Dall’ormai presentissimo Leonardo Maria Del Vecchio fino a Luigi Berlusconi ed Edoardo Ermotti, figlio dell’amministratore delegato di Ubs Sergio, passando per Andrea Gennarini figlio di uno dei fondatori di Vitale Alberto. I giovani eredi di famiglie imprenditoriali o dei professionisti del settore della finanza iniziano ad affacciarsi attivamente nel mondo degli investimenti, forti delle enormi risorse a disposizione e/o di competenze che hanno assimilato fin da quando erano in fasce. D’altronde saranno loro i rain makers del futuro anche per una questione di trasferimento della ricchezza: i baby-boomers, che tendevano a conservare la propria ricchezza in immobili e beni, stanno iniziando a trasferire il proprio patrimonio a figli e nipoti. Una ricerca condotta dai team di EY suggerisce che solo negli Stati Uniti la generazione Z e i millennial potrebbero ricevere 30.000 miliardi di dollari nei prossimi 20 anni. Si tratta di uno dei più grandi trasferimenti di ricchezza della storia e avrà implicazioni di vasta portata per chi lavora nel settore finanziario.

Ed è una buona notizia. Perché?

Innanzitutto per la visione diversa che queste nuove generazioni, tra Millennials (cioè nati nel periodo 1980-1996) e Gen Z (1997-2012), hanno rispetto ai loro genitori Baby Boomer (1946-64) e che si vede poi nella scelta degli investimenti che tali nuovi player portano avanti preferendo settori quali la tecnologia, i servizi anche orientati al benessere e nuovi business. Un esempio su tutti – ma ce ne sono tanti – è stata la scelta dei giovani figli di Silvio Berlusconi che con la loro holding H14 hanno puntato su Unobravo, startup che offre un servizio online di supporto psicologico.

Quello della tecnologia è un aspetto cruciale, a partire dalle criptovalute. La Generazione Z è più a suo agio nello scommettere sulle criptovalute rispetto alle generazioni più anziane. Addirittura, secondo un recente sondaggio di Capitalize, il 56% della Gen Z e il 54% dei millennial dichiara di includere le criptovalute nella propria strategia pensionistica. Ma poi ci sono anche fintech, ad esempio il banking as a service, il web3 con la Blockchain e naturalmente l’intelligenza artificiale. E questo non può che essere positivo per un paese come l’Italia.

In secondo luogo, sono forse questi investitori di nuova generazione una speranza per dare slancio all’innovazione in Italia a partire dal venture capital, dando spazio alle startup e promuovendo un comparto che ancora soffre la scarsità di risorse in circolazione e una cultura dell’investimento più tradizionalista, diciamo.

Insomma, l’arrivo della nuova generazione di investitori porta con sé un enorme potenziale, vedremo dove questo ci porterà.

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