Meglio dare risalto agli aspetti positivi. La Commissione Ue riparte da qui con le sue previsioni di primavera. Il Pil dell’Ue dovrebbe rimanere in territorio positivo per il 2022. E questa sembra già una buona notizia. Anche se quel “dovrebbe” coniugato al condizionale non mette al sicuro da eventuali ulteriori scosse al ribasso. Tutto dipende dalla guerra. Tutto dipende da come le banche centrali riusciranno a tenere a bada l’inflazione con le loro politiche monetarie. Anche se la Bce, al momento, è l’istituto che ha fatto di meno per frenare l’indice dei prezzi al consumo.
Dunque, la crescita dell’Eurozona prosegue. I numeri però sono decisamente più bassi rispetto a quelli pubblicati dalla Commissione nelle previsioni dell’inverno scorso. “C’è un fattore negativo schiacciante -si esprime così il vicepresidente esecutivo Valdis Dombrovskis- e cioè l’impennata dei prezzi dell’energia, che ha portato l’inflazione a livelli record, mettendo a dura prova imprese e famiglie europee”.
A fargli eco, il Commissario per l’Economia Paolo Gentiloni: “L’invasione russa dell’Ucraina sta causando sofferenze e distruzioni indicibili, ma sta anche pesando sulla ripresa economica dell’Europa. La guerra ha portato a un aumento dei prezzi dell’energia e all’ulteriore interruzione delle catene di approvvigionamento, così che l’inflazione dovrebbe rimanere più alta più a lungo”.
Ecco i numeri: il Pil rallenta secondo previsioni
La crescita del Pil reale, e questo vale sia per l’Ue, sia per l’Eurozona, è prevista al 2,7% nel 2022 e al 2,3% nel 2023. Entrambi i dati peggiorano le stime precedenti, rispettivamente pari a +4,0% e +2,8%, (+2,7% in Eurozona). Il downgrade per il 2022 va letto sullo sfondo dello slancio di crescita raccolto dall’economia nella primavera e nell’estate dello scorso anno, che aggiunge circa 2 punti percentuali al tasso di crescita annuale di quest’anno. In questo senso la crescita della produzione entro l’anno è stata ridotta dal 2,1% allo 0,8%.
Come detto, il principale colpo per le economie globali e dell’Ue viene dai prezzi delle materie prime energetiche. Sebbene fossero già aumentati in modo sostanziale prima della guerra, dai bassi livelli registrati durante la pandemia, l’incertezza sulle catene di approvvigionamento ha spinto i prezzi al rialzo, aumentandone al contempo la volatilità. Questo è vero per il cibo e altri beni e servizi di base, con il potere d’acquisto delle famiglie in calo. Le interruzioni della logistica e della catena di approvvigionamento indotte dalla guerra, nonché l’aumento dei costi di input per un’ampia gamma di materie prime, si aggiungono alle perturbazioni nel commercio globale causate dalle drastiche misure di contenimento del COVID-19 ancora applicate in alcune parti della Cina, che pesano sulla produzione.
Frena anche il Pil di Italia, Germania e Francia
Anche per quanto riguarda l’Italia le stime della Commissione corrispondono a quelle attese (grafico sopra). Dunque, il Pil dovrebbe scendere al 2,4% nel 2022 e rallentare ulteriormente all’1,9% nel 2023. I dati di quest’inverno avevano previsto un +4,1% per quest’anno e un +2,3% previsti a febbraio, a causa dell’impatto della guerra della Russia contro l’Ucraina che pesa su catene di approvvigionamento e prezzi. Cala all’1,6% la previsione di crescita del PIL tedesco per l’anno in corso, in pratica, due punti percentuali in meno rispetto a quanto previsto solo tre mesi fa. Anche in Francia, stando alle stime di Bruxelles, la crescita economica è destinata a scendere, ma solo di mezzo punto percentuale. Mentre nelle previsioni invernali si prevedeva una crescita del Pil francese pari al 3,6% per il 2022, le nuove stime evidenziano un calo al 3,1%.
