono oggi i giovani nel mondo del lavoro? Hanno opportunità di carriera?

Fare uno stage oggi è indubbiamente un desiderio abbastanza comune. La necessità di dover fare un’esperienza pratica, oltre alla formazione universitaria, è reale ed è molto frequente. Oggigiorno, come dicevo in precedenza, c’è una maggiore apertura ai profili junior, con un interesse da parte delle aziende di formare sin dagli inizi i futuri professionisti. A testimonianza di ciò, numerosi programmi di stage estivi, programmi di insight, programmi graduate sono stati lanciati per i talenti di “domani”. Questo trend è evidente nel Regno Unito, ma sta prendendo piede anche in Italia.

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