Sul mercato Euronext Growth Milan, l’ex Aim di Borsa Italiana, a oggi 4 marzo sono quotate 177 aziende con una capitalizzazione di oltre 11,5 miliardi di euro, stando ai dati di Envent Capital Markets. Centosettantasette piccole e medie imprese quotate da quando l’ex Aim è nato nel 2009 su un bacino di oltre 150 mila (dati Cerved). Convincere e incentivare la fetta più grande di imprese a considerare il mercato dei capitali pubblico e privato – ma anche ampliare la platea degli investitori – è l’obiettivo del governo nel suo Libro Verde su “La competitività dei mercati finanziari italiani a supporto della crescita” presentato lo scorso 2 marzo dal ministro dell’Economia e delle Finanze Daniele Franco e ora disponibile per consultazione pubblica fino al prossimo 25 marzo.
Il corposo documento contiene una serie di spunti e proposte per facilitare e semplificare il processo di listing e la permanenza nei mercati, in particolare da parte delle pmi, e per creare un ecosistema normativo che sia più efficiente ed efficace. Obiettivo del governo con questa iniziativa è individuare le strade migliori per accelerare il processo di riforma del mercato dei capitali italiano e accrescere l’attrattività del sistema Italia, sostenendo la crescita e gli investimenti, in linea con gli obiettivi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr).
“Si tratta di uno sforzo molto importante, frutto di un lavoro condiviso e diffuso in cui tutti i rappresentati di settore sono coinvolti, dalle istituzioni agli intermediari fino ad aziende e associazioni come Assonime e Assogestioni”, osserva Franco Gaudenti, ceo di EnVent, che ne spiega le ragioni: “Oggi siamo di fronte a cambiamento strutturale tale per cui i mercati finanziari globali sono in competizione fra loro, così come accade in tutti gli altri settori, e le imprese possono scegliere sistema più attraente. Ecco che diventa fondamentale per l’Italia diventare attrattivo non solo per attirare aziende e investitori italiani e stranieri ma anche per evitare che belle imprese del nostro Paese vadano all’estero”. Pratica, quest’ultima, che si è intensificata molto nell’ultimo anno. “Non possiamo permetterci di farci sfuggire quelle aziende”, aggiunge il ceo, per il quale le imprese innovative, “le innovative growth companies”, dovrebbero essere il target numero uno di questa riforma. “Non si tratta solo di dimensione. L’innovazione dovrebbe essere il comune denominatore delle imprese quotate, dalle più piccole alle grandi realtà che hanno all’interno aree di sviluppo prodotti dove si è innestata della tecnologia”.
Libro Verde, alcuni spunti
Tanti sono i punti toccati nel documento, dall’ampliamento della platea degli investitori sui private markets fino all’utilizzo del fintech nei processi di investimento. Fra quelli più significativi, spiega Gaudenti, “c’è ad esempio necessità di intervenire per ciò che riguarda il fenomeno di gold plating, cioè il disallineamento tra ordinamenti giuridici che spesso penalizza l’Italia. Il nostro Paese negli anni si è appesantito in maniera particolare dal punto di vista delle norme e quindi è meno competitiva soprattutto dal punto di vista degli di oneri legati ai tempi e alle procedure”.
Il testo vuole anche introdurre un “fast track per il trasferimento dall’Egm al mercato principale eliminando ad esempio la ripetizione di attività assessment e attestazioni che rallentano il processo. Questo è un passaggio cruciale in quanto la ragion d’essere dell’Egm era proprio questa, fare da trampolino per il listino principale”.
Altro aspetto da segnalare è quello legato alla ricerca “che va incentivata se si vuole far incontrare gli investitori con il mondo delle imprese di medie”. Come “Rendendola obbligatoria e con una cadenza definita. Le stesse aziende dovrebbero dotarsi di ricerche che si occupino nel dettaglio dell’equity story. Oggi la ricerca c’è ma non è sufficiente e l’Italia è fra i paesi con numero inferiore di comunicazioni di questo tipo”.
Particolarmente importante è poi la questione del voto plurimo e maggiorato. Ad oggi quasi un terzo (70) delle società quotate italiane ha adottato il voto maggiorato, mentre sono rari i casi (4) in cui le società quotate hanno adottato il voto plurimo prima della quotazione. Il testo ragiona quindi sull’opportunità di un possibile potenziamento di tali misure per favorire l’apertura delle società italiane al mercato e/o la scelta dell’Italia come Stato di costituzione e quotazione”.
Per quanto riguarda gli investitori, fra le altre cose, “è emersa l’opportunità di una semplificazione del regime di vigilanza di quelle gestite da più soggetti”, dice Gaudenti, a partire dall'”eliminazione del vincolo per il fondi Ucits italiani – e non per quelli stranieri – di investire oltre il 10% del patrimonio netto del fondo in titoli di un unico emittente” ma anche la volontà di favorisce l’accesso dei clienti non professionali, abbassando le soglie di ingresso nei FIA italiani riservati. Battaglia, questa, portata avanti da diverse associazioni di categoria come Aifi e Aipb.
Ora la palla passa al mercato che entro fine mese dovrà esprimersi sui vari temi che poi saranno elaborati.