I prezzi dell’energia spingono l’inflazione a livelli record
Dicevamo del fattore schiacciante: l’inflazione. I prezzi al consumo hanno letteralmente preso slancio dall’inizio del 2021. L’ultimo trimestre dell’anno appena passato diceva +4,6% su base annua. E’ salita al 6,1% nel primo trimestre del nuovo anno mentre l’inflazione complessiva dell’Eurozona è salita al 7,5% ad aprile, il tasso più alto nella storia dell’unione monetaria. Resterà ancorata al 6,1% per il 2022, un’impressionante revisione al rialzo rispetto alle previsioni dello scorso l’inverno: +3,5%. Il picco sarà del 6,9% nel 2° trimestre, prima di scendere, gradualmente, in seguito, prima di scendere al 2,7% nel 2023.
Per l’Ue, l’inflazione dovrebbe aumentare dal 2,9% nel 2021 al 6,8% nel 2022 e tornare al 3,2% nel 2023. L’inflazione core media è prevista al di sopra del 3% nel 2022 e nel 2023 sia nell’UE che nell’area dell’euro.
Pil Eurozona, qualche fattore positivo
La crescita dovrebbe rimanere positiva. Recita così il documento della Commissione Ue. e questo grazie all’effetto combinato delle riaperture post-lockdown e alla forte azione politica intrapresa per sostenere la crescita durante la pandemia. Vale a dire, la riapertura post-pandemia dei servizi ad alta intensità di contatti, un mercato del lavoro forte e ancora in miglioramento, un minore accumulo di risparmi e misure fiscali per compensare l’aumento dei prezzi dell’energia sosterranno i consumi privati. Gli investimenti dovrebbero beneficiare del pieno dispiegamento del Pnrr e dell’attuazione del relativo programma di riforme.
Mercato del lavoro forte e ancora in miglioramento
Il mercato del lavoro sta entrando con forza nella nuova crisi. Nel 2021 nell’economia dell’Ue sono stati creati oltre 5,2 milioni di posti di lavoro, che hanno attirato quasi 3,5 milioni di persone in più nel mercato del lavoro. Inoltre, il numero dei disoccupati è diminuito di quasi 1,8 milioni di persone mentre i tassi di disoccupazione alla fine del 2021 sono scesi al di sotto dei precedenti minimi storici. Non solo. Le condizioni del mercato del lavoro dovrebbero migliorare ulteriormente.
L’occupazione nell’Ue dovrebbe crescere dell’1,2% quest’anno, sebbene questo tasso di crescita annuale sia stimolato dal forte slancio nella seconda metà del 2021. Le persone che fuggono dalla guerra in Ucraina verso l’Ue dovrebbero entrare nel mercato del lavoro solo gradualmente, con effetti tangibili che diventeranno visibili solo dal prossimo anno. Si prevede che i tassi di disoccupazione diminuiranno ulteriormente, al 6,7% quest’anno e al 6,5% nel 2023 nell’UE e al 7,3% e 7,0% rispettivamente nel 2022 e nel 2023 nella zona euro.
Lo scenario peggiore con il taglio del gas dalla Russia
Data l’elevata incertezza dovuta all’evoluzione della guerra e all’impatto sui mercati energetici, le previsioni si accompagnano a un’analisi di scenario basata su modelli in grado di simulare l’impatto dell’aumento dei prezzi delle materie prime dovuto al netto taglio delle forniture di gas dalla Russia. Lo scenario più severo prevede una crescita del Pil con valori del 2,5% e dell’1% al di sotto dei valori osservati per il 2022 e il 2023. L’inflazione invece aumenterebbe di altri 3 punti percentuali nel 2022 e di oltre un punto nel 2023.
Oltre a tali potenziali interruzioni dell’approvvigionamento energetico, problemi peggiori del previsto nelle catene di approvvigionamento e ulteriori aumenti dei prezzi delle materie prime non energetiche, in particolare alimentari, potrebbero portare a ulteriori pressioni al ribasso sulla crescita e pressioni al rialzo sui prezzi. Effetti di secondo impatto maggiori del previsto a fronte di uno shock inflazionistico importato potrebbero aggravare le forze stagflazionistiche. Forti pressioni inflazionistiche si accompagnano anche a maggiori rischi per le condizioni di finanziamento. Infine, il Covid-19 rimane un fattore di rischio. Al di là di questi rischi immediati, l’invasione russa dell’Ucraina sta portando a un disaccoppiamento economico dell’Ue dalla Russia, con conseguenze difficili da comprendere appieno in questa fase.