Il rimbalzo c’è ed è consistente. Le stime del Fondo monetario internazionale sull’andamento del Pil mondiale per il 2022 raccontano di un consolidamento della ripartenza dell’economia globale dopo il tracollo provocato dalla pandemia e dalla conseguente lockdown.
Il World economic outlook di luglio conferma al 6% le previsioni di crescita del Pil per il 2021 e alza al 4,9% quelle per il 2022 (contro il 4,4% stimato ad aprile). La ripresa è così sempre più al traino degli Usa, che nel 2021 accelerano al 7% (+0,6% rispetto alle stime di aprile) e al 4,9% nel 2022 (+1,4%). Il Pil dell’Eurozona salirà del 4,6 e del 4,3% nei due anni. Dopo il tracollo del 2020 (-8,9%), l’Italia rimbalza del 4,9% quest’anno e del 4,2% nel 2022 (lo 0,7 e lo 0,6% in più rispetto alle stime di aprile). Meglio della Germania, che ha già assorbito l’impatto del Covid (contenendo la flessione del Pil al 4,8% nel 2020) e che crescerà del 3,6% nel 2021 e del 4,1% nel 2022, ma non veloci come Francia e Spagna, rispettivamente 5,8 e 6,2% nel 2021.
Meno robusta del previsto la crescita cinese nel 2021 (8,1% anziché 8,4%). Male il Giappone, che crescerà meno del previsto quest’anno (2,8%) per poi registrare un +3% nel 2022. Male soprattutto l’India, che nel 2021 rimbalzerà sì del 9,5%, ma con un ribasso di tre punti percentuali sulle stime di aprile, a causa della disastrosa seconda ondata della pandemia. Nel complesso, le economie avanzate nel 2021 crescono dello 0,5% in più rispetto alle stime di aprile, mentre in Asia, i Paesi emergenti e in via di sviluppo frenano dell’1,1%.
Un altro fattore di divergenza sono le politiche di sostegno, che a inizio luglio hanno raggiunto i 16.500 miliardi di dollari. Nei Paesi avanzati ci sono ancora interventi per 4.600 miliardi da attuare tra quest’anno e i prossimi, tanto che la correzione al rialzo delle previsioni di crescita per il 2022 si deve all’impatto delle manovre annunciate in primo luogo dagli Stati Uniti e poi dall’Unione Europea. Nel dettaglio l’Italia ha speso l’8,5% del Pil in misure di sostegno.
Tuttavia il principale fattore di rischio restano le varianti del Covid-19, che potrebbero far deragliare la ripresa, con un costo di 4.500 miliardi di dollari entro il 2025. Ed è qui che emerge la vera disparità nel mondo: quella dell’accesso ai vaccini. Nei mercati avanzati “quasi il 40% della popolazione è stata completamente vaccinata, contro l’11% negli Emergenti e una piccola frazione nei Paesi in via di sviluppo”, ha detto la capoeconomista dell’Fmi, Gita Gopinath. A giugno 2021, ricorda il Fondo, nei Paesi avanzati e in Cina si è concentrato quasi il 75% dei circa 3 miliardi di dosi somministrate nel mondo. Per l’istituzione è dunque necessaria una rapida azione multilaterale per l’accesso alle immunizzazioni.
L’Fmi racconta anche l’andamento della produzione industriale, delle pmi del manifatturiero e dei servizi, in termini di nuovi ordini e attività, e i volumi del commercio mondiale mese per mese. Interessante, come mostra chiaramente il grafico, è notare come tutti gli indicatori stiano performando meglio del periodo pre-pandemia, segno che siamo nella fase ascendente del rimbalzo, che, si spera, non ci riporti allo stesso livello del pre pandemia.
Parlando di disparità, l’ultimo grafico riporta la differenza percentuale media dell’occupazione dall’ultimo trimestre del 2019 al primo del 2021 in base a età, genere e capacità. Ebbene, nel mondo, sia nelle economie avanzate sia in quelle emergenti, sono ancora i giovani a essere più discriminati nel mondo del lavoro. A sorpresa, nei paesi avanzati più uomini (-2,5%) che donne (1,4%) hanno perso il lavoro durante il 2020, ma forse perché erano in ogni caso di meno le donne che lavoravano rispetto ai colleghi uomini.