Malgrado il mercato italiano sia particolarmente depresso a causa dell’inflazione, Granarolo guarda con fiducia al futuro e mette in cantiere una serie di operazioni di M&A per poter crescere nel mercato europeo. Lo ha spiegato il presidente, Gianpiero Calzolari, in questa intervista a Dealflower. Il gruppo guarda con interesse in particolare al mercato tedesco e a quello degli Stati Uniti. Grazie alla sottoscrizione dell’aumento di capitale da 160 milioni Granarolo punta a una serie di progetti che hanno al centro l’export e l’innovazione.
Il 31 marzo scorso l’azienda ha sottoscritto un accordo di investimento che prevede un aumento di capitale di 160 milioni di euro, con contestuale ingresso nell’azionariato da parte di Patrimonio Rilancio – Fondo nazionale strategico (Fns), gestito da Cassa depositi e prestiti (Cdp), e di Enpaia, l’Ente nazionale di previdenza per gli addetti e gli impiegati in agricoltura. Grazie all’operazione di rafforzamento patrimoniale, la compagine azionaria dell’azienda emiliana si amplierà includendo, oltre agli attuali soci Granlatte, Cooperlat e Intesa Sanpaolo, anche Patrimonio Rilancio – Fondo Nazionale Strategico ed Enpaia. Granlatte conserverà la guida del gruppo agroalimentare emiliano con una solida maggioranza, partecipando altresì all’aumento di capitale.
L’operazione di rafforzamento patrimoniale è funzionale alla realizzazione del piano strategico 2023-2026 del gruppo Granarolo, che prevede importanti obiettivi di crescita organica e operazioni straordinarie finalizzate al rafforzamento del posizionamento competitivo del gruppo in Italia e all’estero.
Quale è lo stato di salute di Granarolo?
La società sta lavorando in un contesto di un mercato depresso, soprattutto a livello nazionale. Per cui stiamo cercando di reagire in gran parte con l’export e puntando sull’innovazione. I progetti su cui stiamo lavorando sono sostanzialmente progetti che ci consentiranno di mettere a frutto un importante aumento di capitale che abbiamo perfezionato nei giorni scorsi dell’ammontare di 160 milioni di euro; sottoscritto in parte dalla Cooperativa proprietaria della maggioranza del gruppo; in parte dal fondo Empire e in parte Cdp tramite Fondo nazionale e Sviluppo.
Come userete queste risorse?
L’obiettivo è quello di ammodernare il più possibile i nostri impianti per avere una capacità produttiva e una efficienza attraverso l’automatizzazione e la digitalizzazione. E la ricerca di nuovi prodotti e nuovi mercati.
State quindi guardando anche all’estero?
Si. Lavoriamo in un mercato italiano molto molto competitivo dove per noi l’unica strada interessante è l’innovazione di prodotto. Ma poi c’è il mercato estero che ha delle grandi potenzialità.
Ci sono aree geografiche particolarmente interessanti?
Per noi è molto importante l’Europa, in particolare stiamo guardando con interesse la Germania dove non siamo sufficientemente presenti e poi c’è tutta l’area degli Stati Uniti. Abbiamo aperto un po’ il ventaglio delle analisi.
Che previsioni ha per la società da qui alla fine dell’anno?
Noi abbiamo chiuso il 2022 con ricavi a 1,5 miliardi circa. L’inflazione ha impattato molto e questo ha portato ad una marginalità contenuta rispetto allo scorso anno. Pensiamo di tornare alla marginalità degli anni precedenti. E i ricavi pensiamo di confermare, visto il calo dell’inflazione, il miliardo e mezzo.