Sa scrivere romanzi, favole per bambini e persino manuali con consigli d’amore. L’AI (Intelligenza artificiale) sembra insomma potere (quasi) tutto. Ma è davvero così? E soprattutto questa onnipotenza, simbolo dell’epoca della disintermediazione, potrebbe già sostituire il o la consulente in carne ed ossa che ci attende dietro la scrivania, paziente e comprensivo/a come un padre confessore, per fornirci qualsiasi consiglio finanziario di cui abbiamo bisogno?
Per rispondere a questa domanda ho fatto un esperimento: ho rivolto a due chatbot di intelligenza artificiale – Bard (che fa capo a Google) e ChatGPT (creato da OpenAI) – una serie di domande in tema di investimenti. Ho provato cioè a farmi consigliare da loro come avrei potuto investire una certa somma. E poi ho chiesto la stessa cosa a un consulente umano.
La prima evidenza è che le due AI forniscono risposte simili. ChatGPT è, in alcuni casi, più auto-cautelativa: suggerisce cioè sia in testa che in coda alle risposte di rivolgersi sempre a un consulente finanziario in carne ed ossa. Vista la maggiore elasticità di Bard su questo fronte, dopo i primi quesiti generici, ho continuato a rivolgere domande solo a questo motore.
La prima domanda: come investire 10mila euro
Ma partiamo dall’inizio. La prima domanda che ho rivolto all’AI è stata: Dispongo di 10mila euro e vorrei investirli per farci più soldi, cosa mi consigli di fare?
I due chatbot mi hanno consigliato una serie di opzioni: la Borsa attraverso azioni dirette, fondi di investimento comuni o ETF; l’immobiliare, proponendomi di acquistare un immobile per poi affittarlo o rivolgermi a un fondo immobiliare. Se fossi disponibile ad accettare un alto livello di rischio Bard mi ha consigliato inoltre di puntare sulle startup e sulle criptovalute, o invece sull’oro se volessi un investimento più sicuro (piccolo spoiler: non è affatto così. Certo l’oro è considerato un bene rifugio ma se si scorrono con attenzione gli annali della finanza si scopre che in alcuni periodi particolari l’oro è stato fortemente in perdita).
Ma sono davvero queste le soluzioni su cui dovrei puntare?
Ho provato a capirlo facendomi aiutare da un consulente finanziario in carne ed ossa: Michelangelo Massara. Laureato in Economia e commercio, Massara ha lavorato per oltre 20 anni come private banker in banche svizzere e italiane. Oggi fornisce un servizio di advisor e consulenza finanziaria autonoma per clientela private e società quotate come owner e strategist di PWA- Private wealth advisory .
La prima cosa che nota Massara era balzata all’occhio anche a me: l’AI consiglia quasi sempre l’investimento nel settore immobiliare ma non tiene conto della cifra che il cliente dice di avere a disposizione. Con 10mila euro oggi si può acquistare al massimo una soffitta o una cantina, non certo un appartamento o una casa da sfruttare come rendita.
“L’AI – commenta Massara – ti da un consiglio che se venisse da un consulente farebbe non solo storcere il naso al cliente ma probabilmente lo porterebbe a togliergli il mandato. Al netto di alcuni prodotti specifici finanziari (molto particolari e non adatti per definizione a tutti i clienti), nessun appartamento può essere acquistato per quella cifra in una città media. Mi viene quindi da pensare che ti darebbe la stessa risposta che fornirebbe a un potenziale cliente con disponibilità ben maggiori, per esempio 100 mila o 1 milione di euro”.
Proviamo quindi a rifare la domanda cambiando però la cifra di partenza. Il risultato è quantomeno curioso: con 100mila euro come gruzzolo iniziale l’AI mi da la stessa risposta che mi aveva dato con 10mila euro ma elimina le opzioni di investimento più rischiose e cioè startup e criptovalute. A 1 milione la risposta diventa ancora più generica ed evasiva e l’AI ci rimanda a un elenco di società o enti di consulenza finanziaria da cui farci consigliare. Secondo l’AI, con questa disponibilità economica, un esempio di portafoglio di investimento è: 60% azioni, 30% obbligazioni e 10% immobili.
Chiedo al consulente se è un’affermazione corretta. “Se il mio milione di euro – spiega Massara – è investito, come suggerisce l’AI, per il 60% in azioni ma io ho bisogno di disporne, per esempio, tra due anni, e ho inoltre una bassa propensione al rischio, allora la risposta fornita è sbagliata o inutile”. Il motivo è che l’AI non tiene conto di qual è il mio orizzonte temporale e la propensione al rischio: tra quanto tempo cioè vorrei/potrei usare questo milione di euro e con quale potenziale rischio di perdita.
