Il loro obiettivo è fornire servizi per supportare la gestione del patrimonio di una o più famiglie, assicurandone anche la sostenibilità nei delicati momenti di passaggio da una generazione all’altra. Per farlo possono però assumere forme giuridiche molto diverse e utilizzare modalità disparate.

A tracciarne il ritratto più recente è l’UBS Global family office report 2024. La ricerca ha preso in considerazione 320 single family office dislocati in sette differenti regioni del mondo. In totale rappresentano oltre 600 miliardi di dollari di ricchezza e fanno capo a famiglie con un patrimonio netto medio di circa 2,6 miliardi di dollari.

FO europei: il 22% investe il private equity

Una ricchezza che secondo il report viene gestita dai family office attraverso un equilibrato mix di obbligazioni e azioni e con lo strumento della gestione attiva, vista come la chiave per la “diversificazione del portafoglio”. Quasi 4 family office su 10 (pari al 39% degli intervistati) hanno, infatti, dichiarato “di affidarsi maggiormente alla selezione dei gestori e/o alla gestione attiva per migliorare la diversificazione del patrimonio”, si legge nel report. Si tratta di una scelta cresciuta del 4% rispetto alla rilevazione precedente del 2023. Sul fronte invece degli investimenti alternativi, gli hedge fund sono utilizzati da un terzo (33%) dei family office mentre tra i family office europei, il 22% investe in private equity e il 3% in fondi di private debt, contro rispettivamente il 35% e il 4% dei family office statunitensi.

Tra AI e conflitti

Ma quali sono gli ambiti in cui investono maggiormente i family office? Secondo UBS  il principale è l’Intelligenza artificiale generativa. Su di lei dichiarano infatti di puntare entro i prossimi tre anni il 78% dei soggetti intervistati. Ad accomunare i family office sono anche le preoccupazioni. Nel medio termine la maggior parte di loro teme il pericolo rappresentato dalle guerre. “Nell’arco di 12 mesi – si legge nel report – il 58% è preoccupato di un conflitto geopolitico di grande portata”. Seguono per il 39% l’aumento dell’inflazione e per il 37% dei family office la paura che le banche centrali “possano ridurre i tassi di interesse solo lentamente”. Se si guarda invece al lungo termine il timore maggiore è rappresentato di nuovo dai conflitti geopolitici (62%), seguiti dal cambiamento climatico (49%) e dalla crisi del debito (48%).

Il report prende in considerazione, come abbiamo visto, 320 soggetti operanti in sette diverse regioni del mondo, le cui allocazioni sono concentrate soprattutto in Nord America, nel 50% dei casi, in Europa occidentale per oltre un quarto (pari al 27%) dei soggetti intervistati, e infine (17%) nella regione Asia-Pacifico e in Cina. Ma se si guarda al futuro, le regioni su cui gli operatori intendono puntare maggiormente nell’arco dei prossimi cinque anni sono Nord America e Asia Pacifico.

Italia, più multi-family office

L’Italia in questo scenario ha un ruolo minore per una molteplicità di ragioni tra le quali il ridotto numero di soggetti operanti, anche in ragione del fatto che nel nostro Paese i family officer sono un fenomeno che risale agli ultimi 20 anni.

La fotografia più recente del settore in Italia è stata scattata nel 2022 da una ricerca condotta dall’Osservatorio family office, promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano con il Centro di Family Business Management della Libera Università di Bolzano. La ricerca ha censito in tutto 214 family office quasi tutti fondati negli ultimi vent’anni e più di 70 nel 2011. Altra particolarità del mercato italiano è che quasi il 60% dei soggetti ha sede legale in Lombardia, in particolare nella città di Milano.

Se la ricerca di UBS prende in considerazione solo i cosiddetti single family office, quelli cioè controllati “da una sola famiglia destinataria dei servizi”, in Italia prevalgono invece (52,8%) i multi-family office: si tratta di strutture che raggruppano professionisti – circa 25 – che offrono servizi di consulenza e gestione del patrimonio che si rivolgono a più famiglie (nel caso italiano meno di 10 famiglie l’uno). I single family office sono invece cresciuti soprattutto negli ultimi anni, a partire soprattutto dal 2021, raggiungendo quota 47,2%.

Sul fronte dell’asset allocation i family office italiani si distinguono per il peso crescente dato al private equity ma soprattutto per quello degli investimenti nell’economia reale, in particolare in aziende del settore Ict.

Altra differenza tra la situazione italiana e lo scenario internazionale riguarda l’attenzione data al tema della sostenibilità. Se infatti secondo il report UBS “più della metà (57%) dei family office sta già prendendo in considerazione le analisi sulla sostenibilità delle proprie attività o prevede di farlo in futuro”, in Italia , secondo il report del 2022, manca invece ancora “una svolta decisiva verso l’adozione di metriche di finanza socialmente responsabile”.

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