L’aumento di fenomeni metereologici estremi potrebbe portare una serie di effetti che andrebbero a riversarsi anche sul sistema bancario italiano. A trattare la tematica è stato uno studio realizzato dalla Banca d’Italia, che ha evidenziato come la situazione per il momento non sia allarmante. Infatti, dall’analisi emerge come solo la solvibilità del 1% dei prestiti erogati dalle banche nel 2020 sia realmente messa in pericolo dal cambiamento climatico. Tuttavia, esiste una problematica legata ai collaterali, la cui funzione di garanzia potrebbe essere di fatto annullata dai mutamenti del clima.

La Banca d’Italia ha suddiviso i prestiti bancari erogati alle società non finanziarie nel 2020 per provincia, in base all’ubicazione dei siti produttivi dei mutuatari. L’ubicazione, abbinata alle informazioni sull’intensità dei rischi climatici, ha permesso all’ente di valutare l’esposizione al rischio fisico delle singole imprese, consentendo, dunque, di ottenere l’esposizione delle banche ai rischi del cambiamento climatico.

Le province messe in pericolo dal cambiamento climatico hanno una buona capacità di adattamento

Più nel dettaglio, per ogni provincia, basandosi sulla classificazione del Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici del ministero della Transizione Ecologica, sono stati incrociati due rating. Il primo è determinato dal livello dell’impatto delle mutazioni climatiche sul territorio, mentre il secondo è dato dalla capacità del territorio stesso di reagire al cambiamento climatico.

Del totale dei prestiti bancari alle imprese riportati in AnaCredit, che ammonta a quasi 600 miliardi di euro, il 28 per cento (pari a 168 miliardi) è destinato a province con un potenziale impatto del rischio climatico alto o molto alto. La buona notizia è che molte delle province che rientrano nella categoria ad alto o altissimo impatto, hanno una buona capacità di adattamento al cambiamento climatico. Ciò avviene poiché questi territori beneficiano di preziose risorse economiche, di un buon sistema educativo, di infrastrutture, tecnologia e istituzioni forti.

Ne consegue, dunque, che al momento a prestare il fianco a gravi problemi di solvibilità a causa dei mutamenti del clima sia solo l’1% dei prestati erogati, come detto in precedenza. I territori la cui capacità di solvibilità delle aziende è più a rischio a causa dell’aumento di fenomeni metereologici estremi sono quelli di Cosenza, Reggio Calabria, Salerno e Potenza.

Il problema dei collaterali

Il fattore che richiede maggior attenzione è quello dei collaterali, ossia dei beni concessi in garanzia del puntuale pagamento dei prestiti ricevuti. In totale il 20% dei prestiti è coperto da garanzie immobiliari, categoria che comprende garanzie immobiliari residenziali, garanzie immobiliari per uffici, uffici e locali commerciali, garanzie immobiliari commerciali e altre garanzie fisiche.

Nella maggior parte dei casi gli immobili a garanzia dei prestiti si trovano nello stesso territorio delle imprese mutuatarie e questo significa che sono esposte ai medesimi effetti del cambiamento climatico. A rendere ancora più problematica la situazione è che ben l’83% dei prestiti erogati ad aziende che si trovano nelle province italiane a più alto rischio climatico abbia fatto ricorso proprio a garanzie immobiliari.

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