La seconda domanda: che fare per la pensione?
Passiamo alla domanda successiva: che dovrei fare se volessi usare i soliti 10mila euro per un investimento in vista della mia pensione?
L’AI, dopo aver caricato per qualche secondo la mia domanda, sforna la seguente risposta: prima elenca tutte le possibili soluzioni – e cioè fondo pensione, investimenti azionari o immobiliari – e poi aggiunge che, nel mio caso specifico, il suo consiglio è quello di “investire in un mix di azioni e obbligazioni” divise equamente al 50%. “La risposta – commenta Massara – non è sbagliata. Proporre di mettere il 50% in azioni è corretto se si ha a disposizione un tempo lungo, di almeno 10-15 anni. Non è però chiaro perché alla fine preferisca le azioni e le obbligazioni a un fondo pensione. Certo, ci sono fondi che investono nello stesso identico modo e quindi forse l’AI ti propone di fare da te – con un minor costo di gestione – quello che farebbe un fondo, ma non tiene conto di elementi fondamentali come, per esempio, la deducibilità della quota versata nel fondo pensione (per sé e per i familiari fiscalmente a carico) e il livello minore di tassazione della plusvalenza realizzate dal fondo quando erogherà la prestazione agli iscritti”.
Anche in questo caso, come per la domanda precedente, la risposta fornita dall’AI diventa paradossalmente via via più generica all’aumentare della cifra di cui dichiaro di disporre.
Tante idee ma (obbligatoriamente) confuse
Devo ammettere che con queste prime risposte non penso di aver capito come poter investire i miei soldi in vista dei miei obiettivi. Non mi sono state date indicazioni precise e spesso, come abbiamo visto, l’AI mi ha proposto soluzioni palesemente non adatte alla mia situazione.
L’impressione è che, ad oggi, l’AI dia le stesse risposte che si potrebbero trovare su un’enciclopedia online. Non approfondisce e si limita a fornire qualche nozione finanziaria di base. Non si tratta di vera consulenza (o almeno così sembra). E il motivo è che, oltre a non tenere minimamente conto del contesto e dello scenario economico attuale, l’AI non approfondisce una delle cose fondamentali che è il profilo di rischio, per stilare il quale dovrebbe rivolgere al cliente domande personali (come, ad esempio, com’è composta la tua famiglia, quanti anni hai, qual è il tuo patrimonio, per quanti anni non avrai bisogno di questi soldi o, ancora, tra quanto tempo andrai in pensione, se vuoi un dividendum oppure no) che però non può proporre.
La causa principale di queste risposte vaghe, poco calzanti se non persino scorrette è, appunto, il fatto che all’AI stiamo chiedendo di fare qualcosa che in realtà non le è permesso: fornire risposte precise – come lo sono appunto i consigli di investimento – in un settore super regolamentato in cui le norme e le cautele da rispettare sono moltissime. “L’AI non può sollecitare l’investimento né fare una consulenza finanziaria specifica e personalizzata”, mi spiega Massara che prosegue: “Questa è una cosa che possono fare solo specifiche figure autorizzate – come ad esempio i consulenti finanziari autonomi o i dipendenti delle società autorizzate, ma solo all’interno dei propri locali. Se l’AI lo facesse andrebbe incontro al reato di abusivismo finanziario (art 166 TUF), violando la legge”.
Il colpo di scena
Fin qui, quindi, calma piatta. Risposte vaghe, a volte un po’ fuorvianti ma pochi danni. Io e Massara però non ci arrendiamo e decidiamo di mettere ancora più alla prova l’AI fornendole noi tutte quelle informazioni che lei non osa chiederci. Formulo quindi un nuovo quesito inserendo all’interno tantissime informazioni personali come la mia età, la composizione della mia famiglia, il mio patrimonio, la mia propensione al rischio, l’esplicita indicazione di quanto vorrei che questo investimento mi rendesse e cioè 500 euro al mese a partire da un capitale di 30mila euro.
Possibile? Secondo l’AI sì, visto che mi consiglia di “investire in un prodotto finanziario che offre un rendimento annuo lordo di circa il 10%. Questo significa – precisa – che dovresti ottenere un rendimento mensile lordo di circa l’0,83%”.
