La quinta edizione della Milano Music Week si avvia alla chiusura. Tra i tanti eventi si è tenuto in streaming un incontro con i general counsel delle principali etichette discografiche, dove si è fatto il punto sulle sfide presenti e future di un mercato digitale in continua evoluzione. Nel dettaglio, l’evento è stato moderato da Enzo Mazza (Ceo, Fimi) e ha visto la partecipazione di Donato Brienza (Legal & Business Affairs, Bmg), Alfredo Clarizia (Legal & Business Affairs Director, Sony Music Italy), Antonella Marra (Legal and Business Affairs Senior Manager, Universal Music Italia) e Filippo Pardini (Director of Legal & Business Affairs, Warner Music Italy).
Oggi, l’impatto del digitale nell’industria discografica non si misura solo sulla strategia di distribuzione e comunicazione dei prodotti musicali né sui rinnovati modi di consumare musica, ma riguarda anche l’intero ecosistema legale. Dall’attuazione della Direttiva sul diritto d’autore nel mercato unico digitale ai rapporti contrattuali col produttore fonografico, gli esperti legali del settore hanno l’evoluzione in corso di un comparto esposto agli sviluppi tecnologici che guidano l’intera industria. Ma andiamo con ordine.
Questione sampling
Se è vero che la pirateria musicale è il tallone d’Achille dell’industria discografica da quando è nato internet, è altrettanto vero che nel mercato attuale si riscontrano nuovi fenomeni che possono compromettere il business. La strada sembra quella della prevenzione e della content protection. Si pensi, infatti, ai leak musicali – ovvero all’uscita degli inediti prima del lancio specie su chat Telegram – o al sampling che rientra ormai sotto il più ampio insieme del plagio.
Nella musica, il campionamento è il riutilizzo di una parte di registrazione in un’altra incisione. I campioni, spiegano i relatori, possono comprendere tutti gli elementi come il ritmo, la melodia, sezioni parlate e possono essere stratificati, equalizzati, accelerati o rallentati, ripetuti o manipolati.
Questo fenomeno oggi si riscontra moltissimo. Si pensi ad esempio agli autori di “Zingara” che convenivano in giudizio De Gregori e la sua casa discografica (Sony), sostenendo che la riproduzione anche di un singolo frammento, costituente il cuore dell’opera da loro realizzata, doveva ritenersi sufficiente a rappresentare un plagio. Situazione che è stata ribaltata dalla cassazione in quanto il contesto d’uso era diverso.
Nuovi aspetti
“Nel 2021 il plagio si riscontra soprattutto nell’attività di campionamento, l’utilizzo di una registrazione fonografica all’interno di un’altra. Nella rivoluzione digitale sono saltati i limiti del campionamento analogico. Il sampling è divenuta una forma utilizzatissima di scrittura musicale“, fa notare Donato Brienza. “La registrazione inserita in un’altra appartiene a terzi e per questo è imprescindibile la richiesta di una licenza a la stipula di un accordo”, continua. Ne deriva che il sampling impone un estremo rigore fra tutti gli attori: artisti e producere, autori ed editori.
La sua presenza va comunicata fin da subito con estrema chiarezza e tempestività. Anche perché “se vent’anni fa era più difficile accorgersi del sampling, nel panorama attuale viene subito individuato”, spiega Alfredo Clarizia. In questa questione, aggiunge il legale, “i diritti non sono a compenso, ma si tratta di diritti assoluti. Quindi se utilizzo un campione non c’è solo il risarcimento danni, ma anche la possibilità che se ne chieda la rimozione e il ritiro dal mercato“.
Un’altra questione è quella della library. Come fa notare Antonella Marra, “il sampling spesso non è una registrazione tradizionale destinata al consumo, ma anche registrazioni provenienti dai negozi online dove si può accedere a librerie musicali infinite e acquistare licenze e diritti“. Succede però che “in alcuni casi non ci sono tutti i diritti di cui si necessita per poi andare sul mercato. In quel caso si parla di opere protette da copyright”, specifica l’avvocato.
Considerato questo contesto, “adesso facciamo molto più attenzione nell’ascolto di particolari generi musicali per capire se ci sono degli elementi che possono far pensare alla presenza di un sample”, fa eco Filippo Pardini che racconta come questo fenomeno, se opportunamente regolato in tutti i suoi passaggi ed elementi, possa diventare anche una forma di revenue nel music business. “Si pensi al caso in cui venga richiesto l’utilizzo di un sample da parte di artisti che con la loro produzione hanno poi un grande successo”, spiega raccontando l’esempio di Eminem che ha chiesto a Warner con dovuto preavviso il diritto di utilizzare una chitarra di un master dei Pooh.
La nuova direttiva Ue
A incidere in questo scenario – dove si stanno affacciando anche nuove tecnologie come la blockchain e il business degli Nft – c’è anche l’arrivo della nuova direttiva europea che tocca punti come il copyright e la trasparenza. “La direttiva comunitaria – spiega Brienza – centra in pieno un tema importante: la necessità di trasparenza nei confronti dell’artista. Ovviamente ci sono delle zone in cui la rivoluzione digitale deve essere implementata, come il valore vero dello streaming per l’artista”.
“Il gruppo Sony si era mosso già in questa direzione – aggiunge Clarizia – È stata fatta un’app e un portale dove l’artista può monitorare la sua condizione reddituale in tempo reale, un passo da gigante rispetto ai rendiconti di anni e anni fa”. Secondo Marra “il meccanismo di adeguamento contrattuale avrà spazi importanti anche in altri ambiti dell’industria culturale in generale. Nel mondo musicale non ci saranno grandi cambiamenti. Già da oggi si prevede un sistema di royalty e quindi si è già compliant con le nuove norme”.
Pardini di Warner fa notare che in questo scenario “è molto importante dare informazioni di sviluppo del business su determinati di mercati. Informazioni che hanno sostituito la penetrazione sui negozi fisici. Warner, ad esempio, ha sviluppato una piattaforma molto utile per gli artisti che da dalle evidenze sugli sviluppi nelle piattaforme e nei paesi”. Insomma, oltra la parte economica, “si faranno sempre più sforzi informativi in linea con i dettami della trasparenza della direttiva”.