Non solo. In vista della mia pensione mi suggerisce di versare 100 euro al mese così da “accumulare un capitale di circa 100.000 euro al momento del pensionamento”.
Tutto corretto? “Nient’affatto”, commenta Massara. “Innanzitutto il secondo consiglio si basa su un calcolo sbagliato o azzardato. Versando quella cifra non si arriva con sicurezza, nell’arco temporale ipotizzato a 100mila euro, anche considerando che il rendimento medio dello Standard & Poor’s è del 6,7% annuo, non tutti gli anni l’indice sale, quindi l’AI sta applicando un rendimento annuo molto più alto e nell’ipotesi di salita incondizionata”. Non solo. “L’AI – continua Massara – avrebbe dovuto dirti che pensare di avere un’entrata integrativa certa di 500 euro al mese a partire da quella propensione di rischio che hai delineato con le informazioni che le hai fornito non è né sano né realistico. Sembra inoltre che le risposte non tengano conto del tuo capitale di partenza”.
Ma c’è di più. A questo punto abbiamo deciso di chiedere all’AI quale potrebbe essere questo specifico prodotto finanziario che mi garantirebbe un rendimento mensile lordo dello 0,83%.
L’AI inizia rispondendomi che “per ottenere un rendimento mensile dello 0,83%, dovresti investire in un prodotto finanziario che abbia un rendimento annuo del 9,96%. Questo rendimento è un po’ al di sopra della media dei prodotti finanziari disponibili sul mercato, quindi dovrai scegliere un prodotto con un certo livello di rischio”. Poi, inaspettatamente, scende nel dettaglio, e mi da (finalmente) una risposta specifica, anzi due. Mi consiglia infatti di puntare, ad esempio, su questi due prodotti: il Certificato di investimento “Enel, Eni, Intesa Sanpaolo e Ferrari” (ISIN DE000VU4HU93) che paga cedole mensili dello 0,83%, condizionate a barriere decisamente ampie del 50%. E il Fondo d’investimento “MSCI World Growth” (ISIN LU1861953165) che investe in azioni di società globali con un alto potenziale di crescita. “Il suo rendimento annuo medio è stato del 10,74% negli ultimi 5 anni”, dice l’AI.
Colpo di scena, quindi. L’AI sta facendo davvero quello che non potrebbe fare? “ Sì e no”, chiarisce il consulente ‘umano’. “L’AI sta effettivamente facendo qualcosa contrario alla legge perché ti suggerisce di comprare un prodotto specifico con un suggerimento personalizzato e quindi mette in atto una consulenza personalizzata in assenza di autorizzazione rilasciata dagli organismi preposti, esponendosi così al reato di abusiva prestazione di servizio o attività di investimento”. La cosa più assurda è che lo fa suggerendomi due prodotti che non si possono più trovare sul mercato. “Il certificato – rivela il consulente – risulta già scaduto e rimborsato (quindi non acquistabile). L’analisi fatta dall’AI è quindi basata su un prodotto che ha già prodotto un risultato certo, ma passato e concluso. Mentre il fondo sembra non esistere. Forse la versione free di questi chatbot AI può attingere solo ai dati di qualche mese fa, quindi in questo contesto con dati e informazioni inutili e inutilizzabili”.
A rendere però la risposta potenzialmente pericolosa, rimane il fatto che l’AI avrebbe dovuto fornirmi qualche informazione in più dicendo, per esempio, che il valore investito avrebbe potuto anche generare grandissime perdite in determinate condizioni di mercato. “I prodotti suggeriti, se acquistabili, avrebbero potuto generare un risultato assolutamente contrario all’obiettivo e alla propensione al rischio dell’investitore”, conclude il consulente.
Una partita ancora da giocare
I chatbot basati sull’AI possono quindi sostituirsi ai consulenti finanziari in carne ed ossa? Visto il risultato del nostro esperimento, possiamo dire che, ad oggi, non è ancora possibile. Ma è proprio al limite temporale che guarda chi pensa che l’AI in futuro potrà questo e molto di più.
Se ci concentriamo però sul qui e ora, sull’hic et nunc dei latini, allora ad oggi tra l’AI e un consulente fisico non c’è gara. Un consulente può infatti suggerire investimenti graduali, dare informazioni sulla fiscalità, valutare con attenzione tutte le variabili fornite dal cliente e fare molte cose che l’AI non è in grado di fare perché – colpi di scena a parte – non gli è (ancora) consentito.